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Settimana di Preghiera per le Vocazioni, mons. Battaglia in preghiera via social con i sacerdoti della sua Diocesi

29/04/2020
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“Accompagniamo ed ascoltiamo più con la testimonianza che con le parole. La fede non è questione di precetti, ma di umanità, di rapporti, di prossimità”.

Un momento di preghiera particolare quello che il vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti mons. Domenico Battaglia ha voluto vivere e condividere con tutti i suoi sacerdoti, collegati in streaming sulla pagina facebook della Diocesi, durante questa settimana di preparazione alla 57a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che verrà celebrata domenica 3 maggio 2020. Partendo dal brano di Vangelo di Giovanni su Gesù, pane della vita (Gv 6, 30-35), il vescovo Mimmo ha gettato le basi per una sua meditazione sulla cura del prossimo. “Tra le tante parole di questo tempo, mi tornano alla mente quelle di alcuni medici e infermieri, ma anche di preti, che sono stati presenti in prima linea accanto ai colpiti dal virus, e che hanno contestato il sentirsi chiamare eroi. <<Non chiamateci eroi, stiamo facendo il nostro dovere, come possiamo, stiamo rispondendo al bisogno dell’altro>>, perché il bisogno dell’altro è anche il nostro, cercare di mettere in contatto i malati con le loro famiglie è cura della vita: per alcuni quel momento è stato l’ultimo saluto, l’olio della consolazione, prima di tornare al Padre. Dio consola, non si impone. È la parola “laica” che oggi apre i nostri occhi per riconoscere il Signore presente, il suo volto di viandante. Parole che sono diventate luce di speranza nell’umanità redenta, rinnovata dalla grazia che sempre opera. Forse – prosegue mons. Battaglia – l’Eucaristia vissuta in solitudine diventerà per noi sacerdoti il segno di un’urgenza: sostituire i vecchi recipienti con otri nuovi che possano contenere il vino del vero rinnovamento ecclesiale, spirituale, morale”.

A conclusione della riflessione, il vescovo Mimmo s’è interrogato, chiedendosi cosa possa significare, in questo tempo, l’espressione “procuratevi il cibo che non perisce”, declinando ìl rapporto con Dio come fondamento, il rapporto con i confratelli come testimonianza e il rapporto con la comunità parrocchiale per un vero rinnovamento. “Questo tempo – sottolinea don Mimmo – ci sta donando un nuovo sguardo sull’essenziale. È Gesù che, dalla croce, attrae a sé e dona tutto sé stesso, Gesù vivente, con i segni dei chiodi e delle spine, è il Signore. Su quel crocifisso prendono vita i volti di tanti crocifissi della storia, dei nostri poveri. Su quel volto siamo rimessi in piedi anche noi che non abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, che abbiamo taciuto quando era ora di parlare, noi che abbiamo avuto paura, che abbiamo anche tradito quando abbiamo cercato noi stessi e le nostre sicurezze. Signore, la nostra azione diventi in questo tempo segno di corresponsabilità con tutti gli uomini di buona volontà. Fa sentire nelle nostre comunità i confini che si allargano, le porte delle case che si aprono, la voce del fratello che chiede
aiuto. Sei tu che salvi, non i nostri meriti, non i nostri buoni propositi, non le nostre opere. Piuttosto queste sono frutto della tua comunione donata, della salvezza accolta, della Parola custodita.
Dall’esperienza dell’amore di Dio incontrato in Gesù Cristo si apre la possibilità di comprendere nuovamente la nostra storia, questo nostro mondo, noi stessi, anche in questo tempo delicato e faticoso. La folla del brano del Vangelo, così come noi oggi, cercava continuamente segni. Il segno che rivela Gesù è quello di dare noi stessi da mangiare e di trovare il modo di farci prossimi come Lui s’è fatto prossimo. “Signore – supplica nuovamente mons. Battaglia – ti chiediamo di far rinascere in noi il desiderio di accompagnare la nostra gente, come tu hai sentito il desiderio di stare con la folla. Ti chiediamo di aiutarci a non lasciare indietro nessuno, soprattutto chi si aspetta da noi una parola, il perdono, la speranza. Forse in questo tempo di pandemia – evidenzia – più che rivendicare il “diritto di culto”, occorre che ci interroghiamo sulla formazione delle coscienze, sull’essere credenti dalla parte di Dio e dei più poveri. Carissimi, chiediamo al Signore e facciamo in modo che il sacramento della Parola, il pane di vita, possa entrare realmente nelle case della nostra gente perché riviva la comunità rinnovata nel suo fondamento. Non fate mancare lo sguardo misericordioso di Dio che è capace di sciogliere i nodi della sofferenza e della morte; di cogliere le povertà, i bisogni, più nascosti, e di riconoscere vie nuove, cammini di vita, per rimettersi in piedi. Sappiamo che ci sono povertà che si sono accentuate, disagi nuovi. Vi chiedo di accompagnare, di ascoltare, di andare incontro, di accogliere, di incoraggiare più con la testimonianza della vostra vita e presenza che con le parole! Neppure un piccolo tentativo di farsi accanto andrà perduto. La fede – chiarisce, infine, don Mimmo – non è questione di forme, di norme, di precetti, è questione di umanità, di rapporti, di prossimità. La fede è testimonianza non affermazione di verità, è parola proferita non pretesa, è incoraggiamento e comprensione non condanna. La verità dei rapporti ha la sua ragione e la sua radice nella carità”.

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