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CGIL,il 9 Dicembre sciopero dei Servizi Pubblici

“Il Governo attivi immediatamente un confronto vero”


Le lavoratrici e i lavoratori dei settori pubblici sono mobilitati in tutta Italia per lo sciopero proclamato dalle specifiche Categorie di CGIL, CISL e UIL.

Lo sciopero del 9 è finalizzato a difendere il lavoro pubblico, a rafforzarne il ruolo per il benessere dell’intera comunità nazionale.

Le motivazioni alla base dello sciopero sono essenzialmente tre: sicurezza sul lavoro, il cui livello in diverse realtà si è abbassato o non risponde alle necessità che richiede l’attuale pandemia; avvio di un ampio programma occupazionale e di stabilizzazione del precariato; rinnovo dei Contratti nazionali di lavoro scaduti da più di due anni. Tutti aspetti necessari per innovare la Pubblica amministrazione, renderla più efficiente e più vicina alle istanze dei cittadini. Per tutte e tre queste problematiche il Governo non ha stabilito le risorse necessarie e ha rifiutato qualunque confronto. Eppure sono coinvolti lavoratori che stanno dando un enorme contributo per arginare l’epidemia da Covid-19, il cui impegno, come quelli della sanità, è stato ampiamente riconosciuto e sottolineato, almeno a parole. Lo sciopero serve a costringere il datore di lavoro (il Governo) ad aprire il dialogo.

La proclamazione della giornata di lotta era inevitabile. Da sempre i sindacati confederali utilizzano nella Pubblica amministrazione questo strumento di lotta non con superficialità, ma ponderando con attenzione la situazione, con senso di responsabilità, perché coscienti dell’importanza del lavoro pubblico, determinante innanzitutto per l’esercizio dei diritti dei cittadini. Ma, di fronte al muro dell’indifferenza del Governo, l’arma dello sciopero è obbligata.

Conosciamo le perplessità che sono state manifestate in questi giorni, anche nella nostra provincia. Alcune di queste sono strumentali, altre comprensibili, ma non le condividiamo.

Non ci convince, soprattutto, l’idea avanzata che, a causa dell’emergenza sanitaria e, conseguentemente, della crisi finanziaria, che sta impoverendo ampi strati della popolazione, il sindacato debba in qualche modo congelare la sua azione e aspettare tempi migliori per le rivendicazioni. Non ci convince perché la società, per come è organizzata, poggia le fondamenta ordinariamente proprio sulle disuguaglianze, che si sono ulteriormente aggravate negli ultimi quindici anni. Fermare i rinnovi dei Contratti nazionali non attenuerebbe le distanze socio-economiche; anzi, il risultato sarebbe proprio l’opposto. È durante queste forti crisi che, storicamente, si amplia a dismisura la forbice delle disuguaglianze anche economiche. I quattrocento milioni previsti dal Governo per il rinnovo dei contratti pubblici riserverebbero ai più deboli economicamente, vale a dire la stragrande maggioranza degli addetti, poche briciole; accontentarsi svilirebbe il ruolo della contrattazione come opportunità di distribuzione della ricchezza finalizzata a ridurre le disuguaglianze economiche.

La CGIL non lascerà i dipendenti pubblici da soli in questa battaglia, essendo tutti i lavoratori e tutti i cittadini direttamente interessati, in quanto il settore pubblico è un settore strategico per il paese, su cui bisogna puntare con investimenti adeguati.