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LXXIV Premio Strega 2020, i 6 Finalisti presentati al Teatro Romano di Benevento

19/06/2020
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A presentare i 6 autori Gigi Marzulo, giornalista e conduttore televisivo.

La conduzione della serata di presentazione dei 6 finalisti del Premio Strega 2020 è stato affidato a Gigi Marzullo, navigato conduttore televisivo di trasmissioni televisive di qualità. L’anchorman irpino si è  che si complimentato per la bellezza e pulizia della città sannita e del Teatro Romano che magari, più abituato a risplendere di sera, è altrettanto splendido anche sul finir del giorno. Poi il saluto di Mastella, che dopo aver ricordato al pubblico di mantenere il distanziamento sociale, secondo le norme anti covid,  ha lanciato la proposta già esternata qualche giorno fa: fare la finale del premio Strega un anno a Benevento ed un anno a Roma. Poi un Mastella a 360 gradi che ha toccato vari temi invitando a superare le divisioni di ogni tipo, prima di parlare della ripresa, post pandemia, con la città che deve ripartire ed anticipa anche alcuni lavori a farsi : Alta velocità, Ristrutturazione della stazione centrale e altri lavori ancora.
Finalmente si passa alla parte letteraria vera e propria con la prsentazione delle 6 opere in gara. Quest’anno, sfruttando proprio un codicillo del regolamento non saranno 5 i finalisti ma come detto 6 inserendo anche un libro di un editore medio-piccolo tra i finalisti ( il sesto appunto cioè Jonathan Bazzi).

Sì parte proprio da lui e dal suo libro ” Febbre ” che e’ un libro, come lo ha definito Marzullo,  sincero ed a volte spiazzante. Parla della sua storia, di quanto ha scoperto di essere malato di HIV e di li poi la voglia di non chiudersi dentro ma di portare fuori la sua malattia, di parlarne e non onorare così, ha detto Bazzi, la tradizione che tende a nascondere la malattia stessa. E questa sua scelta lo ha reso più forte perché ha portato un faro di luce su un sottobosco di ombre dove pettegolezzi e fughe di notizie la fanno da padrone. Lo scrittore ha ricordato poi i suoi natali avvenuti in case popolari di Rozzano, periferia sud di Milano, e la sua abitudine sin da piccolo alla paura .
Secondo scrittore ad essere presentato è  Gianrico Carofiglio, ex magistrato,  con il libro “La misura del Tempo”.  Una scrittura inesorabile e piena di compassione, ha detto Marzullo, che poi in apertura di intervista, a brucia pelo e inesorabilmente, chiede a Carofiglio se ha conosciuto realmente Lorenza la protagonista del libro. Carofiglio ha riposto che verità narrativa e verità storica si fondono ma, benché forse lo meritasse in senso punitivo, non conosce Lorenza ma la sua storia è completamente vera, perché se l’è inventata da cima a fondo. “La misura del tempo”  è un romanzo che ha che fare con il paradosso del tempo e della memoria . Ma è impossibile pensare allo scorrere del tempo che resta un concetto sfuggente. Il tempo va via con scatti bruschi ed improvvisi rallentamenti. Quando Carofiglio faceva il magistrato, ad esempio, il tempo andava via velocissimo ma poi si è rallentato. La giustizia, oggetto del libro,  è un territorio pericoloso ma nei suoi romanzi è maggiormente metafora.
E’ la volta poi del Presidente del Premio Strega e Marzullo ne approfitta per rilanciare la proposta del Sindaco Mastella ottenendo una  risposta in politichese : “vedremo” .
Terzo scrittore presentato è stato Daniele Mencarelli con il libro “Tutto chiede salvezza” che è una intensa storia di sofferenza e speranza. Daniele, l’autore, nel giugno 1994 ha subito un internamento coatto. L’autore è grato agli incontri fatti li in quel posto, in quei giorni, incontri che hanno orientamento il suo percorso di vita. L’esplosione di rabbia e l’ubbidire e sopravvivere alla propria natura è difficile. Basti pensare che è stato un normale incontro di lavoro culminato in una notte vissuta che poi lo hanno portato all’esplosione di rabbia del giorno dopo. Tornando alla storia del libro Mencarelli ha detto che chi viene etichettato come malato di mente viene visto male. In un individuo alberga sia la dolcezza che la rabbia e voler bene agli altri per paradosso potrebbe essere quello che fa soffrire di più.

