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Prima sessione del convegno Res Langobardum.

Si è conclusa nella Sala “Vergineo” del Museo del Sannio di Benevento la prima Sessione del Convegno di studi sul tema: “Res Langobardorum. Storia, cultura, religione della Benevento Longobarda”, promosso dalla Provincia di Benevento e dall’Ufficio Cultura e Beni Culturali dell’Arcidiocesi, in collaborazione con la società cooperativa ArteViva.

 

res Longobardorum

Ha presieduto l’incontro il prof. Enrico Cuozzo, sottolineando come il Convegno possa costituire la premessa per poter discutere e parlare della nascita delle cosiddette “province interne” del Mezzogiorno: “Pensare, cioè, di staccare le zone interne del Mezzogiorno dalla zona costiera, in particolare dal napoletano, lo si può fare soltanto se si ha consapevolezza delle profonde radici culturali che stanno alla base della nascita della nuova Regione Sannitica”.

Nel suo messaggio di saluto ai Convegnisti, il presidente della Provincia Aniello Cimitile, dopo aver ringraziato l’arcivescovo metropolita mons. Andrea Mugione e don Mario Iadanza per aver consentito la realizzazione dell’iniziativa finalizzata ad un approfondimento sulla stagione di Benevento e della “Longobardia meridionale”, di cui la città fu per secoli il centro propulsore, ha illustrato le iniziative che la sua Amministrazione intende portare a termine per la ri-scoperta e valorizzazione di quell’epoca.

“Il nostro progetto – ha detto Cimitile – può essere visto come organizzato in tre fondamentali filoni. Il primo è quello di carattere “strutturale”, che ha già visto il suo primo risultato nella apertura della Nuova Sezione dei Longobardi del Museo del Sannio sotto la direzione della dottoressa Maria Luisa Nava. E’ in questa stesso filone che si collocano il progetto di riassetto fruitivo del chiostro di S. Sofia attraverso l’introduzione di tecnologie multimediali e tridimensionali, i lavori in corso per il Book Store e l’Info Pont del Museo, la organizzazione nella Biblioteca Provinciale di una Sezione dedicata ai Longobardi, la rivalutazione della figura di Arechi II”.

Quindi Cimitile ha così proseguito: “Altro intervento ha carattere divulgativo, per promuovere conoscenza, interesse ed attenzione nelle scuole. Mi riferisco al concorso “Primavera longobarda” e una serie di pubblicazioni divulgative che alimenteranno il book – store del museo e in generale la domanda turistica”. Infine, il presidente ha annunciato l’impegno per “la produzione culturale e la ricerca sui Longobardi nei diversi settori in cui essa si articola (storica, archivistica, archeologica, beni architettonici e culturali, … etc). E’ in questo quadro che si colloca questa iniziativa congressuale, quella del Concerto di Canto Beneventano e la mostra, sicuramente straordinaria, sui Codici in scrittura beneventana della Biblioteca Capitolare di Benevento che sarà inaugurata venerdì 8 febbraio.

In questo terzo filone cadranno altre iniziative come quella dedicata alla scoperta di codici liturgico-musicali beneventani a Dubrovnik e soprattutto proveremo a lanciare una nuova iniziativa che proprio ieri abbiamo discusso col neo-assessore alla cultura Maria Felicia Crisci. L’idea che qui vi sintetizzo e che spero sarà approfondita e perfezionata presto, è quella di istituire, qui a Benevento, un permanente Congresso Biennale di Studi sui Longobardi e spero che presto io possa annunciare un altro importante ed ambizioso progetto che stiamo incubando con l’impiego di tecnologie d’avanguardia”.

I Relatori hanno quindi svolto i loro interventi. La Docente dell’Università degli Studi del Molise Rosanna Alaggio discutendo su “L’Italia meridionale fra il VI e il XI secolo”, ha soffermato la propria attenzione sulle grandi trasformazioni che avvengono in Italia meridionale tra la fine dell’Impero romano, l’arrivo dei Longobardi e infine dei Normanni, che realizzano l’unità del Regno (che sopravvive fino all’Unità d’Italia). Si è occupata dunque della città e della gestione dei grandi patrimoni fondiari, dell’economia, basata prevalentemente sulla produzione agricola.

