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Lettera pastorale 2021/2022 dell’arcivescovo Accrocca “Lampada ai nostri passi”

21/12/2021
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In questo tempo di grandi incertezze, di disorientamento, di apprensione per il futuro, l’arcivescovo indica la Parola di Dio come sicuro riferimento. La riflessione e la preghiera basate sulla Sacra Scrittura saranno il Leitmotiv della pastorale degli anni a venire e coinvolgeranno l’intero popolo di Dio in una profonda revisione del cammino spirituale.
Dice mons. Accrocca in un passaggio:”La Parola può dunque accendere nel cuore dei fedeli quel fuoco che il Signore è venuto a portare sulla terra(…); può instillare uno spirito di festa, un entusiasmo nuovo, una passione autentica per il Regno di Dio e la sua giustizia”. Carissimi,
stiamo uscendo, con grande fatica, da un periodo difficile, che ha prima interrotto drasticamente, quin- di notevolmente ridimensionato la vita ecclesiale. Siamo stati in un primo tempo come paralizzati da un nemico invisibile e letale; poi c’è stato un tempo nel quale abbiamo cominciato a muovere i primi pas- si, per assumere infine un’andatura più spedita. Ora è come se il Signore dicesse anche a noi, come al para- litico di Cafarnao: «Alzati e cammina» (Mc 2,9).

Vogliamo dunque riprendere il cammino dopo una lunga interruzione, che non ci ha consentito di celebrare il Convegno ecclesiale nel 2020 e nel 2021. Questa mia lettera giunge dopo l’incontro con il Con- siglio Presbiterale e con il Consiglio Pastorale Dio- cesano e dopo aver ascoltato, nei mesi di settembre e ottobre, le zone pastorali dell’arcidiocesi (al mattino sacerdoti e diaconi, alla sera in assemblee nelle quali era rappresentato tutto il Popolo di Dio). Nel corso di quegli incontri, molte riflessioni sono emerse, tan- te esperienze sono risuonate, molti suggerimenti so- no stati avanzati perché io potessi farne tesoro: si è trattato di un’esperienza concreta di sinodalità, che ci ha già immessi nel cammino intrapreso dalle Chie-

se che sono in Italia. Cercherò ora di fare sintesi di quanto s’è detto, offrendo possibili stimoli per il cam- mino futuro.

In quest’anno pastorale proveremo ad attivare al- cuni dei percorsi qui di seguito proposti, che ci pre- pareranno a vivere più intensamente il Convegno pa- storale che celebreremo all’inizio della prossima esta- te (20-21-22 giugno 2022). Il cammino sinodale sarà ritmato dalla Parola di Dio, perché ogni discerni- mento non può che farsi alla luce di quella Parola che illumina e salva.

UNA PAROLA CHE CAMBIA LA VITA

La Parola di Dio – lampada ai nostri passi, luce sul nostro cammino (Sal 119,105) – è il nutrimento che il Signore ci dona per crescere nella fede, per cono- scerlo in profondità e fare esperienza di Lui; san Gi- rolamo esclama lapidario: «Se al dire dell’apostolo Pa- olo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture signi- fica ignorare Cristo» (Commento al profeta Isaia, Prolo- go). Infatti, «nella Parola di Dio è insita tanta efficacia

e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutri- mento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vi- ta spirituale» (Dei Verbum 21).

L’evangelista Luca esplicita tali verità nello stra- ordinario racconto dell’incontro di due discepoli de- lusi con un ignoto viandante sulla strada verso Èmmaus (Lc 24,13-35). I due apparivano ed erano re- almente sfiduciati; il loro volto triste, i loro passi pe- santi. Poi, accadde qualcosa che ne cambiò lo stato d’animo: quando giunsero a destinazione era già sera ed essi avevano accumulato la fatica del cammino; eppure, non appena ebbero riconosciuto il Maestro al gesto dello spezzare il pane, trascurando il peso di un nuovo viaggio, «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (24,33). Non attesero che la notte passasse per potersi avviare alla luce del gior- no, perché Cristo, luce del mondo (Gv 8,12; 9,5), ar- deva in loro. L’incontro con il Risorto li aveva tra- sformati: se nell’andare verso Èmmaus avanzavano stancamente come chi procede senza meta, il per- corso inverso fu quasi una corsa verso la Città santa.

