Nel territorio comunale di Castelpoto, scrive Giovanni Picone, a causa degli interminabili lavori per l’adeguamento e messa in sicurezza della strada di collegamento tra la SP n.151 e una nuova viabilità con il centro del paese, è stato severamente danneggiato l’habitat fluviale del torrente Jenga I lavori condotti su delega dal Comune di Castelpoto a seguito di un protocollo d’intesa sottoscritto con la Provincia di Benevento, che prevedono la realizzazione di un ponte sul torrente Jenga, hanno completamente manomesso l’alveo del torrente. In quel punto è stato persino creato un imponente sbarramento fatto di materiale da cava, impedendo del tutto il necessario e obbligatorio deflusso minimo vitale delle acque (MDV). Questo sbarramento carrabile, realizzato oramai da diverso tempo ha comportato verso monte la creazione di un vero è proprio bacino lacustre, mentre verso valle ha generato un totale prosciugamento del corso d’acqua che interessa anche il tratto della confluenza con il vicino fiume Calore, dove lo Jenga ormai non scorre più, zona tra l’altro classificata dal PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) come “Aree Naturali Strategiche”. Va precisato che prima di questi scriteriati lavori di costruzione, il torrente Jenga si presentava come un ecosistema lotico, cioè un habitat di acqua dolce, dove c’è una corrente costante in una direzione basata sulla gravità e che ha molti effetti sugli organismi che vivono all’interno dei corsi d’acqua, mentre adesso, il torrente Jenga è ridotto a uno stagno putrido, con un enorme proliferazione di alghe accentuate dalle elevate temperature di questo periodo, e con una condizione di anossia delle acque e l’inevitabile moria di pesci ed organismi acquatici. Adesso, conclude Picone, chi risponderà di questi ingenti danni arrecati al nostro patrimonio naturalistico e fluviale?
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok