venerdì 19 Aprile 2024 Il dottore Giuseppe De Lorenzo augura buon lavoro al Procuratore Antonio Clemente che lascia Benevento | infosannionews.it venerdì 19 Aprile 2024
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Il dottore Giuseppe De Lorenzo augura buon lavoro al Procuratore Antonio Clemente che lascia Benevento

22/08/2013
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Nella Lettera aperta del dottore Giuseppe de Lorenzo indirizzata al Procuratore Clemente si evince la delusione per quello che sta accadendo in città.

Dottore Giuseppe De Lorenzo

Ecco quanto scrive  De lorenzo: “Egregio Procuratore,
nel momento in cui ella, dopo diversi anni, lascia la Procura della nostra città per proseguire la sua attività professionale a Roma, mi permetta uno schietto e disinteressato esame del momento difficile che attraversiamo.
E’ inutile negare che, fors’anche per una valutazione non corretta, tra me e lei, tempo fa, ci fu qualche momento di attrito. Il che, ad onor del vero, mai si era verificato in precedenza con alcun altro magistrato della nostra Procura che, mi si deve dare atto, sfidando un convinto ed incarnato credo popolare teso alla critica, ho difeso. Sempre ed in ogni occasione.
Poi, chiarito l’equivoco, ritengo che tra me e lei, con il trascorrere del tempo, si era stabilito un buon rapporto, raggiunto, quest’ultimo, anche con la partecipazione dell’Ispettore Zarrillo, suo fidato collaboratore, che è una delle figure più genuine della Questura cittadina.

Sono convinto, e lei converrà con me, che, in questo momento, saranno in molti, qui da noi, a fare dei salti di gioia per il suo trasferimento in altra sede. Personalmente, non sono dello stesso parere in quanto, pur con gli inevitabili difetti insiti nella natura umana, ella ha smosso qualcosa in una città omertosa e prona ai voleri dei potenti di turno. Ma tant’è!
In questa occasione, è mio desiderio soffermarmi, volutamente, su di un episodio, fra i tanti, che ha suscitato il mio interesse. Sono in corso, come ella saprà, in questi giorni, i lavori al Rione Libertà onde evitare il ripetersi degli allagamenti già più volte verificatisi in occasione di abbondanti precipitazioni piovose. Gli stessi sono serviti ad alleggerire la quantità di acqua che, sino ad oggi, confluiva in un unico serbatoio posizionato in via Galanti di misura tale da non riuscire a contenere tutta la portata.
Non è, di certo, questa l’occasione per dilungarmi sulla descrizione dell’intervento tecnico che, tra l’altro, da medico, non saprei analizzare nei dettagli. Epperò, su di un dato mi è gradito soffermarmi. Detti lavori, come naturale che fosse, sono stati commissionati con la procedura della somma urgenza. Sin qui, alla luce di quanto si era verificato già nel 2009 e qualche mese fa, nulla da eccepire.

Sa, però, di quale impresa si è fidato il Comune per appaltare gli stessi? Della stessa che fa parte di una delle tre che vantano un credito dall’ente di 1.250 milioni più interessi per la costruzione del parcheggio di Porta Rufina che è stata tra le cause prime del disastro dell’Amts che, oggi, vede 93 famiglie in affanno. In sostanza, tra impresa e Comune è in atto una vertenza giudiziaria che potrà avere risvolti drammatici dal lato economico.
E non è finita. Si tratta della stessa impresa da lei indagata nella ben nota inchiesta “Mani sulla città”. Aggiungendo, per completare il quadro, anche, che,quale tecnico comunale, è stato demandato uno di quelli da lei sottoposto ad indagine.
Mi si dirà, e ben lo comprendo, che, qualora non si giunga alla conclusione dei tre gradi di giudizio, alcun cittadino possa ritenersi definitivamente colpevole. Nulla di più esatto. Non v’è alcun risvolto illegale, sia ben chiaro, C’è, però, a mio avviso, un doveroso ed inevitabile senso di opportunità, di discrezione se vogliamo, che non devono essere mai smarriti. Il Comune appalta lavori costosissimi ad una impresa che ha adito le vie legali contro lo stesso ente. E non vi sono altre imprese nella nostra città? Perchè sempre le stesse?
Lei avrà, di certo, memoria che, quando fui ascoltato in qualità di persona informata dei fatti, essendo stato assessore in quei terribili anni, ebbi a precisarle che, nei tredici anni in cui ero stato all’opposizione, nelle stanze dei bottoni, avevo visto, quotidianamente, circolare i titolari di alcune imprese, così, passato in maggioranza, in quattro anni, i volti erano rimasti inesorabilmente gli stessi. Destra e sinistra, lo stesso bivacco.
Ecco, egregio Procuratore, dove siamo finiti in questa nostra comunità. E credo che non vi sia via di uscita. L’episodio, uno fra i tanti, ha un ben preciso significato da parte degli attori dello stesso: voi magistrati fate quello che volete, tanto a noi non importa nulla. Il che è gravissimo. Passeranno gli anni, i rinvii per eccezioni varie non si conteranno e, in ultimo, se non si è accorti, bisognerà anche risarcire chi ha fatto in modo che le casse comunali siano ridotte non solo a secco, ma marcite.
E’ stato difficile, mi creda, porsi contro questo sistema, come, alla fine, voglio sperare di sbagliarmi, risulterà vano il lavoro della magistratura. Così tutto rimarrà come prima, se non peggio. Si dirà, e lei converrà con me, che la coscienza sia l’unica a darci la consapevolezza, unica possibile, di essere convinti di aver fatto il proprio dovere. La coscienza, è vero, ci aiuta, ma non ci permette, in ultimo, di riuscire molte volte a fronteggiare l’arroganza di taluni politici che, con spietatezza, diventa disumana. Ed io ne so qualcosa.
Le auguro buon lavoro nella nuova sede. Qui, da noi, le persone oneste continueranno a leccarsi le ferite per una politica che di umanità è digiuna. Decisamente digiuna”.

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