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Aurora Lobina, sannita doc, in mostra al Pan di Napoli

31/01/2013
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L’impegno per la cultura: una scelta che crea valore. L’artista Aurora Lobina in mostra al PAN di Napoli con il supporto di MediArt.

“Investire in cultura è investire nel proprio futuro. La cultura stimola la creatività che a sua volta favorisce evoluzione e innovazione a loro volta base di ogni sviluppo economico e, soprattutto, sociale. Infatti, la cultura aiuta anche a sviluppare spirito critico e ad acquisire una prospettiva valoriale solida senza la quale qualsiasi avanzamento economico risulta effimero. Questi sono i motivi per cui reputo che un’impresa – di qualsiasi genere merceologico si occupi – dovrebbe avere l’investimento in cultura insito nel proprio DNA.” Con queste motivazioni Jean Pierre el Kozeh spiega l’impegno nell’ambito culturale della Mediart srl.

E queste le motivazioni per cui la MediArt supporta la produzione dell’artista beneventana Aurora LOBINA che espone le sue opere alla terza edizione della mostra dei “record” ROCK!, una full immersion tra le rockstar più celebri e la musica che hanno fatto la storia degli ultimi decenni ideata e diretta dai giornalisti Carmine Aymone e Michelangelo Iossa negli spazi del PAN – Palazzo delle Arti di Napoli e aperta fino al 24 febbraio 2013.

Aurora Lobina, che ha già partecipato con successo alla precedente edizione con quattro opere dedicate ai Beatles, quest’anno propone “6 miti del Rock”. Sei stampe dirette digitali su forex di formato 50×70cm, ciascuna dedicata ad una grande star della musica moderna: I died a hundred times – Amy Winewhouse; Made in china – David Bowie; Take it easy – Jim Morrison; POP – Bono Vox; Hate me tender – Elvis; Stripped – Mick Jagger.
La mostra, giunta alla sua terza edizione nelle due precedenti edizioni ha avuto oltre 25.000 visitatori.
Quest’anno sono previsti più di 50 appuntamenti tematici, incontri con protagonisti della scena musicale internazionale e italiana (da Pete Best dei Beatles a Roger Taylor dei Duran Duran, da Ian Paice dei Deep Purple a Chris Barron degli Spin Doctors, passando per gli eroi del “sound ‘e Napoli” come Peppino Di Capri, Enzo Gragnaniello, Tony Esposito, Franco del Prete e molti altri). Oltre 60 itinerari guidati con scuole, accademie, licei d’arte, associazioni culturali e studenti universitari; proiezioni di documentari esclusivi; presentazioni di libri, cd e live-set coinvolgenti. Un’occasione di rilievo che vanta importanti partner culturali (dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura al Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli, e ancora il Consolato Britannico di Napoli, il Consolato Generale della Repubblica Federale di Germania, il Goethe Institute, l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Gibson Guitar e Hard Rock Cafè International, la Fondazione Bideri, Metropanpoli, Afrakà, Centro Chitarre di Cristiano Ceruti, SuonidelSud). Ma chi è  Aurora Lobina ?

