sabato 20 Aprile 2024 “L’anima è bella grazie all’amore che genera i figli più belli” | infosannionews.it sabato 20 Aprile 2024
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“L’anima è bella grazie all’amore che genera i figli più belli”

19/02/2013
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Il Liceo Classico “P. Giannone” ripropone il progetto “La “mia” filosofia e le filosofie” che ha come referente Carmela D’Aronzo, docente di storia e filosofia, progetto al quale partecipano i docenti di storia e filosofia del Liceo :  Ciervo, Sguera, Faiella, Addona, Zampelli.

 Hanno aderito all’iniziativa il Liceo Scientifico “G. Rummo”, Liceo classico “A. Lombardi” di Airola, Liceo classico”Livatino” di S. Marco dei Cavoti, Liceo “Virgilio” di San Giorgio del Sannio, Istituto “Guacci” di Benevento, Liceo Artistico Statale di Benevento, Liceo scientifico di Guardia Sanframondi, Istituto “Galilei Vetrone” di Benevento.

La partecipazione a questi seminari sottolinea l’importanza e il bisogno dei ragazzi di ragionare e riflettere su temi che essi sentono molto vicini. I giovani in questa fase critica della loro vita, in cui l’angoscia per l’orientamento nell’esistenza e la ricerca di senso si fanno più grandi, possono vedere la filosofia  come un’ opportunità : è il momento in cui si lega a dei bisogni che sono propri di una particolare età dominata dalla ricerca di un orizzonte di comprensione delle cose, di saper individuare quali siano le alternative in gioco oggi o in base a quali criteri si possa compiere una scelta piuttosto che un’altra fra quelle che appaiono possibili. Soprattutto educa a resistere a quella che potrebbe sembrare una “prepotenza delle cose”.

Gli alunni partecipano agli incontri dopo aver seguito un percorso di approfondimento e di analisi di testi filosofici delineato, in accordo con i docenti. I testi sono scelti in relazione alla tematica che verrà poi presentata dal docente universitario. Gli incontri sono rivolti agli alunni del I, II, III liceo che opereranno una riflessione su contenuti che rispecchiano lo studio curriculare.

Dopo i saluti da parte della preside del Liceo Classico P. Giannone  Norma Fortuna Pedicini e dell’Assessore alla Cultura Maria Felicia Crisci, fortemente voluta da tutta la scuola, la prof.ssa D’aronzo ha introdotto il tema della serata: ” Alla ricerca dell’anima nel Simposio platonico ” a cura del Professore Ordinario di Storia della Filosofia Antica, dell’  Università Federico II- Napoli , Giovanni Casertano.

In primis il professore preferisce fa una riflessione sul titolo stesso :” La “mia ” filosofia. Le filosofie”. Dire la mia filosofia, dice il professore, beh è un’esternazione che ci tocca tutti. Quando ci confrontiamo con gli altri e con il mondo ci arricchiamo di nuovi contenuti.

Cos’è innanzitutto un simposio ? E’ l’unione del pensiero e la poesia. Il professore definisce il simposio platonico una sinfonia , in temi crescenti in cui l’amore è esaltato in  chiavi diverse . La cornice in cui si inseriscono i vari dialoghi  è rappresentata dal  banchetto, offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle Lenee. Fra gli invitati, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo, il medico  Erissimaco, il commediografo Aristofane, Pausania l’amante di Agatone e il suo amico Fedro, figlio di Pitocle ed esperto di retorica : ognuno di loro, su invito di Erissimaco, terrà un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros. Verso la fine, fa una clamorosa irruzione anche Alcibiade, completamente ubriaco, incoronato di edera e di viole.

Caratteristica del Simposio è che ogni discorso che si fa è la negazione di quelli precedenti fino ad arrivare all’acme , in una prospettiva diversa nel Dialogo tra Socrate e Diotima fino all’atto finale con Alcibiade. Il primo discorso è di Fedro, un discorso semplice, l’Eros è visto come l’ “amante”  e non l’ “amato”. Un amante disposto a morire come “Alcesti”, che per un’azione “bella” gli Dei la fecero risalire dall’Ade e non come “Orfeo” che lo rimandarono indietro dopo avergli mostrato un fantasma.

