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Mataluni :Il comportamento del comune di Montesarchio non ha precedenti nella storia amministrativa!

23/07/2012
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L’Ufficio Tecnico del Comune di Montesarchio, perseverando nell’assurdo silenzio rifiuto, nonostante i ripetuti solleciti della Mataluni, ha ritenuto di procedere direttamente alle acquisizioni a patrimonio comunale di due fabbricati. E’ quanto dichiara l’Azienda Mataluni nella vicenda “Comune di Montesarchio e Aziende Mataluni”

 

Enzo Mataluni

La vicenda delle contestazioni urbanistiche interessa due fabbricati industriali, ricadenti nell’area PIP (quindi, ad esclusiva vocazione industriale) del Comune di Montesarchio.
Il primo fabbricato (A), è destinato a centro di ricerche e ad alloggio per stagisti, ricercatori e tirocinanti provenienti dalle 14 Università degli Studi che in Italia si sono convenzionate con le aziende Mataluni per sviluppare progetti di ricerca. Il secondo fabbricato (B) è un’ala di un capannone industriale che si intende adibire alla lavorazione degli oli in imballaggi innovativi.

LE CONTESTAZIONI

Fabbricato (A). E’ contestata una altezza superiore ai 10 metri prevista dai piani urbanistici e paesaggistici.
Va detto, subito, che nella realizzazione del manufatto non vi è stato alcun aumento di volume, né di superficie. Il fabbricato risulta conforme sia alle norme paesaggistiche che urbanistiche, in quanto è realizzato ad una quota del terreno sottoposta all’originario livello e presenta i solai intermedi di maggiore spessore rispetto a quelli riportati nel progetto approvato (vedi istruttoria del Commissario ad acta).

Fabbricato (B). Il capannone industriale viene realizzato per una lunghezza maggiore di quella autorizzata e si contesta l’invasione di una fascia di rispetto fluviale per la presenza di un corso d’acqua limitrofo.
Va detto, subito, che il manufatto è stato realizzato, con una variazione in corso d’opera, per una superficie maggiore di quella assentita, in ragione di un adeguamento funzionale, inferiore al 20% del totale, necessario per consentire un lay-out rispettoso delle norme di sicurezza dei lavoratori.
Il fabbricato risulta conforme sia alle norme paesaggistiche che urbanistiche, in quanto il vincolo di rispetto dal corso d’acqua è totalmente inventato dal Comune di Montesarchio. Infatti, l’Ufficio Regionale di Urbanistica, unico competente in materia, esaminati gli atti, attesta che il corso d’acqua non è soggetto ad alcuna tutela paesaggistica e non si attua alcun vincolo di distanza (vedi attestazione della Regione Campania).
Copertura del corso d’acqua.
Non si è mai realizzata alcuna copertura del corso d’acqua, come si evince dagli attestati del Genio Civile e dalle visioni delle mappe.

Copertura di una strada demaniale.
Non si è mai realizzata alcuna copertura abusiva di una strada pubblica, in quanto quest’ultima  è stata oggetto di un provvedimento di sdemanializzazione e successiva vendita all’azienda Mataluni.

IL COMPORTAMENTO DEL COMUNE

A fronte delle contestazioni elevate dal Comune, le aziende Mataluni hanno sempre presentato, in corso d’opera, istanze di varianti in sanatoria, finalizzate a regolarizzare le difformità riscontrate durante la fase di costruzione.

Tali varianti in sanatoria sono giuridicamente e di fatto tutte concedibili, come dimostrato anche dall’analisi del commissario ad acta, ma il Comune di Montesarchio non ha mai proceduto ad una istruttoria tecnica, trincerandosi dietro un silenzio-rifiuto. Silenzio che Mataluni non ha mai ritenuto di impugnare in quanto in Regione Campania non vige il silenzio rifiuto, ma il silenzio inadempimento, cioè l’obbligo dell’Ente di istruire le richieste e dare risposta ai cittadini. Ciò è previsto dalle leggi regionali 19/2001  e 16/2004,  prevalenti, per dettato Costituzionale, sulle leggi dello Stato.

L’Ufficio Tecnico del Comune di Montesarchio, perseverando nell’assurdo silenzio rifiuto, nonostante i ripetuti solleciti della Mataluni, ha ritenuto di procedere direttamente alle acquisizioni a patrimonio comunale.

