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Cacciano (Pd) : ” Abbassiamo i toni e riportiamo il dibattito negli organismi di Partito”

01/10/2020
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L’invito che mi sento di rivolgere a Tutti, scrive Giovanni Cacciano,  è di abbassare i toni e di ricondurre il dibattito nel suo naturale alveo, gli Organismi di partito. Solo pochi giorni fa il PD è stato gratificato dagli elettori Sanniti con il primato assoluto di consensi nella nostra Provincia. Primo partito, con distacco (Non accadeva da anni). Elezione del consigliere regionale per la terza volta consecutiva. Con ogni evidenza, si tratta di un grande onore e di un’ancor più grande responsabilità. Tra le ragioni che hanno attratto la fiducia dei Cittadini vi è, senza dubbio, la chiarezza delle posizioni. Il PD, per il tramite dei suoi candidati e dei suoi dirigenti, ha nitidamente definito il campo politico, nel capoluogo e nell’intera provincia. L’impegno assunto è semplice, trasparente, inequivoco. Opposizione all’amministrazione Mastella, nelle sue varie declinazioni. Opposizione che è anzitutto ideale, sociale e politica. Coerentemente, il Partito Democratico è il cardine e il promotore della costituenda «alternativa programmatica e di governo». Quell’alternativa che lo stesso Presidente, Insogna, e il capogruppo consiliare di Benevento, De Pierro, si sono solennemente impegnati a perseguire solo qualche mese orsono. Il deliberato della Direzione Provinciale del 2 marzo u.s., da entrambi co-redatto e sottoscritto, testualmente recita: «[…] In questo scorcio di Consiliatura, dovere del PD è esercitare il vigile ruolo dell’opposizione, “a prescindere dallo scenario politico nazionale”, e, ancor più, profondere le migliori energie per organizzare l’Alternativa. Ampia, plurale, solidale e competitiva. Un disegno collettivo che parli alle menti e ai cuori dei cittadini. A tal fine è essenziale la costruzione di un “campo largo” in grado di coinvolgere tutti i partiti, i movimenti e le associazioni che non si riconoscono nelle esperienze di governo cittadino e provinciale che stanno per chiudersi». È questa la «famosa» riunione ante lockdown, non ne risultano altre. In attuazione del citato deliberato e in conformità con le dichiarazioni della campagna elettorale, i Democratici lavorano a un’ampia coalizione, partitica e civica, in grado di competere e di vincere la sfida della guida della città di Benevento e della Provincia. Una città abbandonata a se stessa, vittima (purtroppo) di un evidentissimo «declino culturale ed economico» cui l’attuale distratta amministrazione non ha saputo o non ha voluto metter mano né ha inteso aggredire in nessun modo. Rispetto a questo evidente fallimento le posizioni del capogruppo consiliare e del Presidente dell’Assemblea del PD sono mutate? È in corso un ripensamento? Il PD ha vinto le elezioni regionali sulla trasparenza della propria missione a Benevento e nel Sannio. Siamo «partigiani», abbiamo deciso da che parte stare. È blasfemo o oltraggioso pretendere altrettanta chiarezza? L’ambiguità è tra le cause prime del discredito della Politica e del sopravvenire di quel populismo che Noi tutti non apprezziamo. Se si vuole, la polemica (cui rifuggo) e le equivocità che l’hanno causata cessano in un istante. «Sia il Vostro parlare: “sì, sì, no, no”. Il resto viene dal maligno…», direbbe il Profeta per eccellenza. Si tratterebbe di un doveroso atto di rispetto nei confronti dei Cittadini di Benevento e dei militanti ed elettori del Partito Democratico. È altresì necessario, a questo punto, richiamare alcuni dati oggettivi, riscontrabili, che magari sono sfuggiti. 1) Il PD Sannita è risultato il primo «resto» attribuito alla circoscrizione provinciale di Benevento. Il secondo è toccato a Noi Campani. Pertanto, l’espressione «per il rotto della cuffia» è palesemente falsa. 2) Il PD Regionale, nel 2015, elesse il 50% dei componenti la maggioranza del Consiglio regionale (15 su 30). Oggi ne ha eletti 8 su 32, il 25%. Nonostante il dimezzamento avvenuto, il PD Sannita ha riconfermato, con ampio margine, il proprio rappresentante. Napoli, per capirci, è passata da 9 a 4. Salerno e Caserta da 4 eletti a 1 ciascuno. 3) Bisognerebbe tenere in conto che, rispetto al 2015, le liste collegate a De Luca sono raddoppiate, da 8 a 15. Sono evidentemente raddoppiati i candidati. I votanti, invece, sono rimasti gli stessi. 4) Nessuna «richiesta di deroga» circa la possibilità di candidarsi in liste diverse da quella del Partito Democratico è mai pervenuta ai competenti organismi provinciali. La presidenza di tali Organismi è nota (Deroga che sarebbe stata necessaria per 4 candidati, iscritti e dirigenti a vario titolo del partito. Fa eccezione la Castaldo, fuoriuscita in occasione della scissione di Renzi). Veniamo, in conclusione, all’auspicato ed auspicabile «confronto democratico» unitamente all’opportunità di ricondurlo negli argini della fisiologica dialettica di partito. Non intendo ricordare chi abbia inteso, d’incanto, tracimare quegli argini dopo anni di assoluta e appiattita condivisione della linea politica, per di più avviando un’intensa e strumentale campagna di stampa inversamente proporzionale alla fattiva e propositiva partecipazione al dibattito interno. Al Presidente del partito, funzione che dovrebbe essere terza e di garanzia, compete la convocazione degli Organismi, Direzione e Assemblea. Proceda, convochi! Confrontiamoci, analizziamo, litighiamo, discutiamo ed infine votiamo. Nel partito, non fuori! Valga l’esercizio del principio democratico non la delegittimazione. Affrontiamo il tema posto dalla Coordinatrice circa l’interpretazione del ruolo dell’opposizione da parte del gruppo consiliare cittadino, specie di alcuni componenti. Verifichiamo, laicamente, nei predetti Organismi se il Presidente dell’Assemblea/Direzione possa manifestamente votare e sostenere una lista diversa da quella del proprio partito nonché competitiva dello stesso. Nel frattempo, però, Presidente si limiti agli «apprezzamenti personali», quelli della Direzione Provinciale potranno giungere solo dopo che la stessa si sia riunita. L’Unità è molto cara ai nostri militanti ed elettori. Essa, più che un astratto ideale, è una faticosa ed estenuante pratica quotidiana. Non si favorisce «sparando» sulla Comunità che si proclama di voler sostenere e rafforzare. Non facilita «la costruzione di ponti» il dichiarato obiettivo di «far saltare» l’elezione del consigliere regionale del partito. Usiamo parole di verità e squarciamo il velo delle ipocrisie. Agli Amici e ai Compagni che si sono allontanati dal partito e ai Tantissimi che si sono riavvicinati in occasione dell’ultima vicenda elettorale, questa Giovane Segreteria propone e proporrà, con sincerità e tenacia, il medesimo approccio: aperto, inclusivo, accogliente, solidale, plurale. A patto, com’è già capitato di sostenere, conclude Cacciano, che non si confonda il Partito Democratico per un ordinario tram di linea dove l’obliterazione del biglietto rischi di essere costume esclusivo degli ingenui.

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