Bagno di folla per Mastella che sentenzia : “Gli altri chiamano i leader, io sono un leader!”

“Io sono la storia!”. Un vero e proprio colpo da knockdown quello che Mastella ha inferto agli avversari  “piccoletti che si agitano, pigmei che si sono messi tutti insieme contro di me”.

Al suo ingresso i suoi fans lo hanno applaudito a lungo e lui, da vero istrione, ha prontamente risposto dal palco mandando in visibilio le “truppe mastellate” sedute e non solo ma anche in piedi, all’interno del Teatro Massimo.

In verità l’apertura è stata affidata alla puntuale disamina del consigliere regionale Luigi Abbate con il protagonista della serata che dalle scalette del palco lo invitava a stringere l’intervento che “Gino”, come lo appella Mastella, non accennava a concludere tante erano le cose che voleva dire ad una attenta platea. Poi parte un video, quello che racconta quanto fatto dal sindaco uscente, compreso la pandemia, che hanno caratterizzato questo quinquennio di governo cittadino.

Finalmente è il turno del candidato sindaco, del suo appello al voto contro chi non è riuscito mai a farsi eleggere. Poi un attacco a Letta, “il cui garbo istituzionale lascia a desiderare ha detto, e che forse ha dimenticato che era sottosegretario quando io ero Ministro”.

Un attacco anche a Moretti che durante la pandemia ha pensato solo a fare affari con le mascherine e che ora sfruttando una fiscalità agevolata riservata alle cooperative sta rilevando attività commerciali.

Una randellata anche a Fausto Pepe ed al suo decennio di governo cittadino con i fondi persi per il depuratore recuperati con l’ultima consiliatura.

Quindi l’appello agli anziani, che Moretti vorrebbe mettere da parte, ed ai bambini affinchè parlino con i genitori perchè il Sindaco pensa a loro.

Poi l’affondo : ” “Bisogna andare ai seggi a votare e mobilitarci  anche perché i nostri avversari faranno lo stesso. Dobbiamo vincere per la città, per una comunità che non vuole accettare un feudalesimo di ritorno,una  alleanza inenarrabile  che si è formata contro di me e non per il bene della città”.

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