“Il Governo e il Parlamento devono trovare soluzioni che impediscano la prescrizione per questi reati”.
Il processo torinese per le morti da amianto – si legge nella nota – era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell’imprenditore svizzero Schmideiny: lo sottolinea la Corte di cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, del verdetto di prescrizione che lo scorso 19 novembre ha tra l’altro annullato i risarcimenti alle vittime. Ad avviso della Cassazione “a far data dall’agosto dell’anno 1993” era ormai acclarato l’effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell’anno, era stata “definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti”. E da tale data a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti per la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005. Secondo la Cassazione, “il Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, mentre la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento costitutivo del disastro eventi rispetto a esso estranei e ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio”. Per la Uil le motivazioni della Cassazione sulla sentenza Eternit attestano che nel nostro Paese esiste una vera e propria “licenza di uccidere”. Essa non è riservata soltanto all’intramontabile 007, ma per chiunque in Italia compia reati di disastro ambientale. La lunga incubazione di molte malattie causate dai reati ambientali (prime tra tutte le neoplasie alla pleura, caratteristiche dell’amianto, ma anche un numero elevato di altri tumori) impedisce che questi vengano accertati prima della maturazione della prescrizione, divenendo, così, non punibili.
“Il Governo e il Parlamento – afferma Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento – devono finirla di cincischiare su questo tema e identificare soluzioni che impediscano la prescrizione per questi reati, identificandoli correttamente. Il rischio che si corre è che tutto il territorio italiano si trasformi in una sola, gigantesca terra dei fuochi”.
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