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L’ozono, l’inquinante critico in estate. I dati SNPA per il 2019 e per l’estate 2020

12/08/2020
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Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana per l’ozono è stato superato nel 91,7% delle stazioni di monitoraggio SNPA. Situazione migliore, per ora, durante i primi mesi dell’estate 2020. Un bilancio definitivo della stagione 2020 sarà possibile trarlo dopo che saranno disponibili i dati dei mesi di agosto e settembre.
Così come avviene per gli altri inquinanti atmosferici, il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, attraverso le reti di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dalle agenzie ambientali delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, rilevano l’ozono, un inquinante particolarmente critico soprattutto nella stagione estiva.

La rete di monitoraggio dell’ozono comprende circa 350 stazioni presenti su tutto il territorio nazionale. I dati riepilogativi dei monitoraggi sono resi disponibili nei report annuali sulla qualità dell’aria prodotti dalle singole agenzie. Inoltre, tutte le agenzie rendono disponibili i dati giornalieri dell’ozono rilevati, attraverso appositi bollettini. Alcune agenzie per questo inquinante forniscono i dati in tempo reale e le previsioni per i giorni successivi.

Per quanto riguarda il 2019 e la stagione 2020 sul sito SNPA https://www.snpambiente.it sono stati pubblicati i dati dell’ozono 2019 del monitoraggio SNPA e la situazione nell’estate 2020.

Quando si forma l’ozono

L’ozono O3, gas formato da tre atomi di ossigeno, in natura si trova in concentrazioni rilevanti negli strati alti dell’atmosfera terrestre, dove protegge dalla radiazione ultravioletta. Negli strati bassi dell’atmosfera, invece, è presente in basse concentrazioni, tranne nelle aree in cui la presenza di alcuni inquinanti chimici, in concomitanza di fattori meteo-climatici favorevoli come le alte temperature estive, può indurne la formazione con conseguente aumento della concentrazione.

Un inquinante dannoso per la salute

La presenza di elevati livelli di ozono, a causa del suo alto potere ossidante , danneggia la salute umana, ma anche quella degli animali e delle piante (ne influenza la fotosintesi e la crescita, entra nel processo di formazione delle piogge acide, con danni alla vegetazione ed ai raccolti), deteriora i materiali (danni al patrimonio storico-artistico) e riduce la visibilità.

In generale occorre ricordare che gli effetti dell’ozono sono contraddistinti da grandi differenze individuali e gli eventuali disturbi sanitari non hanno carattere cumulabile, ma tendono a cessare con l’esaurirsi del fenomeno di concentrazione acuta di ozono.

I soggetti più sensibili al fenomeno sono i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza, chi svolge attività fisica o lavorativa all’aperto. I soggetti a rischio sono le persone asmatiche, con patologie polmonari o cardiache.

Quando ci sono giornate con elevati valori di ozono queste persone devono evitare prolungate esposizioni all’aperto e ridurre al minimo attività fisiche affaticanti (passeggiate in bicicletta, attività sportive, ecc.) in particolare nelle ore più calde.

I dati del 2019

Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (OLT) per l’ozono – 120 µg/m³ come media massima giornaliera calcolata su 8 ore – è stato superato in 297 stazioni di monitoraggio del SNPA su 324 pari al 91,7% delle stazioni con copertura temporale sufficiente; l’OLT è stato superato per più di 25 giorni in 182 stazioni (56,2%).

Complessivamente la rete di monitoraggio del SNPA per l’ozono nel 2019 comprendeva 355 stazioni, di queste 324 hanno raggiunto la copertura temporale minima del 90% (al netto delle perdite di dati dovute alla taratura periodica ed alla manutenzione ordinaria) richiesta dal D.Lgs. 155/2010 per considerare validi i valori rilevati.

Un dato che evidenzia come i livelli di ozono estivo sono elevati in gran parte del Paese, con alcune aree (in particolare la pianura Padana) dove si registrano situazioni più evidenti di criticità.