Beneventana, classe 76. Fondatrice dello studio di grafica e comunicazione “Aurorise&Co.”, insegna grafica e comunicazione visiva alla scuola La Tecnica di Benevento. Formatasi come industrial design presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Roma, dopo gli studi si trasferisce in Israele dove trascorre tre anni artisticamente molto intensi, alternando il lavoro di designer alla sperimantazione fotografica.
In Israele, in una condizione politica e sociale di continua emergenza e in una terra intrisa di dura spiritualità, Aurora Lobina impara e acquisisce i due punti nodali lungo cui si sviluppa la sua intera produzione artistica: la necessità di un’espressività senza mediazioni e la profonda potenza dei segni grafici.
Nel 2004, tornata in Italia, collabora con diverse aziende e studi del settore della grafica e della comunicazione tra Venezia, Treviso e Roma. Nel 2005, il ritorno a Benevento la riporta in una dimensione di provincia per lei particolarmente fertile e stimolante. Si avvicina infatti alla street/urban art e realizza esperienze espositive e di laboratorio. E lì adotta la pittura spray innescando un processo fondamentale per la propria poetica che dalla fotografia, attraverso la grafica, arriva infine alla tela.
Il lavoro di Aurora Lobina, infatti, si avvale dell’unione di una serie di tecniche differenti: partendo dalla fotografia digitale, l’artista interviene profondamente a livello grafico su di essa per poi imprimere l’immagine ottenuta su vari supporti, dal poster di carta alla tela, con l’utilizzo della stampa a intaglio o di quella fotografica. Tutte le sue opere hanno come sigillo il gesto puro e minimale dello spray e dello stencil.
L’utilizzo del grande formato garantisce spesso alle sue opere una modalità espositiva che oltrepassa le forme standard di allestimento e si pone come installazione in spazi interni o esterni, in linea con la riflessione costante di Lobina sulla dimensione urbana e le possibilità comunicative legate ai luoghi delle città. I soggetti, tendenzialmente ritratti di spazi o di persone care, sono sempre dei ritagli emotivi della vita quotidiana dell’artista. Nella resa bidimensionale di un universo sfaccettato di ombre e luci, i residui del quotidiano si mescolano a elementi aulici, tra distrazioni e modi di essere, tutti fermati per un attimo nel ritratto con la leggerezza delle cose che sfuggono senza farsi completamente afferrare.
Conosciamo meglio MediArt che supporta Lobina in questa mostra.
“MediArt tra mecenatismo contemporaneo e tempo etico”.
MediArt nasce nel 1995 come ditta individuale per dare maggiore strutturazione e sviluppo ai progetti di natura artistica e culturale di Jean Pierre el Kozeh. Nel corso degli anni questa realtà è cresciuta rendendo necessaria la trasformazione della sua natura giuridica in società a responsabilità limitata e ampliando i suoi ambiti alla comunicazione intesa in senso lato.
Oggi MediArt è un’affermata realtà che opera a livello nazionale e collabora con le principali Aziende (Finmeccanica, Enel, Takeda Italia, Lilly, Sanofi Aventis ecc) ed editori italiani (RAI, Mediaset, RCS, Cairo ecc).

L’attenzione alla cultura e all’arte non è però mai venuta meno e, oggi, viene manifestata attraverso l’adozione di progetti di giovani artisti il cui sviluppo MediArt supporta economicamente, attraverso la condivisione della propria rete relazionale o mettendo a disposizione il proprio know how.
MediArt dedica, inoltre, una parte del proprio tempo contribuendo, nel limite delle proprie competenze, a progetti di natura sociale. Dal 2011 MediArt si occupa ad esempio della comunicazione dell’associazione K.K.C. – Kids Kicking Cancer che supporta i bambini ospedalizzati per motivi oncologici.

MediArt opera secondo una precisa filosofia imprenditoriale il cui principio guida è la responsabilità sociale che esplica in tre ambiti.
Interno, attraverso una corretta gestione dei rapporti con i dipendenti e collaboratori, non considerati come strumenti per realizzare il più alto profitto ma come la vera ricchezza dell’ Azienda. Il fatturato e l’utile sono infatti solo degli indicatori della salute di un’azienda ma coloro che attivamente contribuiscono alla sua tenuta. L’Azienda ha quindi il dovere di relazionarsi ai propri collaboratori con criteri di trasparenza e correttezza, cercando così di rendere quanto migliore possibile il contesto di lavoro sia dal punto di vista fisico che relazionale.
Esterno, prestando particolare attenzione al rapporto con i fornitori, ai quali va applicata la regola dell’equo compenso. Le negoziazioni vengono quindi sempre gestite non nell’ ottica del massimo risparmio possibile ma del giusto rapporto tra risparmio, qualità della fornitura e soddisfazione del fornitore. Il fornitore viene considerato partner dell’Azienda e ad esso va garantita la massima trasparenza possibile nella modalità dei pagamenti e di tutte le condizioni connesse alla relazione con l’Azienda.
Progettuale, investendo parte del proprio utile o del proprio tempo per cercare di migliorare la qualità di vita di chi è meno fortunato, di incentivare la creatività o supportare lo sviluppo di progetti ed attività artistiche e culturali.
In questo ultimo ambito non semplice “sponsorizzazione” bensì un vero e proprio “mecenatismo contemporaneo” con una chiara visione imprenditoriale che però considera “utile” non solo l’eventuale ritorno economico (reputato comunque eticamente legittimo seppure, in questi casi, non necessario) bensì, soprattutto, il ritorno in termini sociali: favorire una società migliore in cui operare è come per il contadino arare il campo che dovrà seminare e dei cui frutti dovrà vivere.

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