Becchetti: “Il Piano B si fonda sul ruolo di leadership della società civile”
Amministratori, rappresentanti degli Enti del Terzo Settore, esponenti del mondo accademico ma anche tanti cittadini hanno partecipato alla presentazione del libro “Piano B – Uno spartito per rigenerare l’Italia” (edito da Donzelli) organizzata a Benevento dal Laboratorio per la Felicità pubblica. Incontro ospitato dalla sala conferenze del CSV Irpinia Sannio e che ha visto un partecipato dibattito tra il coordinatore del Laboratorio per la Felicità Pubblica Ettore Rossi, Angelo Moretti Presidente del Consorzio “Sale della terra” e l’economista Leonardo Becchetti, coautore del testo e promotore del progetto Pano B. Numerosi, gli interventi dalla platea. «Questo incontro è nato – ha spiegato Ettore Rossi – dallo stimolo che i contributi contenuti in questo testo e il movimento che si sta creando intorno a “Piano B” hanno suscitato in noi anche come “Laboratorio per la felicità pubblica” perché condividiamo molto l’idea che bisogna cambiare paradigma, cambiare modello di sviluppo e noi lo vediamo a partire dalla nostra esperienza territoriale. Naturalmente il testo fa un’analisi di carattere nazionale e internazionale, però è chiaro che sia a livello di singole persone che a livello di comunità c’è bisogno di invertire la rotta, di darci nuovi indirizzi, nuovi atteggiamenti e per questo abbiamo discusso delle parole del nuovo lessico che anima questa visione». «Per quanto riguarda la nostra esperienza – ha aggiunto Rossi – noi partiamo dal fatto che per esempio rispetto al mondo del lavoro, tante persone che pure hanno un lavoro ne sono insoddisfatte perché non trovano più un senso rispetto a quello che fanno. Per questo parliamo delle “grandi dimissioni” di tanti, soprattutto giovani, che lasciano le loro occupazioni attuali perché non le ritengo in linea con le proprie aspirazioni. Sul piano più generale, noi parliamo delle società e della comunità “senza”. Società democratiche che senza o con pochi elettori che vanno a votare, aree interne che non hanno più abitanti, la sanità pubblica che non ha più infermieri o medici a sufficienza perché scelgono altre forme d’impego, città e paesi senza giovani. Ecco che allora una “società senza” pone degli interrogativi, rispetto ai quali abbiamo voluto questo dibattito per fare in modo che le risorse nascoste possano trovare nuova linfa per dar vita a prospettive diverse. È allora importante, nello spirito della contribuzione, incrementare la cittadinanza attiva, elemento essenziale per comunità coese, inclusive, aperte e con soddisfacenti livelli di benessere. In questo modo si può contrastare l’atteggiamento estrattivo di una parte consistente della classe dirigente, per trasformalo in uno inclusivo che consenta di estendere a tutti i membri della comunità le possibilità di fruire delle risorse e dei servizi per avere una vita dignitosa». È fondamentale parlare di un’emergenza che non è soltanto demografica – ha sottolineato Angelo Moretti -. Perché l’Italia si sta invecchiando, si sta spopolando, le aree interne come quella di Benevento vivono un progressivo impoverimento demografico, ma c’è anche una urgenza democratica perché mancano sempre di più gli elettori alle urne. Il che significa che l’ultimo miglio, quello che mette in contatto la capacità di un popolo con la volontà di darsi un governo, oggi sta scemando sempre di più. Alle ultime elezioni siamo andati sotto il 50% di partecipazione popolare e addirittura alle elezioni suppletive che sono state fatte a Monza l’anno scorso solo il 10% degli elettori sono andati al voto. Questo significa che praticamente c’è un’urgenza di parlare di politica e non di schieramenti di partito, ma proprio della capacità che ha il popolo di riconnettersi alla propria volontà di esprimersi nelle urne, quindi nella politica di tutti i giorni. Siccome questo non sta accadendo è il momento di lanciare un piano B e discutere di come far nuovamente appassionare gli italiani alla politica e soprattutto come ricongiungere una relazione dialogativa e generativa tra aree rurali e politica». «Il nostro obiettivo – ha detto Leonardo Becchetti – è quello di aumentare la felicità e la generatività del nostro paese portando avanti il progresso sociale. Abbiamo pensato che per farlo, più che far nascere un nuovo partito che poi si dilania nel conflitto con quelli esistenti, era meglio far nascere uno spartito, cioè una visione comune che emerge un po’ da quello che stanno facendo da tanti anni le buone pratiche della società civile. Questa visione comune mette al centro il tema delle relazioni, delle interdipendenze, dell’impatto creando soprattutto strumenti e forme di partecipazione per i cittadini, penso alle comunità energetiche, all’amministrazione condivisa, al consumo responsabile. Il libro è solo la prima tappa perché dal libro nascerà una seconda fase. Sul nostro sito è possibile contribuire, aderire per scrivere la seconda parte di questo spartito tutti insieme». Entrando nei contenuti Becchetti ha spiegato alcuni importanti passaggi di questo nuovo paradigma. «Il piano B parte dai punti forti della nostra società, perché cosa non va e dove sono i guasti risulta evidente a tutti. I legami sono importanti anche per i risultati che si manifestano, così come il valore dell’intelligenza relazionale fondamentale per la felicità e il successo economico. Come società non possiamo fissarci solo sulla crescita del Pil. Esso non è l’indicatore per misurare la felicità delle persone. La felicità è proporzionale alla politica generativa. Noi cittadini non possiamo solo votare. Lo dimostra il fatto che in questi anni la società civile ha avuto un ruolo di leadership. Dobbiamo perciò fare un lavoro di lobby alla luce del sole. E dobbiamo riformare l’idea della politica».
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