M5S. L’impostazione obsoleta di Mastella sul depuratore

Il Sindaco Mastella è intervenuto finalmente in prima persona sulla questione depuratore, dopo l’importante e partecipata Assemblea organizzata dalle maggiori Associazioni ambientaliste sannite.

Tre le critiche che muove:

1) le proteste contro la costruzione del depuratore in contrada Pantano sarebbero mosse da una Sindrome NIMBY;
2) non sarebbe dimostrata la franosità della zona individuata;
3) l’impatto ambientale sarà ridotto dalla creazione di un parco fluviale.
A nostro avviso la Sindrome evocata è assolutamente marginale in una discussione avviata immediatamente dal M5S nelle Commissioni preposte. Chi si è mobilitato (il mondo dell’associazionismo ambientaliste con poche e irrilevanti defezioni) lo ha fatto in nome della tutela del territorio beneventano, rivendicato come valore dallo stesso “Programma di mandato” del Sindaco, proponendo soluzioni molto meno impattanti che prevedono la riattazione dell’esistente e l’uso spinto della fitodepurazione o, in subordine, l’individuazione di siti che non abbiano rilievo ambientale, paesaggistico o storico-archeologico.
La franosità della zona individuata è stata segnalata già a marzo, nella seconda audizione in Commissione dalla LIPU, con l’ausilio di ampia documentazione fotografica che tutti i consiglieri presenti hanno potuto visionare (p. 4 della “Relazione audizioni associazioni ambientaliste a seguito della relazione dell’autorità di bacino”), e ribadita dai geologi Briuolo e Portoghese nell’Assemblea pubblica del 21 giugno. Siamo sicuri che «gli ulteriori approfondimenti» che il Sindaco si è impegnato a fare mostreranno in maniera palese tale criticità.
Il prof. Giulio Conte ha inviato tutti a partire dal fiume e dai suoi bisogni. Il Sindaco e la sua Giunta sembrano utilizzare strumenti obsoleti. Sin dall’inizio si ci è messi sulla scia di quanto fatto da Fausto Pepe, che a sua volta proseguiva quanto fatto dalle amministrazioni precedenti. Insomma, si è sempre ritenuto che il problema fosse esclusivamente l’individuazione di un sito adatto alla costruzione di un depuratore, eventualmente da mettere in sicurezza con grandi colate di cemento. Nessuna Amministrazione ha preso in considerazione strade alternative, più economiche, logiche, ecologiche, adatte in particolare ad una città come Benevento. Qui non si tratta di contrapporre il buono all’ottimo, come vorrebbe fare il Sindaco, ma di trovare la soluzione più avanzata per tutelare tutti gli interessi in campo (la necessità della depurazione, la tenuta del fiume, il benessere dei cittadini). L’uso della fitodepurazione consentirebbe di tutelare ed arricchire la biodiversità al cui centro si colloca il fiume Calore, ottenendo una depurazione ottimale delle acque, senza dover ricorrere ad espropri e alla modifica del PUC.
Sin dall’inizio il Sindaco ha sbagliato a concepire la questione del depuratore come di pertinenza dei lavori pubblici, subordinando, anche operativamente, l’Assessore all’Ambiente a Mario Pasquariello. Questo denota una “filosofia” riduzionistica, come abbiamo già detto. Non essendovi ancora un progetto operativo, e senza ricorrere al pretesto del collettamento già in fase avanzata, Mastella ci ripensi, mettendo realmente a frutto quanto fatto dalle Commissioni e detto nelle tre assemblee pubbliche, e, finalmente, dia concreta attuazione a quanto solennemente affermato nel suo “Programma”, altrimenti destinato a rimanere lettera morta. Prima di tutto in quel documento si fa riferimento non ad un impianto ma ad «impianti di depurazione» (p. 40). Soprattutto, se, come scritto «il rapporto con l’ambiente cittadino non dovrà costituire più un rischio bensì un valore», « la realizzazione di ampie vasche di cemento avrebbe un impatto fortissimo con l’ambiente circostante» (“Relazione audizioni associazioni ambientaliste a seguito della relazione dell’autorità di bacino”, Relazione LIPU, p. 4).

Stampa articolo Stampa articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *