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Centri Immigrati Benevento. Custodia cautelare per 5 persone, tra cui anche un impiegato del Ministero di Grazia e Giustizia

21/06/2018
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 Nello stesso procedimento sono indagate altre 36 persone, accusate di diversi reati scopo.

 

aggiornamento

Sono accusati a vario titolo di diversi reati di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il tutto per la gestione dei centri di accoglienza per migranti della Provincia di Benevento.

Per questa ragione sono finite in manette cinque persone: Paolo Di Donato, ex amministratore e consulente del Consorzio Maleventum; Giuseppe Pavone, dipendente del ministero della Giustizia; Felice Panzone, funzionario irpino della Prefettura, ma non più in servizio nel Sannio; il carabiniere Salvatore Ruta e l’imprenditore Angelo Collarile.

Le ordinanze di custodia cautelare, su richiesta della Procura della Repubblica, sono state eseguite nella notte dalla Digos di Benevento, dai Carabinieri del Nucelo Investigativo di Benevento e del Nas, Reparto Nucleo antisofisticazione e sanità di Salerno.

Trentasei gli indagati nella maxi inchiesta: non ci sono esponenti della politica locale, ma ci sarebbero invece imprenditori, collaboratori e pubblici ufficiali.

L’indagine, partita nel novembre 2015, ha avuto origine da un esposto di un cittadino e successivamente da quello del sindacato Cgil di Benevento, che ha collaborato con le forze dell’ordine e ha denunciato più volte le situazioni critiche nelle quali erano costretti a vivere i migranti ospitati in alcune strutture del territorio sannita. Per dare l’idea del fenomeno e del volume di affari, nel Sannio erano presenti 1165 stranieri e di questi circa 800 alloggiavano nei centri oggetto di indagine, che in più occasioni sono state controllate dai militari del Nas che hanno riscontrato diverse irregolarità relative ad agibilità, documentazioni false e fatiscenza dei locali.

Le investigazioni hanno permesso di ricostruire un sistema criminale che sostanzialmente lucrava sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri, sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti.

Il lavoro della Digos di Benevento, diretta dal vice questore Giovanna Salerno, ha portato ad individuare un doppio sistema di gestione dell’accoglienza: uno relativo ai controlli e un altro in merito alla gestione delle strutture. Per quanto riguarda il primo, nel mirino degli inquirenti è finito il funzionario Panzone, delegato alla gestione dei centri di accoglienza, con poteri di controllo, vigilanza e determina degli immigrati da assegnare alle strutture. Secondo l’accusa, tra l’ottobre 2015 e il febbraio 2016, pur essendo a conoscenza delle fatiscenti condizioni igienico-sanitarie nonché strutturali riconducibili al Consorzio Maleventum, avrebbe omesso di adottare provvedimenti di chiusura o sospensione. Non solo: avrebbe anche attribuito e spostato ai centri federati con l’impresa di Di Donato numerosi extracomunitari. Tra i reati commessi anche quello di preavvisare indebitamente in merito a imminenti controlli da parte di altri organismi, ricevendo come corrispettivo dei vantaggi personali. “Verranno a farvi un controllo, passate la cera”: questa la frase utilizzata in più di una occasione per segnalare ai gestori indagati l’arrivo imminente delle verifiche.

L’altro sistema, quello con a capo Di Donato, consisteva nella presentazione di dichiarazioni non veritiere per indurre la Prefettura di Benevento ad erogare il contributo spettante al Consorzio Maleventum. L’imprenditore caudino, pur non rivestendo alcuna carica sociale nel Consorzio e nelle cooperative consorziate, agiva come gestore di fatto. Dopo aver avuto in affidamento numerosi migranti, non avrebbe eseguito le prestazioni previste dal capitolato, non assicurando l’erogazione dei servizi essenziali agli ospiti, che vivevano in camere sovraffollate, ambienti malsani, carenti di ogni requisito in termini di igiene, sicurezza e alimenti. Attraverso la falsa attestazione di presenze stranieri nei suoi centri, avrebbe percepito dallo Stato indebiti contributi per gli ospiti assenti.

In manette anche Salvatore Ruta, carabiniere in servizio presso la Compagnia di Montesarchio, che avrebbe fornito a Di Donato informazioni coperte dal segreto d’ufficio: in particolare, tra febbraio e maggio 2016, lo avrebbe preavvisato di un controllo dei Nas al fine di consentirgli di eliminare le irregolarità delle strutture. Non solo: lo avrebbe informato anche di indagini in corso nei suoi confronti.

Nelle indagini è finito anche il dipendente della Procura sannita, Giuseppe Pavone. Secondo gli investigatori avrebbe riferito a Di Donato notizie coperte dal segreto d’ufficio. Dalle indagini è emerso che avrebbe effettuato, senza alcun titolo, una serie di accessi al sistema informatizzato della Procura per ‘passarle’ all’imprenditore caudino.

