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Nuovo presidio di legalità di Libera all’interno del Liceo Guacci

“I giovani non sono il futuro ma sono il presente”. Nel venticinquennale dell’uccisione di Don Peppe Diana inaugurato il nuovo presidio di legalità.

E’ stata la dirigente Mazza, i suoi collaboratori e gli alunni a volere l’iniziativa odierna andata anche in videoconferenza con Augusto Di Meo, testimone oculare dell’uccisione di Don Peppe Diana, con Marisa, la sorella di Don Peppe, e con Valerio Taglione suo amico e referente del comitato.

Don Luigi Ciotti nell’incontro ha ribadito l’importanza del lavoro da fare nelle scuole anche se la scuola italiana è agli ultimi posti in campo europeo come pure l’università, cara ma con pochi investimenti. E questo è un peccato anche perchè  “le illegalità si combattono con la cultura, con la scuola e con l’educazione. La conoscenza è la via maestra del cambiamento per diventare cittadini responsabili e non a intermittenza”.  Ha poi posto l’attenzione sulle infiltrazioni malavitose che l’entroterra subisce, malgrado gli sforzi dei cittadini, del sacrificio delle vittime e del lavoro quotidiano che svolgono le forze dell’ordine e magistratura. Ma occorre investire di più sulla Giustizia  dando più strumenti alle forze dell’ordine atteso che in tutti i territori italiani c’è presenza delle mafie che si evidenziano con traffico di droga, usura e rappresaglie come incendi di autovetture. Questi segnali non vanno sottovalutati, anzi tutt’altro.

Michele Martino, referente provinciale di Libera, ha evidenziato come nel sannio negli ultimi tempi diversi sono stati gli episodi di intimidazione verso cittadini, imprenditori e commercianti. Inoltre Benevento è una piazza di spaccio appetibile per la malavita ed andrebbe studiato il sistema di riciclaggio conseguente oltre a trovare soluzioni adeguate per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie che qui non vengono ancora riutilizzati. La scuola perciò deve essere palestra di buoni cittadini per insegnare loro a non tacere su quanto va invece fatto emergere. Anche il Fortore, per Martino, va attenzionato perchè troppo abbandonato a se stesso.