“Il Governo Renzi non ha tagliato risorse e non ha ridotto il cofinanziamento sui progetti europei destinati alle regioni obiettivo convergenza”.- afferma nella nota Vito Fusco Responsabile prov.le PD Dipartimento Economia e politiche europee –
Tali risorse resteranno nelle disponibilità degli stessi soggetti, temi e territori, come ha precisato il sottosegretario Delrio. Per velocizzarne la spesa – non solo per il Sud ma anche per molti progetti nazionali – una parte delle risorse confluiranno nel Piano di Azione e Coesione e sono disponibili immediatamente se si hanno progetti e capacità di spesa. Quindi, nessun taglio e nessun rinvio a data da destinarsi. Questa misura, adottata anche in altri paesi europei, come Belgio, Spagna e Francia, è stata concepita dall’ex ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca nel 2011 in accordo con la Commissione Europea e le Regioni per evitare il disimpegno dei fondi europei che hanno procedure articolate e tempistiche strette. È noto (e non certamente da oggi) come l’Italia non riesca a spendere tutti i fondi europei. Questa misura, così come congegnata, eviterà di perdere circa 5/6 miliari di euro. Nelle regioni obiettivo convergenza restano da spendere ancora 26/28 miliardi della precedente programmazione a cui si aggiungeranno presto i fondi dell’agenda 2014/2020 che a loro volta dovranno essere rendicontati con una certa celerità.
Il vero tema non è l’ammontare complessivo delle risorse che resta, comunque, un indicatore importante, ma il livello generale della spesa e soprattutto la sua qualità direttamente legata alla capacità di pianificare in maniera strategica industria, agroalimentare, infrastrutture, logistica, innovazione e ricerca. Questa è la vera scommessa per i nostri territori. L’ottimo lavoro svolto dal sottosegretario De Caro relativamente alle grandi opere infrastrutturali dello Sblocca Italia che interesseranno in maniera corposa il Sannio nei prossimi anni serviranno a creare quelle condizioni di contesto senza le quali nessuna forma di sviluppo è possibile. A queste condizioni, dovrà aggiungersi, però, la capacità di programmazione prima e di gestione poi della filiera istituzionale per valorizzare al meglio nei prossimi anni il fiume di risorse a disposizione delle regioni obiettivo convergenza tra fondi strutturali e fondo nazionale di sviluppo e coesione. Dovrebbe farsi strada una governance multilivello con una forte cooperazione istituzionale basata su uno stretto rapporto di coordinamento tra tutti i livelli di governo, ma in modo particolare tra Governo Centrale e Regioni. L’agenzia di coesione territoriale potrebbe dare un fattivo contributo allo scopo, ma la cronica incapacità di spesa, si potrà superare solo con una nuova e adeguata governance territoriale con un deciso quanto mai necessario innalzamento della qualità dell’azione pubblica che dovrà puntare dritto a combattere il deficit di cittadinanza e il galoppante processo di desertificazione economica che sta interessando vaste aree del mezzogiorno.