I CASI – Secondo quanto si apprende, diverse erano le situazioni difficili per gli ospiti delle strutture. In un centro di accoglienza di contrada Ponte delle Tavole, alla periferia di Benevento, gli immigrati – per mancanza di indumenti puliti – “presentavano evidenti vesciche, sintomo di gravi infezioni cutanee, nonché veniva fornito cibo di scarsissima quantità e qualità e latte diluito con acqua ed inoltre non veniva erogata d’inverno aria riscaldata”.

In un altro centro, in contrada Madonna della Salute, “non veniva erogata acqua potabile (attinta da un pozzo dove defluivano anche le acque piovane), acqua calda, che veniva riscaldata con degli elettrodi; inoltre non venivano erogati i ticket giornalieri necessari per il sostentamento”.

GLI ALTRI ARRESTI – Nel mirino degli inquirenti anche l’imprenditore sannita Angelo Collarile e due collaboratori indagati. Secondo l’ordinanza, “con artifici e raggiri consistiti nel partecipare al bando per l’assegnazione di migranti presso la propria struttura di Calvi, inducevano in errore la Prefettura di Benevento sulla sussistenza dei requisiti richiesti ovvero quelli previsti dalla vigente legislazione in materia di agibilità e abitabilità, prevenzione incendi, igienico-sanitaria ed in particolare allegando un falso certificato di agibilità/abitabilità in realtà mai rilasciato dal Comune di Calvi – che invece aveva ritenuto l’immobile non idoneo”.

LA PROCURA – “Questa indagine – ha affermato il procuratore Aldo Policastro in conferenza stampa – dimostra che quando c’è una emergenza, che siano i migranti o calamità, chi vuole fare affari si insinua tra le debolezze della Pubblica Amministrazione. Ma abbiamo avuto e abbiamo gli anticorpi per neutralizzare queste situazioni”.

LE REAZIONI – “Per la Cgil Campania e la Cgil di Benevento – scrive il sindacato – oggi si scrive una bella pagina di giustizia. Esprimiamo grande soddisfazione per l’operazione della magistratura e della polizia di Stato che ha scoperto un sistema illegale di gestione dei centri di accoglienza per immigrati in provincia di Benevento.

Come Cgil di Benevento nel 2015 abbiamo portato all’attenzione della Procura con esposti e denunce le condizioni degradate in cui erano costretti a stare gli immigrati nei vari centri presenti sul territorio sannita.

Sono state portate alla luce le carenti condizioni igieniche in cui versavano le strutture di accoglienza, a volte anche con scontri con i gestori dei centri, i quali facevano molta resistenza nel far entrare e visionare le strutture. Siamo contenti, per il lavoro svolto dalla Polizia di Stato, abbiamo avuto fiducia nella giustizia, anche quando qualcuno provava ad affermare che avevamo mollato perché eravamo stati zittiti. Eravamo convinti delle nostre idee e del nostro operato, oggi possiamo dire che il lavoro ed il crederci paga sempre.

Per una Organizzazione come la nostra, poter restituire ai più deboli, dignità e libertà, ci da la forza per continuare il nostro operato e per continuare a sostenere che le cose che non vanno debbano essere denunciate, a noi non è mai piaciuta l’indifferenza, noi abbiamo sempre scelto da che parte stare, dalla parte dei più deboli, degli ultimi, di chi non ha voce. Non faremo mai un passo indietro, andremo sempre diritti verso i diritti e le tutele. Tale operazione, a messo in luce il sistema illegale che c’era dietro la gestione degli immigrati.

Si auspica – conclude la nota – un ripristino immediato della legalità nella gestione dei centri di accoglienza, per garantire dignità agli immigrati, per un sistema pulito, ed anche per salvaguardare quegli operatori onesti che in questi anni hanno sempre gestito le strutture nel rispetto delle regole e della dignità, sia dei lavoratori che prestavano la loro opera nei centri sia degli immigrati presenti nei centri”.

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E’ in corso l’esecuzione, da parte di personale della Digos di Benevento, dei Carabinieri del Nucelo Investigativo di Benevento e del Nas, Reparto Nucleo antisofisticazione e sanità di Salerno di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Benevento, su richiesta di questa Procura, nei confronti di 5 persone tra cui un funzionario pubblico, un impiegato del Ministero della Giustizia ed un appartenente alle forze dell’ordine, accusati a vario titolo di diversi reati di truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio.
L’indagine, partita nel novembre 2015 e coordinata da questa Procura ha avuto origine da un esposto ed ha fatto luce su di una serie di gravi comportamenti illeciti riguardanti la gestione dei centri di accoglienza per migranti della Provincia di Benevento.
Le investigazioni hanno permesso di ricostruire un sistema criminale che sostanzialmente lucrava sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri, sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti.

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