I momenti culturali targati ” Stregati da Sophia” hanno proposto e promosso l’incontro “La vita origini ed usi”, il quarto appuntamento del 4° Festival Filosofico del Sannio.

Ad intervenire, al Teatro Massimo di Benevento, i ‘padri fondatori’ della kermesse culturale, i filosofi Remo Bodei e Giovanni Casertano, definiti cosi proprio da Carmela D’Aronzo, presidente dell’associazione culturale filosofica.
A coordinare il tutto Carmen Caggiano, docente di storia e filosofia del liceo “Giannone” del capoluogo.
La D’Aronzo ha introdotto la lezione dei due ospiti, caratterizzata – come ha spiegato – da vere e proprie coordinate e linee guida sul tema di questa edizione della manifestazione, “La Vita”.
Casertano, già professore ordinario all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, intervenendo sull’argomento “L’origine della vita. Da Anassimandro a Darwin e oltre…”, è partito dalla definizione di ‘biologia’ (bios + logos), cioè lo studio della vita, approfondendo poi il pensiero del primo filosofo che diede una teoria sull’origine della vita e sulla evoluzione biologica degli esseri viventi: Anassimandro, vissuto nel VI secolo avanti Cristo. Le sue idee ed osservazioni avevano come base la teoria dell’infinito o indefinito, racchiusa nel termine ‘ápeiron’, una materia indeterminata.
Fu lui un anticipatore della teoria evoluzionistica che Charles Darwin elaborò nel 1859, “L’origine delle specie”. Secondo lo scienziato e naturalista inglese, l’evoluzione della specie è il risultato di caso e necessità.
Invece, il primo scienziato europeo che elaborò una teoria sistematica dell’evoluzione fu il francese Jean-Baptiste de Lamarck.
Presi in considerazione anche altri studiosi, tra i quali Senofane, Parmenide ed Empedocle, i quali sostenevano una evoluzione dei cieli e della terra.
Un passaggio anche sugli esponenti della scuola atomista, Leucippo e Democrito, i quali proponevano quel meccanicismo del nascere e morire delle cose, dovuto essenzialmente al movimento degli atomi, il principio di ogni cosa.
Poi Aristotele nel IV secolo criticò l’atomismo, non accettando l’esistenza del vuoto e neanche la casualità del movimento degli atomi. Credeva, infatti, nella teoria della fissità della specie, secondo la quale gli organismi viventi attuali sarebbero uguali a quelli che furono creati all’inizio della vita sulla Terra.
Fino a giungere alla teoria Darwiniana che ha avuto un impatto profondo sulla formazione dello stato attuale della civiltà. L’evoluzione è quindi diretta dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale.
Casertano ha sottolineato l’eccezionale dote di un linguaggio che ha letteralmente anticipato le certezze scientifiche odierne, utilizzando procedimenti razionali e elaborando concezioni vicinie alle nostre.
Il collega Bodei, docente dell’University of California di Los Angeles, si è invece soffermato sul tema ”I giorni della vita”.
“L’arte di vivere è appunto un’arte – ha detto -, quindi non ci sono ricette valide, però bisogna dare importanza alla gestione del tempo. Siamo abituati a vivere nel presente ‘fuggente’, allora di conseguenza cerchiamo di trovare nel passato qualcosa di modificabile e che sia pacificante. L’altra opzione sarebbe quella di proiettarci nel futuro, ma quello odierno è decisamente opaco e pieno di paure.
L’ideale – ha proseguito – sarebbe riannodare queste tre dimensioni del tempo, affinchè si possa avere la capacità di ottenere una vita piena e di fermarsi ogni tanto, meditando, per non essere trascinati nella deriva dagli eventi, ma con l’obiettivo di ricostruire noi stessi”.
“Gli antichi stoici utilizzavano il termine “gomena”, cioè quella fune che lega le imbarcazioni”, ha continuato. Dobbiamo insomma srotolare l’esistenza nelle sue dimensioni, rimettendoci insieme (pull yourself together), perché altrimenti siamo persi e dissipati”.
Ad arricchire l’appuntamento la musica dell’Ensemble Jazz del liceo Musicale “G.Guacci”, diretta dal Maestro Giancarlo Sabbatini, con gli allievi Francesco Pesaturo-tromba; Giuseppe Capriello-sax tenore; Leonardo Caruso-chitarra; Dacide Mauriello -basso; Niccolò Russo -batteria; Gerardo Zarro –percussioni.
di Emilio Spiniello
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