Cosa aveva fatto il Maestro per operare quella tra- sformazione? Il primo approccio, in realtà, fu sem- plice: mentre i due conversavano e discutevano in-

sieme, Gesù «si avvicinò e camminava con loro» (24,15). Come quel samaritano della parabola il qua- le, visto un uomo a terra, gli si era fatto «vicino» (Lc 10,34), Gesù si era accostato ai due discepoli abbat- tuti nel morale, privi ormai di speranza, e aveva cam- minato insieme a loro; quelli «conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto» (24,14): lui li aveva ascoltati, all’inizio senza proferire parola; e quando aprì bocca lo fece non per dire la propria, ma per sen- tirne ancora le ragioni, per domandare le cause di quell’intenso soffrire. Gesù comprese che i due ave- vano bisogno di sfogarsi, di raccontare e di raccon- tarsi alla luce degli eventi di cui erano stati testimoni, ed egli lasciò che ciò accadesse, anzi, quasi lo pro- vocò.

Fin quando sarebbero stati pieni di dubbi, rab- biosi e delusi, non avrebbero potuto riconoscere il Risorto; era necessario anzitutto ascoltarli, lasciarli prima sfogare, perché – dopo essersi liberati delle lo- ro ansie – fossero in grado di prestare a loro volta at- tenzione alla parola di quello sconosciuto, radical- mente sovversiva rispetto alle loro attese: erano in- fatti circoscritti in un orizzonte terreno, nella spe- ranza che Gesù, il Nazareno, potesse liberare Israele dal giogo straniero; neppure lo sconvolgimento provocato dalla notizia portata dalle donne era stata suf- ficiente a ridestare le loro motivazioni. Dal proprio canto, Gesù andò dritto al cuore, senza indorare la pillola: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cri- sto patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (24,25-26).
La Parola di Dio («ciò che hanno detto i profeti») aveva dato loro le coordinate per comprendere quan- to era accaduto in quei giorni, ma essi si erano rivela- ti invece insipienti, duri di cuore, incapaci perciò di coglierne il senso profondo. Gesù ripercorse quindi i passaggi nodali della storia d’Israele, mostrando co- me tutta la Scrittura confluisse alfine verso di Lui e solo in questa luce acquisisse il suo senso più vero e pieno: la Scrittura ha infatti una sua unità – «nell’Antico è nascosto il Nuovo e nel Nuovo è mani- festo l’Antico» (Agostino d’Ippona, Questioni sull’Ettateuco 2,73) – e tutta si riassume in Cristo.

