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De Nigris : “La vicenda Amts è un esempio di mediocrità e approssimazione politica e amministrativa

“Una vicenda che nasce male – e che forse si concluderà ancor peggio – merita di essere approfondita, perché, in micro, rappresenta il macroscopico fallimento della gestione pubblica, in particolare delle aziende partecipate”.

I micro personaggi che ruotano intorno,continua De Nigris,  le micro argomentazione, le micro soluzioni e i micro amministratori hanno piegato una città. Temi così delicati non si possono affrontare con debolezza ed incertezza perchè suscitano più di una perplessità. Prendiamo ad esempio il lodo arbitrale. Perfino l’arbitro ”di parte” – per intenderci quello nominato Amts – ha dato torto all’amministrazione. Alla base della sconfitta una scrittura privata molto dibattuta (c’è, non c’è; è firmata, non è firmata) che ha inchiodato l’ente pubblico ad un pagamento milionario. Sono ormai passati mesi, la decisione è stata appellata, ma il tempo non ha ancora sufficientemente chiarito se quei lavori potevano essere appaltati senza una gara pubblica o se chi ha sottoscritto un documento così vincolante per l’Ente aveva i poteri per farlo. Qualcosa non quadra e la mancanza di chiarezza si presta ad interpretazioni che alimentano dubbi. La contrapposizione tra le parti, prima legate da rapporti di profonda e fattiva collaborazione, è reale, oppure stiamo assistendo ad un gioco delle parti, tra ciò che è reale e ciò che sembra tale ? Chissà perché ma mi viene in mente il famoso olio su tela di Caravaggio “I bari”. Un quadro che rappresenta tre giocatori con obiettivi differenti. Da una parte un giovane ingenuo, che giocando a carte con un coetaneo, in combutta con un suo compare più anziano, è inconsapevole del raggiro della controparte. Dall’altra, la serenità, minimamente turbata, di chi attende con evidente sicurezza la mossa dell’avversario perché sa perfettamente che vincerà.
Suggestioni personali e dubbi, però, non contano. Ciò che interessa, in questo caso, è riscontrare sulla vicenda il sistematico rifiuto al confronto. Un evidente segno della difficoltà della maggioranza comunale che tuttavia racchiude comportamenti poco istituzionali.
E’ solo grazie al contributo della stampa locale che si è appreso della volontà dell’Amts di aderire al concordato di continuità amministrativa. Un istituto giuridico regolato dall’art. 186-bis della Legge Fallimentare, introdotto con il D.L. n. 83/2012 (Decreto Crescita).
Il Consiglio di Amministrazione dell’Amts, in una seduta straordinaria dinanzi ad un Notaio, ha infatti delegato il sindaco Fausto Pepe a produrre tale istanza al magistrato. Ma per conto di chi e a che titolo questi padroni delle ferriere scavalcano tutti e decidono, in totale autonomia e senza nessun confronto istituzionale? Perché non sono stati coinvolti i rappresentanti della città ? Ed il Responsabile del controllo analogo, l’Assessore alle Finanze, è stato consultato ? E cosa ha detto in proposito e a chi lo ha rappresentato ? E la Giunta comunale, è stata formalmente informata, o, anch’essa, ha appreso la decisione dalla stampa ? E se è così, perché tace?
L’aspetto più importante è però un altro e riguarda direttamente il Sindaco. Questi, nelle sue repliche consiliari, non manca mai di ringraziare i consiglieri per l’apporto dato alle discussioni. Perché questa volta non ha sentito il bisogno, la necessità, l’opportunità istituzionale di ascoltare il Consiglio comunale per una decisone così importante ?
Ho parlato di opportunità, ma ritengo si possa tranquillamente parlare di obbligo. L’art. 42 del Tuel, prevede, infatti: che il Consiglio Comunale è l’organo che ha il compito di fornire indirizzi da osservare da parte delle aziende pubbliche e degli enti dipendenti, sovvenzionati o sottoposti a vigilanza (comma 2, lett g); che partecipa alla definizione, all’adeguamento e alla verifica periodica dell’attuazione delle linee programmatiche da parte del sindaco e dei singoli assessori (comma 3); che le deliberazioni in ordine agli argomenti del citato articolo non possono essere adottate in via d’urgenza da altri organi del comune (comma 4).
Il percorso, quindi, doveva essere diverso. Il Consiglio comunale, competente a deliberare a tale riguardo, dopo aver preso atto della procedura di concordato in continuità approvata dal cda dell’Amts, avrebbe dovuto dare il proprio nulla osta al rappresentante del Comune di Benevento, il Sindaco o un suo delegato, che in questo caso, in seno all’Assemblea dei Soci della partecipata, è l’unico socio. In tale circostanza, in subordine, qualora l’esito di tale procedura non fosse andato a buon fine, visto che l’assenso da parte del magistrato non è automatico, avrebbe anche potuto offrire al Sindaco proposte alternative nell’interesse esclusivo della dell’Amts e del Comune di Benevento.
La decisione dell’Amministrazione comunale, che come abbiamo evidenziato risulta carente sotto il profilo tecnico, politico e amministrativo, non tiene conto degli eventuali danni collaterali che può provocare. Non ci si è resi conto che un ente pubblico, per salvare se stesso, non può scaricare le proprie colpe e responsabilità su tante piccole realtà locali. Non sarà il caso dell’associazione di imprese che ha costruito il parcheggio di Porta Rufina, ma è probabile che molte imprese commerciali, artigianali, di servizio, che hanno riposto fiducia nell’ente pubblico fornendogli beni e prestazioni a “credito” dovranno poi accontentarsi di ricevere pagamenti parziali. Chi garantirà che questo “taglieggiamento” legalizzato non influirà sulle loro imprese e le costringerà a chiudere o fallire? Ed a fronte di ciò, come si giustificheranno i seicentomila euro spesi fino ad oggi per incarichi legali?
Un’unica ed indiscutibile certezza, conclude De Nigris, si ricava da questa decisione: l’adesione ad una legge, quella Fallimentare, significa attestare formalmente e contestualmente il proprio fallimento politico e amministrativo.