Questa mattina si è svolta l’assemblea dei lavoratori indetta da Cgil Cisl e Uil, presso l’ospedale Fatebenefratelli di viale Principe di Napoli.
“L’obiettivo dell’incontro è stato quello di spiegare ai lavoratori – spiegano in una nota i rappresentanti sindacali – quale strategia abbia messo in campo l’azienda su tutto il territorio nazionale, in tema di arretrati e rinnovo contrattuale, e perché Cgil, Cisl e Uil, non abbiano accettato l’accordo proposto.”
I sindacati unitariamente non hanno accettato la proposta del “Fatebenefratelli”, perché ritenuta “subdola e scorretta, dal punto di vista contrattuale ed etico.”
L’assemblea quindi, ha deciso di proclamare lo stato di agitazione dei dipendenti e di chiedere, unitamente alle segreterie provinciali e regionali un incontro con la Regione Campania “per chiarire se i 40 milioni, di soldi pubblici, pagati dalla Regione al “Fatebenefratelli” di Benevento, nei mesi scorsi, comprendano o meno gli arretrati contrattuali, dal momento che l’azienda nulla ha pagato ai lavoratori, trattenendo tutto per sé, sostenendo che in quel monte di denari, non sarebbero inclusi proprio i soldi per chi quotidianamente garantisce assistenza e professionalità per poco più di mille euro al mese.”
“I lavoratori, sono privi del rinnovo contrattuale dal 2007, dopo anni di lunghe attese e di assenza di confronto e contrattazione, l’azienda, bypassando il tavolo nazionale deputato a trattare il rinnovo contrattuale ed i conseguenti arretrati, convoca nelle diverse sedi presenti sul territorio nazionale, i rappresentanti sindacali aziendali, e in stile “Marchionne” pretende di contrattare temi nazionali, a livello di singola “unità produttiva”.”
“Si prova a dividere – continua la nota – l’unità sindacale, peraltro usando toni minacciosi, nei confronti dei sindacalisti, che non fanno altro che rivendicare corrette relazioni sindacali e il pagamento completo e certo del dovuto, è bene ricordare che si tratta di soldi pubblici e non di denari gentilmente “messi nel piatto” dal Fatebenefratelli.”
Secondo i sindacati, “la scorrettezza è aver provato a prendere per la gola i lavoratori facendo loro intravedere la possibilità di percepire degli arretrati, come fosse una “gentile concessione”, peraltro proponendo una tantum e quindi forfetizzando il dovuto, con una messa a regime del presunto dovuto dal 01.01.2018. Cosa ancor più grave, il pagamento viene subordinato alla disponibilità economica dell’azienda, che viene definita “in crisi”, nello stesso accordo, in quanto soggetta a tagli consistenti delle rimesse regionali, e dunque presumibilmente non in grado di garantire il pagamento della suddetta una tantum. Altro passaggio subdolo e scorretto è il riferimento, che il Fatebenefratelli fa, alla sentenza della Corte Costituzionale, relativa al blocco dei contratti nel pubblico impiego.”
“Nulla ha a che fare – continua la nota – quel pronunciamento con il contratto e il dovuto dei dipendenti del Fatebenefratelli.” Per questi motivi, stamane i lavoratori hanno condiviso la posizione assunta dai sindacalisti, non condividendo la proposta dell’azienda e invitando l’azienda a ricollocare la trattativa nel giusto alveo, che è quello nazionale, per discutere dei suddetti temi.”
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