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Gobetti e Bobbio: seminario dell’ANPI sull’antifascismo

Nella sala “Giuseppe Di Vittorio” della Cgil di Benevento proseguono i seminari curati dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia(ANPI) del Sannio, promossi dall’Officina di studi storico-politici “Maria Penna”.

Con la dottoressa Ilaria Vergineo si è dato spazio a due imponenti intellettuali del ‘900: “Piero Gobetti e Norberto Bobbio: dall’antifascimo alla Resistenza”.

“L’antifascismo resta in una dimensione ideale, la Resistenza in quella storico-politica”, questa la differenza tra questi due concetti, ha aggiunto Vergineo.
Emblematica la figura eclettica di Piero Gobetti, giornalista, politico e scrittore, morto a soli 25 anni, vittima di squadristi fascisti: è stato un punto di riferimento dell’antifascismo.
In giovane età, a partire dai 17 anni, fondò alcune riviste politiche, a partire da “Energie Nove”, seguite poi da “La Rivoluzione Liberale” e dalla rivista letteraria “Il Baretti”. Fu estimatore di Gaetano Salvemini e di Antonio Gramsci. Partendo dal suo pensiero si può spiegare il suo convincimento antifascista. Invocò in modo deciso una “rivoluzione liberale”, che per lui era azione e movimento.
“Il nostro antifascismo prima che un’ideologia, è un istinto. Si può ragionare del ministero Mussolini come di un fatto d’ordinaria amministrazione. Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l’autobiografia della nazione”, scriveva Gobetti su “La rivoluzione liberale”.
“Intellettuale cretino”, fu definito dal Duce Benito Mussolini, che lo vedeva soltanto come nemico da abbattere.
Nel suo “Elogio della ghigliottina”, all’indomani della marcia su Roma del 1922, appare convinto: “bisogna sperare «che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi abbia il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni fino in fondo […] Chiediamo le frustate, perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia, perché si possa veder chiaro…”.

Invece, quello di Bobbio è un linguaggio di pensiero, semplice e diretto, all’interno dell’ambiente gobettiano. Rigettò la politica ideologizzata e le ideologie totalitarie, rifancedosi piuttosto alla lezione del razionalismo metodologico illuministico.
Entrambi sono stati ben analizzati, definendo con precisione il contesto storico in cui agirono con la loro forza morale ed intellettuale.
“Il cambiamento nasce da un movimento culturale utile per salvaguardare la memoria. La missione educativa – ha aggiunto la relatrice – è la fucina da cui nasce il cambiamento”.
Secondo il presidente ANPI del Sannio, Amerigo Ciervo, ci sono delle analogie tra i temi degli anni ‘20 ed il periodo che stiamo vivendo.
Il docente si è detto felice degli incontri ricchi di spunti, dando appuntamento al 9 febbraio con il prof. Giovanni Cerchia sul tema “La memoria tradita: la seconda guerra mondiale nel Mezzogiorno d’Italia”.

A fine serata uno stimolante dibattito in sala.

Emilio Spiniello