L’approfondimento proposto da quello scono- sciuto si protrasse per tutta la durata del viaggio e i due restarono alfine catturati dal suo parlare che scal- dava il cuore, al punto che non vollero staccarsene quando, ormai vicini al villaggio, «egli fece come se dovesse andare più lontano». Allora osarono trattenerlo, insistendo perché non se ne andasse: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tra- monto» (24,28-29). Quell’ascolto – che è ascolto del- la Parola fattasi carne – aveva fatto nascere in loro il desiderio di stare insieme, di fare Chiesa; solo a quel punto i loro occhi furono capaci di riconoscere il Cri- sto, di vedere nel pane spezzato il corpo del Signore crocifisso e risorto. Educati alla scuola della Parola, divenuti essi stessi corpo del Cristo (Rm 1,25; 1Cor12,27), riconobbero il Signore nel fratello che s’era affiancato a loro durante il cammino, nella Parola che egli aveva spiegato lungo la strada, nel pane spez- zato a tavola con loro.
Perciò «dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”» (24,32). L’ascolto e la comprensione della Scrittura ne aveva riscaldato l’animo fino a trasformare due persone scoraggiate, deluse e amareggiate in aposto- li entusiasti, capaci di narrare agli Undici «ciò che era accaduto lungo la via» e come avevano riconosciuto il Signore «nello spezzare il pane» (24,35). La Parola può dunque accendere nel cuore dei fedeli quel fuo- co che il Signore è venuto a portare sulla terra e che vorrebbe fosse già acceso (Lc 12,49); può istillare uno spirito di festa, un entusiasmo nuovo, una pas- sione autentica per il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33), come quel vino nuovo che a Cana (Gv 2,1- 11) rese possibile il compimento della festa, quel vi- no che – dice Fausto di Riez – altro non era se non le Scritture sante: «Mancando il vino, viene servito un altro vino; il vino dell’Antico Testamento è buono; ma quello del Nuovo è migliore» (Discorso 5 sull’Epi- fania).
Se l’ascolto della Parola di Dio ha il potere straor- dinario di sanare il cuore ferito, allora «è necessario che la predicazione ecclesiastica, come la stessa reli- gione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrit- tura» (Dei Verbum 21); la Parola di Dio, quindi, dovrà guidare l’azione pastorale della nostra Chiesa locale, essere il cuore pulsante dell’organismo ecclesiale. Una Parola che, secondo il monito di san Gregorio Magno, dev’essere spezzata sì che tutti possano ca- pirla, poiché «il discorso di chi insegna deve essere fatto tenendo conto del genere degli ascoltatori» (La regola pastorale, p. III, Prologo). Soprattutto, devono ca- pirla i semplici; ripeto quindi a me stesso, ai sacerdoti e ai diaconi, ai catechisti e agli operatori pastorali im- pegnati in un servizio educativo e di annuncio, quan- to Cesario di Arles diceva ai vescovi della propria metropolia: «I miei signori vescovi devono predicare al- la gente piuttosto con un modo di parlare semplice e terra terra, che tutto quanto il popolo possa com- prendere» (Discorsi I, 20).
Ogni battezzato, a sua volta, dovrebbe chiedere in primo luogo il pane della Parola: è suo diritto rice- verlo, è suo dovere pretenderlo. Questo, non altro: a sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali ven- gono rivolte infinite richieste, ma poche volte si chie- de loro il pane della Parola di Dio! Apprestandosi a commentare alla sua comunità la prima lettera di san Giovanni, Agostino esclamava: «Noi siamo ben con- sapevoli di questo nostro debito e voi, d’altra parte, dovete ricordarvi di esigerne il pagamento. […] Non vediamo forse negli stessi animali, che pure non par- lano e non hanno la ragione, e nei quali non vige la ca- rità spirituale bensì una carità carnale e naturale, con quanto affetto i piccoli chiedono il latte alle poppe materne? Eccolo il piccolo levarsi quasi con impeto verso di esse; ma la madre non ci bada, purché il suo piccolo venga a succhiare e ad esigere ciò che la cari- tà impone di dare. Spesso osserviamo vitelli già di- vezzati percuotere con la testa le mammelle delle lo- ro madri e sollevare i corpi di esse con impeto da ter- ra, senza che esse li tengano lontani con le zampe; anzi, se non è presente il piccolo a succhiare, vanno muggendo per attirarli a sé» (Commento alla lettera di san Giovanni 1, 9).
Cesario di Arles riprese e sviluppò l’immagine uti- lizzata da Agostino, sollecitando pastori e gregge a distribuire e ricercare avidamente il cibo della Paro- la: «Nella chiesa i sacerdoti sono come le vacche, mentre le comunità cristiane sono simboleggiate dai vitelli. Come infatti le vacche vanno per campi e pa- scoli, si aggirano per i vigneti e gli oliveti per prepa- rare, nutritesi di erbe e fronde, il nutrimento di latte per i loro vitelli, così i sacerdoti, raccogliendo assi- duamente la parola di Dio dai vari colli delle Scrittu- re divine devono cogliere fiori grazie ai quali essere in grado di dare ai figli il latte spirituale, così da poter essere accomunati all’apostolo Paolo, che disse: “Vi ho dato latte da bere, non cibo solido” (1Cor 3,2). Non senza motivo, fratelli carissimi, i sacerdoti risul- tano essere paragonati alle vacche: come infatti la vacca ha due mammelle con cui nutrire il suo vitello, così anche i sacerdoti devono nutrire il popolo cri- stiano tramite due mammelle, ovvero l’Antico e il Nuovo Testamento» (Discorsi IV, 4).

Nel corso dei prossimi anni, dunque, la nostra Chiesa dovrà impegnarsi con tutte le forze per porre al centro della sua azione pastorale la Parola di Dio. Plagiando uno slogan coniato ormai decenni or so- no dalla pastorale familiare, possiamo dire: “Non tut- to e non solo Parola, ma niente senza la Parola”, e senza che la Parola – aggiungo – abbia un ruolo cen- trale in ogni cosa, perché è solo la Parola di Dio che può garantire alla Chiesa – in un Occidente che sta sempre più allontanandosi dalla radice cristiana da cui è stato generato – di superare la bufera scatenata da una crescente secolarizzazione. Tante tradizioni e riti ai quali siamo abituati (e ormai persino assuefat- ti) saranno drasticamente ridimensionati, alcuni fin quasi a sparire, nel volgere di pochi anni e quelli che sopravviveranno non sempre equivarranno a una te- stimonianza di fede. La Parola di Dio no, essa rima- ne. Dura per sempre, e anche di più (Is 40,8)! Ed essa può incrociare l’interesse dell’uomo moderno, per- ché è una parola sull’uomo, parla dei suoi drammi e delle sue speranze, sempre gli stessi, nonostante lo scorrere delle epoche e il variare delle mode.
Una Parola, certo, che deve cambiare la vita fino stravolgerla, fino a dare al credente criteri di valore e di giudizio radicalmente diversi rispetto a quelli co- munemente utilizzati nella società; una Parola che de- ve portarci a vivere nell’amore, «perché Dio è amore» (1Gv 4,8) e «ha dato la sua vita per noi; quindi an- che noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16). In definitiva, la fede e la Parola che la suscita, o cambia la vita o non è.
ALCUNI SUGGERIMENTI CONCRETI