Per quanto riguarda gli indicatori di breve periodo, cioè la soglia di allarme (superamenti di 240 µg/m³ della massima media oraria) e la soglia di informazione della popolazione (superamenti di 180 µg/m³ della massima media oraria), sono state superate, rispettivamente in 34 stazioni (10,5%) e in 161 stazioni (49,7%).

In particolare la soglia di allarme è stata superata solamente in stazioni di 4 regioni: Lombardia (20), Veneto (9), Piemonte (4), provincia autonoma di Trento (1).

Per quanto riguarda la soglia di informazione, invece, non è stata superata solamente in quattro regioni (Abruzzo, Calabria, Molise e Sardegna, ). Tuttavia, in molte regioni i superamenti sono stati in numero piuttosto ridotto (<5). Le situazioni dove la soglia di informazione è stata ripetutamente superata sono: Lombardia (45 stazioni su 46), Emilia-Romagna (26 su 34), Veneto (23 su 23), Piemonte (22 su 27), Friuli Venezia Giulia (14 su 16), Campania (7 su 16), Lazio (6 su 24), provincia autonoma di Trento (5 su 5).

I dati del 2020

Come abbiamo già evidenziato, un elemento determinante che incide sulle concentrazioni di ozono rilevate, è la presenza o meno di elevate temperatura. Questo fatto è facilmente riscontrabile nei dati che sono stati raccolti per quanto riguarda questo inquinante nei mesi di giugno e luglio 2020.

Infatti in questi due mesi, solamente in Lombardia, è stata superata la soglia di allarme di 240 µg/m3 come massima media oraria (livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana in caso di esposizione anche di breve durata) oltre la quale scattano le misure previste dai piani d’azione comunali. Ed anche per la regione lombarda il superamento ha interessato solamente due stazioni.

Solamente 14, nel mese di giugno, anche le situazioni nelle quali, invece, è stata superata soglia di informazione della popolazione di 180 µg/m3 come massima media oraria. Oltre tale livello vi è un rischio per la salute umana in caso di esposizione anche di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili, quali anziani e bambini, che devono essere tempestivamente informati affinché evitino di stare all’aperto, almeno nelle ore più calde della giornata.

Infatti, la soglia di informazione è stata superata in giugno solamente in quattro regioni, Lombardia (6 stazioni), Campania (4 stazioni), Piemonte (3 stazioni), Emilia-Romagna (1 stazioni).

A conferma di un quadro “tranquillo” per il mese di giugno, il valore massimo (massima media oraria) registrato è stato di 192 µg/m3 in Piemonte e Campania, seguito da 191 in Lombardia, e 190 in Emilia-Romagna.

Un po’ diversa la situazione in luglio, specialmente nell’ultima parte del mese, quando le temperature hanno iniziato ad aumentare e, regolarmente, si sono registrati livelli maggiori di ozono. I superamenti del livello di informazione sono stati registrati complessivamente in 72 stazioni in diverse regioni: Lombardia (31 stazioni su 46), Veneto (13 su 24), Emilia-Romagna (11 su 34), Campania (su 35), Trento (4 su 6). Negli altri casi i superamenti sono stati ancora più sporadici.

Un quadro più “caldo” per il mese di luglio, è confermato anche dai valori massimi registrati, che hanno raggiunto i 256 µg/m3 in Lombardia, 217 in Veneto, 216 nel Lazio, 212 a Trento, 211 in Campania e 210 in Emilia-Romagna.

Naturalmente un bilancio definitivo della stagione 2020 per quanto riguarda questo inquinante sarà possibile trarlo dopo che saranno disponibili i dati dei mesi di agosto e settembre, ma sin d’ora possiamo azzardare l’ipotesi che avremo dati più contenuti rispetto a quelli registrati nel corso del 2019, proprio a causa della stagione complessivamente più mite (almeno nella prima parte dell’estate).

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