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Libertà è umanità: Il supplizio dei Santi Quaranta a Città Spettacolo

13/09/2015
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In un suggestivo boschetto circondato da un alone di mistero, attiguo al viale San Lorenzo di Benevento, nei pressi della Basilica della Madonna delle Grazie, giacciono da secoli, lontano da sguardi indiscreti, le rovine di di un criptoportico romano e di una chiesa dedicata ai quaranta martiri cristiani di Sebaste, denominata appunto dei Santi Quaranta.

rappresentazione ai santi quaranta

 L’intera area archeologica è stata ripulita all’inizio di questa  estate ed ha rivisto la luce grazie al lavoro di volontari capitanati da Felice Presta. Risalente al tempo dei romani, tutto ciò che ora resta è un maestoso criptoportico custode di un racconto che fa eco nel tempo. Ed è proprio qui che si è svolto l’immancabile appuntamento di “Raccontami Benevento” finalizzato alla scoperta di luoghi e leggende all’interno del Festival “Benevento Città Spettacolo” ormai giunto alla sua XXXVI edizione. Nel cuore della notte del 12 settembre, un uomo dalle vesti candide sbuca dal criptoportico, attraversa le rovine e discende nel bosco cominciando a raccontare, in maniera sconnessa quasi delirante, una serie di esperienze dal battesimo di Costantino V all’impossibilità di inserire il bambin Gesù nel presepe in terre Armene, da una maratona ad una legione romana; ricorrente nel suo racconto l’inveire contro un affrescatore reo di averlo plasmato chino in procinto di fuggire “come un ladro o un traditore” sotto un arco. Ma all’improvviso l’uomo ha una sorta di illuminazione e si presenta: “Melezio Sebastiano Gambero, soldato della XII Legione “Fulminata” di stanza a Militene”. Da questo momento in poi fa luce sugli ultimi istanti della sua vita rievocando una triste storia. L’imperatore Licinio, fedele sostenitore delle dottrine pagane, comincia una spietata persecuzione nei confronti dei cristiani. Alcuni soldati romani, con esattezza 40, impegnati nelle campagne militari in Armenia minore, rifiutano di abiurare confermando la loro fede al Cristianesimo subendo tutti assieme un supplizio a Sebaste: denudati, posti su un lago ghiacciato in una gelida notte invernale, condannati all’assideramento. Uno di essi però all’ultimo secondo si da alla fuga fuggendo nei bagni caldi ma morì sul colpo per il tremendo sbalzo di temperatura. Il fuggitivo, raffigurato tra l’altro nell’affresco menzionato dall’uomo nel suo delirante monologo iniziale, si chiamava proprio Melezio. Questo il racconto.
Intanto, per la zona dei Santi Quaranta si pensa alla creazione di un parco archeologico urbano.

Servizio di Francesco D’Alessio

Fotografie Felice Presta

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