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Francesco Zoino spiega la presunta “incoerenza” dell’Italia dei Valori

04/04/2013
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Si tratta di  presunta “incoerenza” dell’Italia dei Valori nei confronti dell’amministrazione Pepe e delle questione riguardanti l’avvicendamento di Giunta, nonché della gestione dei rapporti con il Partito democratico, rapporti che, secondo le intenzioni dei nostri detrattori, andrebbero immediatamente recisi in nome di una “purezza morale” e di una “trasparenza totale” tanto fantasiose quanto di moda, in questi tempi di imperante (e ipocrita) grillismo anticasta – ci tiene a sottolineare Francesco Zoino.

“Forse è il caso- dichiara Zoino –  di fare un po’ di chiarezza e ristabilire l’ordine dei fatti, spesso travisati, o quantomeno forzati, allo scopo di colpire la condotta dell’Idv, che noi giudichiamo invece corrispondente alle scelte e alle posizioni prese a suo tempo.

Il primo punto che vogliamo porre all’attenzione di lettori ed elettori è la questione delle alleanze. Se infatti è innegabile che sul piano nazionale ci sono state evidenti divergenze tra Idv e Pd, poi sfociate nella costruzione di percorsi politici differenti, è altrettanto innegabile che sul piano locale le cose funzionano diversamente, come dimostrano le numerose “coalizioni a geometria variabile” sparse su tutto il territorio nazionale, in mille amministrazioni regionali, provinciali e comunali. Ed è incongruo, e anche un po’ ingenuo, giudicare la condotta politica dei partiti a livello locale alla luce delle scelte compiute dalla direzione nazionale (tra l’altro, fino a qualche tempo fa, campeggiava ovunque quel che si chiama la “la foto di Vasto”, simbolo tangibile di una convergenza reale, anche se poi non andata in porto, di valori e idee comuni alle forze di uno stesso schieramento, vale a dire Pd, Sel e Idv).

Dunque, sotto quest’aspetto, l’Idv non solo è stata coerente con se stessa ma ha tenuto fede agli impegni presi con il centrosinistra alle elezioni comunali del 2011, rispettando il vincolo di coalizione che ha portato l’amministrazione Pepe alla sua seconda consiliatura. Cosa avremmo dovuto fare all’indomani delle inchieste che hanno raggiunto il Comune di Benevento? Abbandonare la nave in nome della legalità ferita? Scappare invocando una nostra presunta, superiore moralità? Non sono cose che si addicono a un partito serio. Ferma restando la nostra fiducia nell’operato della magistratura, che saprà ben individuare le responsabilità dei singoli (non dei partiti) in fatti penalmente rilevanti, era ed è nostro dovere continuare a credere in un progetto politico che abbiamo voluto e supportato, senza facili scappatoie moralistiche grazie alle quali defilarsi elegantemente dalla scena, come se il nostro compito non fosse quello di migliorare le performance dell’azione amministrativa, ma quello di uscirne, per così dire, puliti, e privi di un’assunzione di responsabilità. Siamo rimasti nella coalizione di centrosinistra, siamo rimasti fedeli a questo progetto, perché crediamo ancora nelle possibilità di una forte incidenza politica di questa amministrazione. Il che ci ha portato ad appoggiare in toto l’azione del sindaco, ovvero il tentativo di rilancio del progetto del centrosinistra mediante la creazione di una nuova Giunta. E questa, ci pare, rappresenta l’unica forma di coerenza politica cui è necessario tener fede.

Quanto all’avvicendamento dell’assessore Campone, ci spiace leggere di accuse fondate pressoché sul nulla. Come la nostra amica Mirna sa bene, noi le abbiamo dato ampio credito, confidando nella serietà di una dirigente politica che molto ha fatto per il nostro partito (e molto potrà ancora fare), ma che molto pure ha ricevuto in cambio. Dall’ingresso in Giunta nella prima amministrazione Pepe, all’elezione a consigliere comunale nel 2011, alla nomina all’assessorato al Lavoro e Legalità nella seconda amministrazione Pepe. Il contributo che la Campone ha dato all’Idv ben si bilancia, dunque, con le cariche da lei stessa rivestite. Se poi, durante il suo percorso amministrativo, non si è rivelata all’altezza delle aspettative del sindaco, cosa che ha fatto venir meno il rapporto di fiducia tra quest’ultimo e il suo assessore, noi non possiamo che prenderne atto e rimetterci alle prerogative incontestabili della potestà sindacale. A volte la riuscita di un progetto politico può e deve prescindere dalle persone chiamate ad attuarlo, qualora esse non si dimostrino più in consonanza con la direzione intrapresa dagli amministratori, come è avvenuto nel caso in questione. Addossare al partito la responsabilità dell’avvicendamento, non ci sembra, in definitiva, né giusto né corretto.

Tanto più adesso che, secondo logiche – trasparenti – di partecipazione a pieno titolo all’alleanza di centrosinistra, abbiamo proposto il nome di Emilia Maccauro per l’assessorato ai Servizi sociali. Anche qui, si sono dette cose prive di sostanza e di verità. L’avvocato Maccauro ha votato per Bersani alle primarie del centrosinistra. E allora? Questa era l’indicazione data dall’Idv a livello nazionale, e dirigenti, attivisti e simpatizzanti del partito si sono limitati a seguirla. Sarebbe questa l’incompatibilità? È per questa ragione che non si poteva proporla? Siamo seri. Non ci sono gli estremi per una critica ragionevole a una scelta di questo tipo. E del resto il neoassessore Maccauro, persona di indubbia professionalità che rappresenta le forze positive esprimibili dal seno della società civile beneventana, ha pubblicamente preso parte al progetto di Rivoluzione civile (che, come si sa, inglobava in una sola lista anche l’Idv), votando Ingroia, in perfetta aderenza, quindi, con la condotta di tutto il nostro partito.

Il quale, è bene precisarlo in questa sede, ma anche, se ce ne fosse bisogno, in una conferenza stampa ad hoc, si trova per la stragrande maggioranza in pieno accordo con le decisioni prese in queste settimane. A dispetto di quanto vanno dichiarando gli esponenti di una fantomatica fronda interna, mossa evidentemente da intenti di rivalsa non meglio “specificati”, sia la costruzione della Lista Ingroia sia la permanenza nell’amministrazione di centrosinistra, costituiscono i punti chiave di un percorso politico condiviso, sotto il segno della coerenza progettuale e della fedeltà a un’idea di buona politica. Che va in tutti i casi preservata e perseguita, nonostante i ripetuti tentativi di delegittimazione ad opera di quegli stessi che, finché gli faceva comodo, l’hanno prima approvata, poi sostenuta e portata avanti. E infine, per motivi non proprio chiarissimi, clamorosamente rinnegata.  “

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