Cercherò ora, in questa seconda parte della lette- ra, di offrire alcuni suggerimenti concreti per un uti- lizzo sapiente della Parola di Dio nell’ambito della nostra attività pastorale. Mi concentrerò più sul suo utilizzo in chiave comunitaria, ma cercherò di dare qualche spunto anche per la meditazione personale.

Dobbiamo anzitutto valorizzare l’esistente, te- nendo fede al monito dell’Apostolo: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21): mai gettare il bambino con l’acqua sporca. Nella nostra terra esercita ancora una forza notevole il culto della Madre di Dio e dei santi: ha ispirato riti e tradizioni che per se- coli hanno sostenuto la pratica religiosa e hanno uni- to terra e cielo, dando un senso più alto ai ritmi e alle consuetudini della vita. Riti e tradizioni in gran parte legati – in una società che traeva il suo sostegno dalla terra – al mondo dei campi.

È necessario, tuttavia, irrobustire il ruolo che in queste manifestazioni di fede ha la Parola di Dio, dandole – con abili collegamenti – centralità in ogni circostanza, nelle novene e nei tridui di preparazione alla festa, intensificando i momenti di ascolto: ad esempio, nella festa di sant’Antonio abate si potreb- be meditare sulla profezia di Isaia, secondo cui «il lu- po dimorerà insieme con l’agnello ecc.» (Is 11,6-9; cf. anche Is 55,6-13); nella festa di sant’Antonio di Pado- va, il quale nei suoi sermoni condannò duramente l’usura e altre piaghe sociali del tempo, possono esse- re tante le pagine bibliche che si prestano a straordi- nari collegamenti; nella festa di san Pio da Pietrelci- na si potrà meditare sui racconti della passione di Cri- sto; nelle feste mariane utilizzare i Vangeli dell’infanzia o la passione di Giovanni, e così via. Anche le tradizionali celebrazioni mariane nei mesi di maggio e ottobre è bene siano incentrate su itine- rari guidati dalla Parola di Dio.

Sarebbe bello promuovere – dove possibile – ri- cerche specifiche per riscoprire le basi scritturistiche (e ve ne sono!) di tante tradizioni legate a cibi e bevande del mondo rurale, perché fede e vita quotidiana hanno interagito, nel corso dei secoli, l’una con l’altra, stabilendo legami che sarebbe improvvido spezzare e dei quali dobbiamo invece mettere in luce le radici profonde. E sempre, nei momenti di festa, è importante promuovere opere di solidarietà, impiegando parte dei proventi raccolti nell’occasione per dare loro concretezza.
In preparazione alle feste dei santi e nei tempi for- ti di Avvento-Natale e Quaresima-Pasqua, si potreb- be inoltre proporre a tutta la comunità la recita comu- nitaria di alcune parti della Liturgia delle Ore (lodi e ve- spri in modo particolare), che è tutta incentrata sulla Parola di Dio, così da educare pian piano i singoli fe- deli e la comunità nel suo insieme a nutrirsene abi- tualmente. Con essa, infatti, «celebrata, per antica consuetudine, nelle varie parti del giorno, la Chiesa adempie il comando del Signore di pregare incessan- temente, dà lode a Dio Padre e intercede per la sal- vezza del mondo» (Sacra Congregazione per il culto divino, Decreto, 11 aprile 1971). È necessario pure as- segnare alla Parola di Dio uno spazio adeguato nelle liturgie penitenziali con la celebrazione individuale del sacramento della penitenza; anche nella riconci- liazione dei singoli penitenti il riferimento alla Parola non va mai omesso (cf. Rito della penitenza).

