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CIVES: Puntare ad un’economia della sobrietà con l’obiettivo del benvivere è stato il tema del decimo incontro

11/03/2013
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Si è tenuto venerdì 8 marzo il decimo incontro di CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” .
Una lezione appassionante e necessaria, ai fini del percorso, quella tenuta da Francesco Gesualdi, Coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e allievo di don Lorenzo Milani

Cives

L’introduzione di Ettore Rossi (Direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della diocesi di Benevento), ha sottolineato quanto sia importante oggi, per superare le difficoltà che viviamo, rivedere i nostri stili di vita liberandoci da tanto superfluo, e sentirci più liberi rispetto ai consumi: “Dovremmo ritornare all’essenziale e alla solidarietà – ha dichiarato Rossi – poiché nel contesto attuale il punto di vista del povero potrebbe rivelarsi una chiave rivoluzionaria”.
Efficace e incisivo l’intervento di Gesualdi, il quale ha dedicato le prime battute del suo intervento all’importanza che oggi può determinare il consumo critico, per indurre le imprese a cambiare atteggiamento e rendere i consumatori pensanti piuttosto che assuefatti alle logiche del mercato: “Questo ci potrebbe permettere di essere protagonisti – ha spiegato Gesualdi – in quanto ci renderebbe soggetti di giustizia anche rispetto alla quantità dei nostri consumi, vista l’esauribilità delle risorse che abbiamo a disposizione e alla luce anche dei diritti degli altri”.
L’importanza di rivedere il nostro modo di consumare, quindi, al centro: “Andare verso la sobrietà significa ripensare le nostre aspettative, cercando di utilizzare meno risorse possibili, produrre meno rifiuti ma cercando comunque di soddisfare i nostri bisogni”.
Come riorganizzare allora quello che è attualmente un sistema costruito su basi completamente diverse? Secondo il relatore, in questo tempo complesso, sono necessari nuovi orientamenti, per puntare ad un’economia della sobrietà che ci aiuti ad evitare una catastrofe sociale e ambientale e cambiare, se necessario, anche il modello economico: “L’obiettivo che ci dobbiamo porre deve essere il benvivere, non il benessere. Decidere, insieme, verso quale sostenibilità vogliamo andare. La buona vita va in tre direzioni: verso l’armonia con se stessi, verso quella con gli altri e verso la natura. Dobbiamo lavorare sulla dimensione comunitaria, non organizzandoci rispetto alle leggi del mercato, poiché questo ha un limite: è strutturato per vendere e di conseguenza non è sempre accessibile a tutti. Iniziamo a concepire una società dove ciascuno di noi sia parte attiva del nostro tempo e possa mettersi a disposizione della gestione dei servizi accessibili a tutti”.

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