Per l’Istat, a maggio 2013, la disoccupazione è ormai da record: è al 12,2%. E fra i giovani arriva a quota 38,5%. Quindi, 0,2 punti percentuali in più rispetto ad aprile 2013 e 1,8% rispetto al maggio 2012.
E’ il nuovo massimo storico, il livello più alto sia dalle serie mensili (gennaio 2004) che da quelle trimestrali, avviate nel primo trimestre 1977, cioè 36 anni fa. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24anni) a maggio 2013 è però calato al 38,5%, 1,3 punti percentuali in meno rispetto ad aprile 2013, ma in rialzo di 2,9 punti su base annua. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 647 mila e rappresentano il 10,7% della popolazione in questa fascia d’età. A maggio 2013 il numero di disoccupati è pari a 3 milioni 140 mila persone, 56 mila in più rispetto al mese precedente e 480 mila in più rispetto all’anno scorso. Lo comunica l’Istat spiegando che l’aumento interessa sia la componente maschile che quella femminile.
A maggio 2013 gli occupati sono 22 milioni 576 mila, in diminuzione dello 0,1% rispetto ad aprile 2013 (-27 mila) e dell’1,7% (-387 mila) su base annua. Sempre secondo i dati provvisori diffusi dall’istituto, il tasso di occupazione, pari al 56%, diminuisce di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 1 punto rispetto a dodici mesi prima. Il numero di persone inattive tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-35 mila unità) e dello 0,9% rispetto a 12 mesi prima (-127 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,1%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti su base annua.
“L’incessante sofferenza del nostro mercato del lavoro – attacca Fioravante Bosco, segretario generale della Uil sannita -, che viene registrata dai numeri dell’Istat, mostra la continua flessione del numero di occupati a cui si accompagna l’inevitabile crescita del numero dei disoccupati, con una forte presenza di giovani in cerca di un posto di lavoro. Il pacchetto di misure urgenti sull’occupazione rappresenta, da questo punto di vista, un primo, ma non esaustivo, passo verso una potenziale riduzione del numero dei disoccupati e inattivi. Nel contempo, vanno ancora garantite risorse per gli ammortizzatori sociali”.
“Occorre intervenire – aggiunge Bosco – su una più equa redistribuzione del reddito, attraverso una riduzione della pressione fiscale, soprattutto su dipendenti e pensionati, se realmente si vuole far ripartire i consumi e con essi imprese e occupazione. Le misure spot possono servire nel breve tempo, ma in assenza di azioni volte a creare sviluppo, dopo il 2015, il rischio sarà di ritrovarci di nuovo nel pantano”.