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Prima rappresentazione del dramma sacro “Il martirio del vescovo Donato” a Pago Veiano, con la suggestiva cornice dell’antico palazzo Casalbore (Guarda il video della prof. Lucia Gangale)

07/08/2013
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Il teatro è un formidabile strumento espressivo e di conoscenza, di unione e coinvolgimento emotivo. Il dramma sacro, una delle tante forme espressive di cui esso si serve, ha permesso di portare in scena a Pago Veiano, per la prima volta, “Il martirio del vescovo Donato”, scritto da don Nicola Vigliotti, sacerdote originario di San Lorenzello, scomparso nel 2012.

Pago Veiano

In un’ora e mezza viene ripercorsa tutta la vicenda terrena di San Donato di Arezzo, per il quale gli abitanti di Pago Veiano e San Lorenzello professano una speciale devozione. Ed è proprio nell’ambito dei festeggiamenti – tuttora in corso – in onore di San Donato vescovo, patrono di Pago Veiano, che si colloca questo evento, attesissimo da tutta la comunità pagoveianese, che ha seguito in religioso silenzio tutto lo svolgimento, per poi tributare convinti applausi al nutrito gruppo di attori non professionisti, di entrambi i comuni (anche se San Lorenzello ha una tradizione trentennale di teatro amatoriale), che lo ha portato in scena.
La rappresentazione si è svolta nel suggestivo scenario del palazzo (o meglio, di quello che ne rimane) del palazzo appartenuto alla cospicua famiglia Casalbore. La storia prende l’avvio dall’amicizia tra Donato e Giuliano, divenuto poi imperatore di Roma col nome di Giuliano l’Apostata, per avere egli rinnegato la fede cristiana alla quale era stato educato dal vescovo di Nicomedia, Eusebio, e ripristinato il culto dell’Imperatore, e dalle profferte amorose di Tullia, donna amata da Donato prima della conversione e del sacerdozio. Poi la predicazione ad Arezzo, città in cui Donato era fuggito a seguito delle persecuzioni di Giuliano e di cui diventa vescovo, l’amore per lui di tutti i fedeli della Tuscia, i miracoli: dalla guarigione del ragazzo epilettico a quella dell’indemoniato. Fino al miracolo, che gli costa l’accusa di magia, di avere ricomposto un calice mandato in frantumi da pagani entrati nella sua chiesa. Donato ne raccolse i pezzi e lo ricompose, ed anche mancandone il fondo il vino che vi fu versato rimase al suo interno senza disperdersi. A quella vista 79 pagani si convertirono. Un mese dopo Donato è arrestato e fatto decapitare dal prefetto di Arezzo, Quadraziano. E’ il 7 agosto del 362 d. C.
Alla rappresentazione è intervenuto il vescovo di Benevento, mons. Andrea Mugione, che ha intrattenuto i presenti ed i tanti bambini che avevano recitato, con una conversazione su ‘la fede’, ‘la croce’, ‘il martirio’, invitando tutti, con un linguaggio semplice ma efficace, a mettere da parte gli egoismi e le prevaricazioni (“meno io, meno mio”), ad impegnarsi concretamente e quotidianamente nel lavoro e nella vita di ogni giorno, accettando con letizia i pesi e le difficoltà, nella sicurezza che Dio ci ama.

Servizio  e foto  prof.Lucia Gangale

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