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Le Giornate Giannoniane, oggi dedicate agli anni del boom economico, esplorato sotto vari aspetti.

07/06/2019
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Le Giornate giannoniane, giunte alla XIV edizione, sotto la guida del prof. Ciervo (che quest’anno si congeda dall’insegnamento ma continuerà a contribuire alla programmazione culturale del Liceo) sono state dedicate agli anni del boom economico, esplorato sotto vari aspetti.

Nella seduta mattutina, dopo i saluti del D.S. Prof. Luigi Mottola, che ha con preoccupazione confrontato l’entusiasmo che accompagnò quegli anni di crescita alle grame prospettive di un presente impaurito, Amerigo Ciervo ha “raccontato” – facendo spesso delle saporose parentesi autobiografiche – gli eventi salienti del tempo, racchiusi tra i funerali di due papi, che vedono una profonda trasformazione antropologica del Paese.

Matteo D’Apice, giannoniano, giovane studioso di storia, ha descritto con dovizia di dati l’evoluzione del quadro politico italiano, che vede il passaggio dal “centrismo” al “centrosinistra”, ma, più in generale, l’inizio di una politica fondata sul voto clientelare e il graduale venir meno delle grandi motivazioni ideali che avevano animato il secondo dopoguerra;

la Prof. Rossella Del Prete ha analizzato le trasformazioni della condizione femminile in quel giro di anni, soprattutto nel mondo del lavoro, accompagnando l’appassionante esposizione con alcune immagini, relative alla storia nazionale, locale e all’immaginario filmico e pubblicitario. La mattinata è stata chiusa da Raimondo Consolante (architetto e docente) che ha mostrato come Benevento a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta conosca momenti importanti del suo sviluppo (la costruzione della Banca d’Italia, la fine dei lavori al Teatro Romano e al Duomo), scelte e presenze di architetti che sembrano metterla al passo della modernità (l’UPIM, di due cinema che vengono costruiti in città), la redazione di un piano urbanistico da parte di un grande esperto, profondo conoscitore della città, come Luigi Piccinato, ma, purtroppo, l’infrangersi del progetto di ritessere in modo armonico e in un rapporto equilibrato tra “natura” e “cultura” i quattro blocchi separati della città contro gli interessi della speculazione. L’imprenditoria beneventana, capito che non ci sarebbe stato sviluppo industriale, ritenne che solo edificare, senza una “visione”, sarebbe stata soluzione comoda.

Nel pomeriggio, la Prof. Teresa Simeone, anche con l’ausilio di alcuni suggestivi video, ha illustrato le novità “rivoluzionarie” del Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII, che aprono la Chiesa all’incontro con le altre confessioni e, soprattutto, ad una modernità guardata prima sempre con sospetto. Da intellettuale “militante” qual è, la Simeone non ha risparmiato critiche a quella parte del mondo cattolico che non si è mai riconosciuta nel Vaticano II e che, oggi, attacca apertamente quel Papa Francesco che sembra inverare molte delle intuizioni profetiche di quegli anni di apertura. Insomma, la storia è sempre storia contemporanea, e parlando di ieri parliamo anche del nostro presente. Michele Moccia, docente e critico cinematografico, ha guidato il pubblico in un affascinante storia del cinema, partendo dalla “commedia all’italiana” di Monicelli (“I soliti ignoti”) che vira sempre più verso il sarcasmo (“Il sorpasso” di Risi e “Il boom” di De Sica), per poi concentrarsi, dopo aver chiarito come a livello europeo in quegli anni nasca un nuovo modo di vedere e fare cinema (con Godard, Rivette, Truffaut, Chabrol che facevano capo ai «Cahiers du cinéma»), su due “giganti” come Fellini e Antonioni, maestri di un cinema “altro” rispetto ai modelli stranieri. Il Prof. Nicola Sguera ha raccontato con l’ausilio di molte immagini l’evoluzione del fumetto italiano, molto (nazional-) “popolare” e destinato ad un pubblico di massa in quegli anni, con l’uscita di “Tex Willer” e “Diabolik”, dei fotoromanzi, focalizzandosi su una figura geniale e oggi quasi dimenticata come Benito Jacovitti, “esondante” sia dal punto di vista grafico che linguistico, e fermandosi alle soglie di quella rivoluzione che farà del fumetto un’arte a pieno di titolo (nel 1965 uscirà il n. 1 di «Linus»). Ancora il Prof. Ciervo ha chiuso gli interventi con una rapida carrellata sulla musica “leggera” italiana, che importa le novità americane (il rock’n’roll) in una forma edulcorata, trascurandone gli autori più disturbanti, e proseguendo nella tradizione del bel canto (che ha il suo vertice in “Volare” di Modugno). Eppure ci furono esperienze straordinarie che aprono al futuro come quella di Michele Straniero, cantautore, musicologo e giornalista, fondatore, a Torino, del gruppo di Cantacronache. Deliziando il pubblico presente, Ciervo ha chiuso accennando con il piano ad una delle canzoni “seminali” scritte da un giovane cantautore e rifiutata inizialmente dall’editore: era “Il cielo in una stanza”.

I presenti sono stati, infine, omaggiati di una copia del nuovo numero delle «Api ingegnose» (giunta al nono anno di vita), la rivista del Liceo Giannone, impreziosita dai disegni originali di Ferdinando Silvestri.

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