sabato 20 Aprile 2024 Viespoli: quello che è venuto meno è la generosità nei confronti delle storie politiche. | infosannionews.it sabato 20 Aprile 2024
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Viespoli: quello che è venuto meno è la generosità nei confronti delle storie politiche.

01/02/2013
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Ma il senatore uscente si ritiene un  fortunato per la sua carriera. Ho sbagliato, ha detto, stavo lavorando intorno ad un altro film.

Una sala piena all’inverosimile quella del Hotel President ieri sera. Tutti ad accogliere Pasquale Viespoli  per il suo “Rapporto di fine mandato” . All’inizio anche il senatore uscente era visibilmente commosso poi ha superato il momento iniziale ed ha esordito dicendo: “Vi ringrazio per aver risposto all’invito a partecipare ad una iniziativa che non ha carattere formale ma la ritengo doverosa per dar conto, a chiusura dell’esperienza parlamentare di quello che nel corso degli anni ho sviluppato e svolto e di farlo con una riflessione pubblica. Chi si aspettava un’occasione per lamentare una mancata candidatura non mi conosce. Io sono stato fortunato e privilegiato, ho anche qualche merito, perchè nel corso degli anni ho avuto la possibilità di svolgere ruoli importanti: consigliere comunale, sindaco  2 volte, senatore, sottosegretario e cosi via svolgendo ruoli politici che negli anni 9o mai avrei pensato di svolgere. Non ho da lamentarmi e devo fare una riflessione sulle storie e non su una poltrona mancata. Voglio riflettere sulle storie delle persone e non delle poltrone. Però quello che è venuto meno è la generosità nei confronti delle storie politiche perché esse non si misurano con i seggi parlamentari ma con i valori di essi. Le idee, i valori e le storie non si cancellano ed è un errore politico pensarlo. La politica non è un talk show ma invece lo è l’ambizione delle persone. Ed allora tornando alle riflessioni, la farò che intreccia lo sviluppo del sannio con la mia esperienza parlamentare. Io sostengo che la parola chiave del meridionalismo sia l’attrattività. C’è bisogno di fare scelte per far si che il territorio attragga.
Politicamente debbo ringraziare tutti tranne che il Pdl. Nel 90 devo ringraziare i cittadini di Benevento, poi i cittadini di Benevento e della provincia successivamente e nel 2006 e 2008 Gianfranco Fini. Per la prima volta oggi in una elezione si presenta il partito del Pdl. Prima, nel 2008, c’era la lista del Pdl composta da Forza Italia, AN, area cattolica e area socialista, ma non era Pdl. Bisogna superare le divisione del dopo guerra : le ambizioni, l’idealità. Si è consumata in questi ultimi 5 anni una occasione storica e quel Pdl non c’è più perchè se quelle culture nel fare le liste diventano un manifesto elettorale allora si dimostra che quel pdl del 2008 non c’è più ed è diventato solo un partito aziendalista. Si possono fare operazione verticistiche ma se non rispetti le storie, cambi i connotati delle persone. E allora torni indietro perche non costruisci il consenso sul progetto ma sulla frantumazione politica come nella prima repubblica . Questo è accaduto.
Non è polemica da escluso perché se così è, vuol dire che il Pdl è diventato una funzione elettoralistica e non è neanche quello del 94. C’era all’epoca l’ambizione di farlo diventare un partito di massa con delle fondamenta politiche. Non è la stessa cosa partire da MarcelloPera e finire a “giggino a’ purpett”!( il soprannome di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli n.d.r) Se non è così, se non c’è più quella forza e c’è un’altra cosa vuol dire che c’è una cosa che si chiama così ma non risponde a quello a cui dovrebbe richiamarsi. Cioè lascio l’etichetta sulla bottiglia di vino ma dentro c’è acqua minerale. Perchè non ha anima un progetto di divisione. Se così è, perché uno come me dovrebbe essere dispiaciuto? Ho sbagliato, stavo lavorando intorno ad un altro film forse. Ma quando guardi la pellicola non ti chiedi perché non ci sei, perché non ci potevi essere ed è giusto così. C’era l’ambizione di togliere la destra dalle secche a volte anche folkloristiche e farla entrare come grande corrente nella storia italiana recuperando la comunità nazionale con l’ambizione di rappresentare, pur nel processo europeo, una visione forte. Il sud è consapevole di se e delle sue potenzialità. E’ consapevole che la crescita del paese non passa per la fabbrica di Milano ma per il sud perchè senza sud non c’’è Italia e senza il Sud l’Italia non cresce. Io ho dialogato con Berlusconi e gli ho chiesto se debbo essere candidato devo esserlo con un intesa politica con il Pdl campano che mi consenta di guardare ad un percorso. Per non incorrere in una candidatura tanto per , ho chiesto che passasse per un percorso che dicesse che il Pdl riassumeva su di se la centralità dello sviluppo del mezzogiorno. E se non si fa così, cioè se dopo il patto del nord non lo si integra con l’agenda per il sud c’è un rischio di riproposizione di un federalismo a doppia velocità, come la jattura del 2001, che ha bisogno di gesti forti sul territorio. Se fai il patto per il nord e stabilisci che il 75 per cento va al nord si deve fare il contrappeso per il sud. Ma il progetto è bypassare il risultato elettorale e fare  due nazioni  in una, dove quella che conta è quella per Milano che è più importante perchè governa la macro regione del nord che dialoga con l’europa. Ecco perchè quello che vale la pena di fare è insistere sul cambio di architettura costituzionale nel senso del recupero dell’unità nazionale, che lo si può fare solo se da Lampedusa alla Valle d’Aosta ci si ritrova in un solo simbolo, come l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Ma sia la destra che la sinistra hanno impedito ciò. La stabilità te la da l’architettura costituzionale. Cerchiamo di consegnare alla legislatura che verrà una sorta di imput iniziale cioè di lasciare una riforma costituzionale con un punto di sintesi. Bisogna andare oltre l’assemblea costituente per modificare la costituzione. L’obiettivo era quello di far precedere la commissione costituente da un referendum di indirizzo. In modo che il giorno dopo le elezione di potesse riprendere il discorso e chiedere agli italiani quale repubblica volessero perché l’Italia non si è mai espressa in questo senso. Il problema vero è che non c’è elezione che risolve perché attiene al sistema. Rischiamo di avere una elezione che ci darà lo stesso risultato elettorale della Sicilia in termini di partecipazione”.
Riguardo il mandato istituzionale poi Viespoli ha posto l’accento sulla sua attività per la crescita culturale di Benevento perchè l’Università vale più della autostrada se fa correre i cervelli, non se diventa parcheggio al servizio del ceto accademico. E non solo, ha detto Viespoli, la città è attrattiva se ha una offerta di servizi che supera la domanda. E bisogna governarla cooperando con le istituzioni e relazionandosi con i territori vicini, come ad esempio Pietrelcina”.
Poi il senatore uscente ha affrontato il discorso sulle scorse elezioni comunali e sul Pit del quale ha rivendicato la generosità dell’operazione per la città che aveva una situazione deficitaria e la governabilità la poteva garantire solo uno sforzo comune anche senza azzerare le diversità.
Benevento deve tornare al voto perché non si può indebitare la città senza il consenso popolare, è un problema politico prima che giudiziario, perché devi sceglierti i collaboratori in base alle capacità.
“Per me – conclude – è stata quasi una liberazione, mentre cerco di lasciare una traccia del mio portato valoriale”

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