C’è poi la vita della comunità cristiana strutturata intorno all’Anno liturgico – celebrazione del mistero di Cristo che trova il suo centro nella celebrazione del triduo di passione-morte-risurrezione –, in cui i tempi forti scaturiti dalla Pasqua si alternano al tem- po ordinario. Ebbene, soprattutto nei primi (Avven- to e Tempo di Natale, Quaresima e Tempo di Pa- squa) è quanto mai opportuno intensificare l’ascolto e lo studio della Parola di Dio, con iniziative anche straordinarie.
La catechesi in preparazione ai sacramenti dell’Ini- ziazione cristiana dovrà essere sempre più incentrata sul metodo della narrazione biblica, tenendo natu- ralmente conto della necessità di adottare un meto- do adeguato per le diverse fasce di età, che si tratti di bambini i quali si preparano alla Prima Comunione oppure di adolescenti, giovani e adulti che si prepa- rano alla Cresima. Lo stesso vale per gli itinerari in preparazione al Battesimo.

Uno strumento efficace – che potrà attivarsi nelle singole parrocchie o anche tra parrocchie vicine – è indubbiamente la lectio divina, che il cardinale Carlo Maria Martini, nella sua lettera pastorale In principio la Parola, giudicava estremamente efficace: «Si può at- tuare – spiegava in quella circostanza il cardinale – se- condo due movimenti diversi. Il primo, quello classi- co, parte dal testo per arrivare alla trasformazione del cuore e della vita secondo lo schema lettura- meditazione-orazione-contemplazione. Il secondo parte dai fatti della vita per comprenderne il signifi- cato e il messaggio alla luce della parola di Dio. I suoi momenti possono essere espressi nelle due doman- de: come si rivela la presenza di Dio in questo fatto? Quale invito il Signore mi rivolge attraverso di es- so?» (num. 18).
La lectio divina in gruppo potrebbe basarsi anche sulla lettura del Vangelo della domenica successiva, ciò che favorirebbe una partecipazione più consapevole alla liturgia domenicale. È bene che il metodo privilegi il confronto tra la Parola e la vita: ogni singolo parteci- pante dovrebbe cioè chiedersi: cosa dice questa Paro- la alla mia vita? Ci sono state situazioni nelle quali questa stessa Parola mi è venuta in aiuto? Oppure si- tuazioni nelle quali ho agito contrariamente a quan- to mi chiede? È necessario concentrarsi sul proprio vissuto, per non divagare su questioni generiche, evi- tando inutili dibattiti tra i presenti.

Gli animatori a guida dei gruppi (sacerdoti, reli- giosi o religiose, laici) dovranno favorire il più possi- bile la riflessione dei convenuti, evitando lunghe introduzioni: dopo la lettura del brano e un breve tem- po di silenzio per interiorizzarne l’ascolto, una presentazione di 5-7 minuti è più che sufficiente a moti- vare le risonanze dei presenti. Le persone, infatti, vo- gliono essere anzitutto ascoltate, anziché ascoltare al- tre prediche. Compito di chi le guiderà sarà perciò di facilitarne gli interventi, correggendo eventuali de- viazioni di rotta e scoraggiando discorsi troppo lun- ghi o il ripetersi di contributi da parte della stessa per- sona, per tirare alla fine una breve sintesi. Gli incon- tri, poi, dovrebbero concludersi nello spazio massi- mo di 60-70 minuti e i partecipanti non essere trop- po numerosi (10-12 persone sarebbe il numero ottimale).
Con una metodologia simile potrebbero esser condotti anche i Centri di ascolto nelle case, sovente ri- cordati negli incontri avuti con le zone pastorali, con l’auspicio che si possano presto riprendere là dove s’erano interrotti e l’invito invece ad attivarli là dove non erano ancora stati impiantati. Essi sono anche uno strumento semplice ed efficace di pastorale mis- sionaria e consentono l’incontro con persone che non sempre si vedono in chiesa.

Si potrebbe inoltre attivare, nell’ambito di ogni zo- na pastorale, una Scuola della Parola che, in modo semplice e certo non specialistico, ne incentivi un vero e proprio studio, così da fornire ai partecipanti i primi rudimenti dei Vangeli. Studio che – per i più volente- rosi e desiderosi di apprendere – potrebbe poi conti- nuare presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose con l’iscrizione ai corsi biblici in qualità di auditori.
In circostanze straordinarie si potrà proporre an- che la Lettura continuata della Parola di Dio: offrire cioè, in un giorno stabilito, la lettura di un Vangelo, oppu- re di tutti e quattro i Vangeli, oppure degli Atti degli apostoli o di altre parti del testo sacro (come i Salmi, «armi dei servi di Dio» secondo san Cesario di Arles: Discorsi CCXXXVIII, 2), preparando la comunità e, soprattutto, i lettori deputati alla proclamazione. Po- trà forse giovare procedere con gradualità, optando prima per sezioni di testo più contenute, quindi am- pliarne le parti in successive occasioni (ad esempio, un solo Vangelo la prima volta, poi i tre Vangeli si- nottici, poi tutti e quattro insieme).

