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Giorno della Memoria: alla Rocca il convegno sulle leggi razziali e la cacciata dei docenti ebrei dalle Università

In occasione del “Giorno della Memoria”, con il patrocinio morale della Provincia di Benevento e della Comunità Ebraica di Napoli, si è svolto presso la Sala Consiliare della Rocca dei Rettori, il Convegno-Dibattito sul tema: “Posti liberi…: le leggi razziali e la cacciata dei docenti ebrei dalle Università”, promosso dalla Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo e dal Circolo Manfredi di Benevento e coordinato e presentato dalla giornalista Enza Nunziato.

La vicenda, com’è stato sottolineato dal Rappresentante della Comunità Ebraica Paolo Ferrara, riguarda un episodio solo in apparenza marginale nel contesto delle persecuzioni agli Ebrei e dell’Olocausto, e cioè l’ostracismo degli scienziati di origine ebraica espulsi dagli Atenei e, di fatto, mai più reintegrati, se non in modestissima parte, nemmeno dopo la nascita della repubblica alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il Convegno ha presentato al pubblico sannita il libro dal titolo “Posti liberi” (Padova University Press, 2018) di cui sono Autori Pompeo Volpe, docente universitario, e Giulia Simone, ricercatrice, entrambi presso l’Università di Padova.

L’idea del Convegno nasce a seguito della pubblicazione di un libro dal titolo “Posti liberi” (Padova University Press, 2018) di cui sono Autori Pompeo Volpe e Giulia Simone: il primo, originario della Città di Benevento, è professore di Patologia generale presso l’Università degli Studi di Padova; mentre la seconda è ricercatrice presso lo stesso Ateneo.

Il Presidente della Provincia Antonio Di Maria, nell’aprire i lavori, ha espresso la sua personale condanna per ogni forma di prevaricazione e, cosa ancora più grave, di indifferenza che tuttora si registra verso la violenza ed il razzismo. Il Presidente si è chiesto come abbia potuto il popolo italiano lasciarsi andare alla lotta contro la razza ebraica ed in una forma così violenta.

Il Direttoree generale della Provincia Nicola Boccalone ha sottolineato l’impoverimento culturale della società italiana che venne da queste Leggi razziali che scacciarono dal mondo culturale e scientifico del nostro Paese tanti luminari. A pagare le spese di questi provvedimenti non furono solo le centinaia di docenti e ricercatori cacciati dalle Università, ma, ha sottolineato Boccalone, la stessa comunità italiana.

Antonio Colantuoni, docente della Federico II, ha sottolineato come

i tragici eventi seguiti alle Leggi razziali videro cadere i professori universitari di razza ebraica che furono eliminati dal Corpo Accademico. Con risvolti spesso paradossali, ha precisato Colantuoni . Nella Facoltà di Giurisprudenza di Padova, ad esempio, furono colpiti alcuni tra i maggiori studiosi di Economia che erano stati vicini allo stesso Fascismo; alcuni, anzi, erano stati sostenitori dell’imperialismo italiano, secondo le stesse indagini di polizia e persino studiosi dell’economia e dello stesso Stato fascista. Ovviamente alcuni professori ebrei erano antifascisti. La cosa più vergognosa, oltre alla violenza contro diritti fondamentali dell’uomo, ha dichiarato Colantuoni, è stata tuttavia l’indifferenza della società civile verso tali prevaricazioni e violenze; mentre quello che distinse il mondo accademico italiano fu la corsa a riempire i posti lasciati vuoti. Ci fu un vero e proprio business della cattedra. Il Paese si avviò verso un abisso morale inestricabile. La cultura universitaria italiana non fu baluardo della libertà del nostro Paese, ha chiosato Colantuoni che ha aggiunto: alcuni dei docenti sostituti dei Colleghi Ebrei divennero successivamente campioni dell’antifascismo. Quanto ai docenti cacciati non furono che in minima parte reintegrati dopo la caduta del Fascismo. Sulla responsabilità morale di quanto accaduto ancora non riusciamo a darci una risposta, ha concluso Colantuoni.

Paolo Ferrara della Comunità Ebraica di Napoli ha detto che il libro di Volpe e Simone è un libro di storia che affascina come un romanzo: il saggio entra nell’occhio del ciclone pur affrontando un aspetto solo apparentemente secondario della persecuzione della razza ebraica. Ferrara ha detto che i sostituti dei docenti Ebrei conservarono la cattedra anche dopo la Liberazione e la nascita della repubblica, segno evidente che non ci fu alcuna rielaborazione di quanto accaduto. Il “quieto vivere” italico prevalse. Solo dopo decenni, tra il 1998 e il 2014 ci fu una sorta di pentimento allorché i Rettori di alcuni Atenei cominciarono ad apporre le lapidi marmoree dei Titolari di cattedra Ebrei cacciati.

Pompeo Volpe, concludendo i lavori, si è chiesto se la Memoria serva a qualcosa, sottolineando che la Memoria deve accompagnarsi alla conoscenza: ebbene, Volpe ha voluto ricordare che ad oggi solo la metà delle Università italiane che videro propri docenti ebrei cacciati dalle Leggi razziali hanno sentito il dovere di apporre delle lapide per le vittime di quegli eventi. Peraltro alcune di quelle Lapidi non citano il regime Fascista autore di quegli odiosi provvedimenti. Come italiano, ha detto Volpe, sento una precisa responsabilità morale per quanto accaduto. Qualcuno dei docenti che si accaparrarono le Cattedre vuote non provarono vergogna per l’accaduto: molti non sapevano nemmeno arrossire, ha chiosato il docente dell’Università di Padova.

La giornalista Nunziato, concludendo i lavori, nel sottolineare il tema doloroso per il nostro Paese e per il nostro carattere nazionale dell’indifferenza che attanaglia oggi come ieri tanta parte della società civile verso le forme di razzismo, ha però ricordato i “Giusti fra le Nazioni” che si adoperarono a salvare vite umane mettendo in pericolo la propria.