 Nel discorso di Pausania si parla di due generi di Eros. Esistono due  Afroditi :  la Pandèmia, degli uomini comuni, degli uomini da poco, di coloro che amano di più il corpo che l’anima,  figlia di Zeus  e di  Dione, partecipa alla nascita del maschio e della femmina  e l’Urania, “celeste”, più antica, priva di dissolutezza, partecipa solo alla nascita del maschio, più forte e più intelligente, figlia di Urano. La Pandèmia ha come unico scopo la brutale soddisfazione dei sensi, mentre l’Urania, infinitamente più elevata, spinge a educare l’amato a cose nobili e alte. Critica Fedro perchè non si può parlare solo di una persona in amore, ma di due. Un discorso più ricercato stilisticamente e solido teoricamente : ricercare l’intelligenza e la costanza, l’anima come “depositaria” di filosogia, di saggezza.

 Erissimaco fa notare ai partecipanti che la base su cui è imperniato il discorso di Pausania è corretta e solida, ma il discorso è limitato perchè privo di conclusione, da buon medico, considera l’amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti normali da quelli  morbosi.

Aristofane si rivolge ad Erissimaco affinchè non volga in commedia il suo discorso, come battuta. Per Aristofane l’anima è l’eterna commedia dell’amore. Il suo discorso appare curato stilisticamente, a volte drammatico, spiega il professore, sottolinea l’aspetto misterioso dell’amore, con la sua forza enigmatica. Spiega la sua devozione verso Amore per mezzo di un mito.  Per lui, all’origine del mondo, gli esseri umani erano differenti dagli attuali, formati da due degli umani attuali congiunti tramite la parte frontale (pancia e petto).  Questa natura doppia è però stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro tracotanza. Perciò vi è questa ricerca costante e desiderosa di unirsi di nuovo all’altro per partecipare ad unica essenza, ad un’unica persona. Un discorso poetico, una sintesi di  tragedia e di commedia.

Agatone invece critica i discorsi precedenti, in quanto si sono esaltati solo i benefici che apporta Eros, ma non il Dio in sè. Egli definisce Eros  il dio più bello e più nobile, è il più giovane e il più soave, e oltre a ciò è come flessuoso nell’aspetto, perciò riesce ad “entrare” nelle anime più buone e nobili. L’anima acquisisce qualità che si rifanno all’encomio di Elena di Gorgia. Conclude il suo discorso tessendone un elogio molto poetico.

Per Socrate gli elogi di Eros fatti dai precedenti oratori poggiano tutta la loro efficacia sul dispiego della retorica e su argomentazioni  sofistiche, arrivando a gareggiare nell’associare ad Eros i migliori benefici. Egli,  invece, parte dalla verità. Eros è amore di alcune cose, in particolare «di quelle di cui si avverte mancanza». A questo punto sul discorso di Socrate si innesta quello di  Diotimia, sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate della concezione di Amore. Secondo essa «Amore non è bello e non è neanche buono», ma un qualcosa di mezzo tra bello e brutto, tra buono e cattivo, tra mortale e immortale, un dèmone insomma. Socrate, come apprende da Diotima, era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o quasi gli uomini che in Amore vedono solo il lato più bello. Tutto questo deriva dal fatto che Eros viene identificato con l’amato e non con l’amante: il primo è delicato, compiuto, il secondo invece è quello descritto da  Diotima. Ma qual è la molla che spinge l’amante verso l’amato? L’attrazione della bellezza può essere uno stadio, ma non se è fine a se stesso: tra gli uomini chi è fertile nel corpo è attratto dalla donna e cerca la felicità nella discendenza della prole e nella continuità, chi invece è fertile nell’anima cerca un’anima bella a cui unire la propria, e può creare con questa una comunanza più profonda di quella che si può avere con i figli.

Attraverso la procreazione fisica si addiriviene ad una sorta di immortalità della specie e non del singolo. E’ Eros che determina quell’atteggiarsi brutale degli animali nel momento dell’innamoramento. Questo è l’essere relativo, la relatività di questo essere mortale che rende immortale le sue specie. In questo contesto secondo il professore si inserisce l’anima che è la cosa più importante, la conoscenza è la cosa più importante per l’anima. Al di là della mortale relatività c’è una mortalità non relativa a cui partecipiamo, il mondo della conoscenza.

La conoscenza può portare all’immortalità noi essere mortali, questa mortale mortalità è ritenuta superiore agli Dei stessi perchè partecipiamo alla conoscenza che arricchisce ciascuno di noi. L’immortalità delle cose, ovverossia la conoscenza delle cose,  è mutevole nel suo essere stesso, questo è l’espediente del mortale per partecipare all’immortalità.

L’amore non comporta l’imitazione estetica, ma spinge a ricercare persone belle e intelligenti, spinge alle belle attività , alla virtù. L’anima  è bella grazie all’amore che genera i figli più belli.

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