Ogni credente potrà inoltre meditare la Parola di Dio con un respiro ecclesiale munendosi di quei sus- sidi – e ve ne sono in abbondanza – che riportano le parti della messa e le letture del giorno accompagna- te anche da un agile commento. Una pratica che è possibile sviluppare anche per via informatica, attra- verso applicazioni utilizzate ormai da molti, giovani e meno giovani.

Altre opportunità per indurre quanti più possibi- le all’amore del testo sacro saprà suggerirle e propor- le una sana creatività mossa dallo Spirito.

L’ARCA DELL’ALLEANZA

Chiudo questa lettera con una bella pagina di san Gregorio Magno; al termine della seconda parte del- la sua regola pastorale, che è stata per secoli e secoli una guida per i vescovi, il grande pontefice chiariva che chi è chiamato alla guida delle anime adempirà in maniera idonea alla propria missione se «ogni gior- no, con diligenza, medita i precetti della Parola sacra, affinché le parole della divina ammonizione rico- struiscano in lui la forza della sollecitudine e della previdente attenzione verso la vita celeste, che viene distrutta incessantemente dalla pratica della vita tra gli uomini. […] Perciò Paolo ammonisce il discepo- lo preposto al gregge, dicendo: “Fino alla mia venuta attendi alla lettura” (1Tm 4,13). Perciò Davide dice: “Come amo la tua legge, Signore, tutto il giorno è la mia meditazione” (Sal 119,97). Perciò il Signore di- ce: “Farai quattro anelli d’oro che porrai ai quattro angoli dell’arca, e farai delle stanghe di legno di acacia e le coprirai d’oro e le infilerai negli anelli ai lati dell’arca così che sia portata con quelle, che saranno sempre infilate negli anelli e non ne verranno mai estratte” (Es 25,12-15). Che cosa è rappresentato dall’arca se non la Santa Chiesa? Si ordina poi che ad essa vengano aggiunti quattro anelli agli angoli, e ciò senza dubbio significa che essa, per il fatto che si estende dilatandosi nelle quattro parti del mondo, è annunciata cinta dei quattro libri del Santo Evange- lo. E si fanno stanghe di legno di acacia da infilarsi nei medesimi anelli per il trasporto, perché bisogna cercare maestri forti e perseveranti come legno che non imputridisce, i quali, sempre intenti allo studio dei libri sacri, annuncino l’unità della Santa Chiesa portando l’arca come inseriti in quegli anelli, poiché portare l’arca con le stanghe significa, per i buoni ma- estri, condurre la Santa Chiesa alle rozze menti degli infedeli attraverso la predicazione. E le stanghe devo- no essere pure ricoperte d’oro, cioè i maestri, mentre con i loro discorsi predicano agli altri, devono ri- splendere anche loro per la luminosità della vita» (La regola pastorale II, 11).
Possa la Chiesa beneventana divenire sempre più quell’arca che, cinta dai libri del santo Evangelo e gui- data da maestri e operatori forti e perseveranti, annuncia a tutti la Parola che libera e salva. Maria, arca che porta l’alleanza, interceda per noi, perché sem- pre più diveniamo terra buona nella quale la Parola di Dio possa produrre il suo frutto.
Benevento, 8 dicembre 2021

Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V.M.

XFelice, vescovo
APPENDICE

Le Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini del 1536 prescrivevano, all’art. 1: «a ciò li frati abiano sempre inan- ti a li ochi de la mente la doctrina e vita del nostro Salva- tor Cristo Iesu, e a ciò che, ad exempio de la virgine Ceci- lia, portino sempre nel seno del cor loro lo Evangelio sa- cro, si ordina che, ad reverenzia de l’altissima Trinità, si leggano in ciascheduno loco, tre volte l’anno, li quatro Evangelisti, cioè ogni mese uno». I frati effettuavano la loro lettura in comune, alla mensa o nel coro; per quanto mi riguarda, propongo invece di farlo personalmente, te- nendo conto della ripartizione qui di seguito riportata.