A seguire è la volta di Gian Arturo Ferrari con “Ragazzo Italiano”. Questo libro ricostruisce la vita nel periodo post bellico con il ragazzino protagonista che conosce, con il crescere dell’età, l’asprezza, la povertà e la paura del futuro ma anche la voglia di sognare.
Questo libro ha uno sfondo autobiografico. L’ autore aggiunge poi, solo con fatica si può crescere e la sua generazione così è riuscita a crescere uscendo da una tragedia immensa, la guerra, con una forza straordinaria guardando avanti e facendo tante cose buone. Oggi invece la nuova generazione è figlia del benessere ed è il contrario dell ‘altra. Quella guardava avanti e, per combinazione,  ora dopo la pandemia si è nella stessa situazione di ricostruzione. In tutto questo acquista importanza anche la nonna riportata nel libro che è una figura  forte che non parlava dei problemi, li superava guardando avanti. Oggi il problema è che si guarda dietro, per ricordare come eravamo ,e questo  è sbagliato. Bisogna guardare avanti.

E’ la volta poi di Stefano Petrocchi della Fondazione Bellonci che si è detto contento di essere riusciti, seppur  in extremis, ad organizzare questi incontri di presentazione. Spera perciò che il premio possa avvicinare le persone alla lettura perchè c’è bisogno della parola degli scrittori. Sulla possibilità di fare una finale a Benevento ed una a Roma ad anni alterni Petrocchi ha detto : “Se lo staff della Fondazione Bellonci mi dirà di farlo l’organizzeremo a Benevento.
Unica donna in finale è Valeria Parella che presenta il libro “Almarina”. Può una prigione rendere libero chi entra? E’ la storia di una insegnante che tutte le mattine va nel carcere di Nisida definito  un carcere sull’acqua.
L’amore è una forza propulsiva ed è un modo per non fermarsi. Il carcere è un posto statico dove far passare il tempo? Invece no se si ha voglia di fare cose. C’è chi entra nel carcere tutti i giorni ma non perché ti ha costretto la graduatoria delle insegnanti ma perché ai voglia di fare e sai che si può fare. I detenuti vivono in una condizione strana ed il fatto che  noi non conosciamo cosa hanno fatto, abbiamo una occasione di redenzione perché a me, ha detto Valeria Parella,  non interessa cosa c’è stato prima, ma quello che faranno. Dove c’è un minore colpevole c’è un adulto colpevole. Loro sono solo il precipitato di una colpa, ma non è loro la colpa.
Ultimo scrittore presentato questa sera è stato Sandro Veronesi con il libro “Colibrì” che si rifà proprio a questo uccellino piccolo capace di muovere le ali ad una velocità incredibile che gli permette di fare cose che altri non riescono a fare.
La  parola cambiamento mi ha cambiato la vita, ha detto Veronesi, mentre il protagonista del mio libro era diffidente di fronte alla idea del cambiamento. Il personaggio è speculare a me ha continuato l’autore e siccome non ho mai incontrato una persona così,  ho scritto questo libro. Io sono determinato a tuffarmi nelle cose, ha aggiunto,  mentre il personaggio di Colibrì  non si butta se non è sicuro. Sui problemi attuali Veronesi ha detto la sua. “Io sono stato solo un fattore cioè ho solo messo al mondo i miei figli e loro, che non sono parte di questi problemi, riusciranno a risolverli. Il potere dovrebbero prenderlo i bambini e gli adolescenti anzi le adolescenti. Noi, non volevamo cambiare niente e non abbiamo cambiato niente”.

Termina così la presentazione dei Finalisti del Premio Strega 2020 in un tripudio di applausi, malgrado il mancato, in parte, distanziamento sociale.

Ma va bene così!

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