La Alaggio si è interrogata sulle ragioni per le quali una civiltà grande ed importante, famosa e vasta come quella dell’Impero romano sia svanita, anche se lentamente, per dare poi posto ad una civiltà che è stata del tutto originale, nuova, che in parte ha rielaborato in maniera inedita una tradizione millenaria.

Il prof. Marcello Rotili della Seconda Università degli Studi di Napoli ha discusso su “Benevento fra tarda antichità e alto medioevo”, si è invece occupato delle origini della città longobarda e delle sue radici che sono nella tarda età romana. Risale infatti a quel periodo una serie di processi che i Longobardi trovarono già in atto, nei quali si inserirono e che poi seppero gestire.

“Non vi sono – ha detto Rotili – gli elementi per credere ad una origine longobarda della città medievale, o perlomeno ve ne sono molto pochi; la Benevento longobarda esiste, naturalmente, ma è una formazione che trae origine dagli assetti della città tardo antica: cioè dal IV° secolo, dagli assetti che la città aveva ricevuto già nel corso del IV° e V° secolo.

Quando i Longobardi arriveranno nella seconda metà del VI° secolo, si innesteranno in una serie di processi che erano già in corso. Preciso questo – ha aggiunto il prof. Rotili – perché in precedenza si era stati portati a credere che la Benevento longobarda fosse nata tutta dalla iniziativa dei longobardi e attraverso la ricostruzione delle mura dopo le distruzioni di Totila del 545, ma in realtà non è proprio così.

I longobardi restaurarono le mura, ma le mura (che nella storiografia vengono tradizionalmente attribuite all’iniziativa dei longobardi) erano state in realtà costruite già nel IV° secolo. Quindi – ha proseguito lo studioso – questa è la novità principale, già resa nota in sede scientifica.

Le varie sfaccettature della città di età longobarda sono molteplici, sono tante ed interessanti, perché è chiaro che una Benevento longobarda “esiste”: su questo non c’è dubbio – ha aggiunto il docente; però ha delle radici lontane. Ecco, questa è la novità. Convegni come quello odierno, possono aiutare soprattutto a comunicare le novità che sono state acquisite dalla ricerca e a fare il punto su quello che si deve ancora fare”.

La prof.ssa Amalia Galdi dell’Università degli Studi di Salerno ha invece relazionato su: “La produzione agiografica a Benevento nei secoli VIII – X”. Secondo la docente, “la storia longobarda di Benevento è molto interessante da molti punti di vista, anche da quello della scrittura che costituisce una fonte molto utile nel capire le dinamiche storiche, in particolare per capire la coscienza civica beneventana nell’alto Medioevo, e cioé – a giudizio della docente – l’idea che la comunità beneventana voleva dare di sé.

Nello stesso tempo, la produzione agiografica consente anche di seguire alcuni livelli di azione politica: per esempio l’espansionismo, la lotta con i Bizantini, la lotta contro i Ducati costieri, che in qualche modo legittima le imprese soprattutto dei Principi beneventani. I Principi utilizzano i culti e la scrittura agiografica come strumenti di azione politica”.

Il prof. Mario Iadanza dell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli ha invece discusso su “Arechi I e i Longobardi beneventani nel Registrum epistolarum di Gregorio Magno”. Il docente ha selezionato circa una decina di lettere di Gregorio Magno, Papa 590 al 604, riguardanti Arechi ed i longobardi di Benevento.

In tali lettere emerge l’azione del papa tesa all’inizio all’instaurazione di una tregua per lo scacchiere italiano dove si giocava una partita complessa tra il Ducato di Benevento, i Bizantini, il Ducato di Spoleto, il Regnum.

Gregorio Magno si muove per una convivenza pacifica tra le varie popolazioni che in quel tempo vivevano nella nostra Penisola. Questo aspetto della storia locale mette peraltro in luce ancora maggiore le splendide testimonianze di civiltà culturale, quali la scrittura beneventana, il canto beneventano.