La lettura continua e costante del Vangelo, infatti, ci aiuterà ad avere sempre presente l’insegnamento del Mae- stro, fino a portarci a pensare, nei diversi momenti della vita, al modo in cui il Maestro si comporterebbe nella si- tuazione che noi stessi stiamo vivendo e dunque a trova- re lo stimolo per seguirne l’esempio. In questa maniera sono sicuro che la Parola di Dio non potrà che incidere positivamente sulla nostra vita.
– 23 –
Gennaio
Vangelo di Matteo
1. 1,1-25
2. 2,1-23
3. 3,1-17
4. 4,1-22
5. 4,23-5,16 6. 5,17-48 7. 6,1-34
8. 7,1-28
9. 8,1-34
10. 9,1-38
11. 10,1-42
12. 11,1-30
13. 12,1-50
14. 13,1-52
15. 13,53-14,36 16. 15,1-39
17. 16,1-28 18. 17,1-27 19. 18,1-35 20. 19,1-30 21. 20,1-34 22. 21,1-45 23. 22,1-46 24. 23,1-39 25. 24,1-51
26. 25,1-46 27. 26,1-46 28. 26,47-75 29. 27,1-50 30. 27,51-62 31. 28,1-30
Febbraio
Vangelo di Marco
1. 1,1-20
2. 1,21-39
3. 1,40-2,28
4. 3,1-35
5. 4,1-34
6. 4,35-5,20
7. 5,21-43
8. 6,1-29
9. 6,30-56
10. 7,1-23
11. 7,24-8,26 12. 8,27-9,13 13. 9,14-50
14. 10,1-31
15. 10,32-52 16. 11,1-19
17. 11,20-12,12 18. 12,13-27
– 24 –
19. 12,28-44
20. 13,1-13
21. 13,14-37
22. 14,1-25
23. 14,26-52
24. 14,53-72
25. 15,1-20
26. 15,21-39
27. 15,40-47
28. 16,1-20 Nell’anno bisestile: 28. 16,1-8
29. 16,9-20 Marzo
Vangelo di Luca
1. 1,1-38
2. 1,39-58 3. 1,59-80 4. 2,1-20
5. 2,21-51 6. 3,1-38
7. 4,1-30
8. 4,31-5,11 9. 5,12-39 10. 6,1-49 11. 7,1-50
12. 8,1-56
13. 9,1-27
14. 9,28-50
15. 9,51-10,24 16. 10,25-11,13 17. 11,14-54 18. 12,1-59
19. 13,1-35
20. 14,1-35
21. 25,1-32
22. 16,1-31
23. 17,1-37
24. 18,1-43
25. 19,1-27
26. 19,28-20,19 27. 20,20-21,28 28. 21,29-22,38 29. 22,39-71 30. 23,1-56
31. 24,1-53 Aprile
Vangelo di Giovanni
1. 1,1-18
2. 1,19-51 3. 2,1-12
4. 2,13-3,21
– 25 –
5. 3,22-36
6. 4,1-42
7. 4,43-54
8. 5,1-47
9. 6,1-21
10. 6,22-70
11. 7,1-24
12. 7,25-53
13. 8,1-30
14. 8,31-59
15. 9,1-41
16. 10,1-21
17. 10,22-40 18. 11,1-54
19. 11,55-12,50 20. 13,1-30
21. 13,31-14,31 22. 15,1-27
23. 16,1-33
24. 17,1-25
25. 18,1-27 26. 18,28-40 27. 19,1-22 28. 19,23-42 29. 20,1-30 30. 21,1-25
Maggio
Vangelo di Matteo
1. 1,1-25
2. 2,1-23
3. 3,1-17
4. 4,1-22
5. 4,23-5,16 6. 5,17-48 7. 6,1-34
8. 7,1-28
9. 8,1-34
10. 9,1-38
11. 10,1-42
12. 11,1-30
13. 12,1-50
14. 13,1-52
15. 13,53-14,36 16. 15,1-39
17. 16,1-28 18. 17,1-27 19. 18,1-35 20. 19,1-30 21. 20,1-34 22. 21,1-45 23. 22,1-46 24. 23,1-39 25. 24,1-51
– 26 –
26. 25,1-46 27. 26,1-46 28. 26,47-75 29. 27,1-50 30. 27,51-62 31. 28,1-30
Giugno
Vangelo di Marco
1. 1,1-20
2. 1,21-39
3. 1,40-2,28
4. 3,1-35
5. 4,1-34
6. 4,35-5,20
7. 5,21-43
8. 6,1-29
9. 6,30-56
10. 7,1-23
11. 7,24-8,26 12. 8,27-9,13 13. 9,14-29
14. 9,30-50
15. 10,1-31
16. 10,32-52 16. 11,1-19
18. 11,20-12,12
19. 12,13-27 20. 12,28-44 21. 13,1-13 22. 13,14-37 23. 14,1-25 24. 14,26-52 25. 14,53-72 26. 15,1-20 27. 15,21-39 28. 15,40-4729. 16,1-8 30. 16,9-20
Luglio
Vangelo di Luca
1. 1,1-38
2. 1,39-58 3. 1,59-80 4. 2,1-20
5. 2,21-51 6. 3,1-38
7. 4,1-30
8. 4,31-5,11 9. 5,12-39 10. 6,1-49 11. 7,1-50 12. 8,1-56
– 27 –
13. 9,1-27
14. 9,28-50
15. 9,51-10,24 16. 10,25-11,13 17. 11,14-54 18. 12,1-59
19. 13,1-35
20. 14,1-35
21. 25,1-32
22. 16,1-31
23. 17,1-37
24. 18,1-43
25. 19,1-27
26. 19,28-20,19 27. 20,20-21,28 28. 21,29-22,38 29. 22,39-71 30. 23,1-56
31. 24,1-53
Agosto
Vangelo di Giovanni
1. 1,1-18
2. 1,19-51 3. 2,1-12
4. 2,13-3,21 5. 3,22-36
6. 4,1-42
7. 4,43-54
8. 5,1-47
9. 6,1-21
10. 6,22-70
11. 7,1-24
12. 7,25-53
13. 8,1-30
14. 8,31-59
15. 9,1-41
16. 10,1-21
17. 10,22-40 18. 11,1-54
19. 11,55-12,19 20. 12,20-50 21. 13,1-30
22. 13,31-14,31 23. 15,1-27
24. 16,1-33
25. 17,1-25
26. 18,1-27 27. 18,28-40 28. 19,1-22 29. 19,23-42 30. 20,1-30 31. 21,1-25
– 28 –
Settembre
Vangelo di Matteo
1. 1,1-25
2. 2,1-23
3. 3,1-17
4. 4,1-22
5. 4,23-5,16 6. 5,17-48 7. 6,1-34
8. 7,1-28
9. 8,1-34
10. 9,1-38
11. 10,1-42
12. 11,1-30
13. 12,1-50
14. 13,1-52
15. 13,53-14,36 16. 15,1-39
17. 16,1-28 18. 17,1-27 19. 18,1-35 20. 19,1-30 21. 20,1-34 22. 21,1-45 23. 22,1-46 24. 23,1-39 25. 24,1-51
26. 25,1-46 27. 26,1-46 28. 26,47-75 29. 27,1-62 30. 28,1-30
Ottobre
Vangelo di Marco
1. 1,1-20
2. 1,21-39
3. 1,40-2,28 4. 3,1-35
5. 4,1-34
6. 4,35-5,20 7. 5,21-43
8. 6,1-29
9. 6,30-56 10. 7,1-23 11. 7,24-8,26 12. 8,27-9,13 13. 9,14-29 14. 9,30-50 15. 10,1-31 16. 10,32-52 16. 11,1-19 18. 11,20-33 19. 12,1-12
– 29 –
20. 12,13-27 21. 12,28-44 22. 13,1-13 23. 13,14-37 24. 14,1-25 25. 14,26-52 26. 14,53-72 27. 15,1-20 28. 15,21-39 29. 15,40-4730. 16,1-8 31. 16,9-20
Novembre
Vangelo di Luca
1. 1,1-38
2. 1,39-80 3. 2,1-20
4. 2,21-51 5. 3,1-38
6. 4,1-30
7. 4,31-5,11 8. 5,12-39 9. 6,1-49 10. 7,1-50 11. 8,1-56 12. 9,1-27
13. 9,28-50
14. 9,51-10,24 15. 10,25-11,13 16. 11,14-54 17. 12,1-59
18. 13,1-35
19. 14,1-35
20. 25,1-32
21. 16,1-31
22. 17,1-37
23. 18,1-43
24. 19,1-27
25. 19,28-20,19 26. 20,20-21,28 27. 21,29-22,38 28. 22,39-71 29. 23,1-56
30. 24,1-53
Dicembre
Vangelo di Giovanni
1. 1,1-18
2. 1,19-51 3. 2,1-12
4. 2,13-3,21 5. 3,22-36 6. 4,1-42
– 30 –
7. 4,43-54
8. 5,1-47
9. 6,1-21
10. 6,22-70
11. 7,1-24
12. 7,25-53
13. 8,1-30
14. 8,31-59
15. 9,1-41
16. 10,1-21
17. 10,22-40 18. 11,1-54
19. 11,55-12,19 20. 12,20-50 21. 13,1-30
22. 13,31-14,31 23. 15,1-27
24. 16,1-33
25. 17,1-25
26. 18,1-27 27. 18,28-40 28. 19,1-22 29. 19,23-42 30. 20,1-30 31. 21,1-25
– 31 –

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