I provvedimenti di acquisizione venivano ripetutamente sollecitati dal sindaco Izzo, il cui comportamento, anziché essere ispirato al principio di cooperazione con le imprese del territorio, che nel concreto si sarebbe realizzato facendo procedere alle istruttorie richieste, è stato fermamente orientato alla confisca degli immobili, con l’emanazione di ben 5 direttive sindacali ai funzionari, contenenti esplicite minacce di denuncia in caso di omissione.
Questo comportamento non ha precedenti nella storia amministrativa delle amministrazioni comunali italiane.

La Mataluni, nella difesa estenua dei diritti negati, ha cercato di attivare i poteri sostitutivi che la legge prevede quando un Ente risulta inadempiente rispetto ad una istanza di un cittadino. Difatti, si è rivolta all’Amministrazione Provinciale di Benevento, chiedendo la nomina del Commissario ad acta. Il Presidente Cimitile, sensibilizzato dall’ingiusto comportamento del Comune, ha nominato, quale Commissario ad acta, l’ing. Luigi Fusco, capo-ufficio tecnico del Comune di Paupisi, esperto di urbanistica.
L’ing. Fusco, sostituendosi al silenzio del Comune, ha finalmente svolto l’attesa istruttoria  sulle istanze di sanatoria richieste dalla Mataluni ed ha dichiarato che tali istanze sono tutte concedibili, in quanto i manufatti rispettano le norme urbanistiche e paesaggistiche vigenti.
Ha poi invitato, non avendo egli i poteri, il Comune di Montesarchio ad annullare in autotutela tutti gli atti di acquisizione a patrimonio comunale.

Il Comune di Montesarchio, anziché seguire l’indirizzo del Commissario ad Acta e far propria l’unica istruttoria tecnica compiuta, ha impugnato al TAR la nomina del Commissario stesso, con l’intento di rendere inutilizzabile e deligittimare, per motivi formali e non sostanziali, il suo operato.

Appare del tutto evidente l’intento di eliminare a prescindere ogni soluzione equa volta al pacifico componimento della questione, continuando invece in un intento ostruzionistico.

IL RICORSO AL TAR

Al TAR Campania esistono due orientamenti  giurisprudenziali.  Uno, della IV Sezione, favorevole al silenzio-inadempimento  (obbligo dell’Ente  di rispondere)  e l’altro,  della VIII Sezione,  favorevole  al silenzio-rifiuto.

I ricorsi presentati dalla Mataluni sono stati, sfortunatamente, esaminati dalla Sezione VIII, la quale nel presupposto che la Mataluni non ha mai impugnato i silenzi-rifiuto  del Comune, non ha potuto trattare compiutamente nel merito le questioni, respingendo i ricorsi dell’azienda.

Va detto, però, che il Consiglio di Stato, opportunamente adito dalla Mataluni, su una questione analoga, ha espresso un unico orientamento in senso favorevole al silenzio inadempimento, quindi, alla tesi invocata dalla Mataluni stessa.

Si è, quindi, in attesa che tale organo giurisdizionale superiore decida in secondo grado sul merito della questione.

INDAGINI  IN CORSO PRESSO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BENEVENTO

Il comportamento inusuale, sia del responsabile dell’Ufficio Abusivismo, che del Sindaco, il quale, stranamente, si è occupato in prima persona di questa vicenda urbanistica  (e solo di questa!), è stato valutato dalla Procura della Repubblica, la quale ha iscritto nel Registro delle Notizie di Reato i fatti accaduti, avviando un’apposita indagine, tuttora in corso.

Va rammentato che il Sindaco Izzo è destinatario di un provvedimento di chiusura delle indagini con il quale la Procura di Benevento gli addebita il reato di calunnia, ritenendolo artefice di lettere anonime ai danni delle aziende Mataluni.

Ciò confermerebbe  uno spirito tutt’altro  che collaborativo  del sindaco Izzo nei confronti  dei Mataluni.

LE CONSEGUENZE DELLA VICENDA

Tutta la vicenda rappresentata ha generato consistenti danni ai patrimoni, allo sviluppo ed all’immagine delle imprese Mataluni.

Danni che, in caso di accoglimento dell’appello della Mataluni da parte del Consiglio di Stato, dovranno essere risarciti dal Comune di Montesarchio e dai soggetti, funzionari e politici, che hanno deciso o partecipato alle decisioni dell’Ente. Suscita grande responsabilità, quindi,  eseguire  la sentenza  del TAR Campania, alla luce della complessità e dell’orientamento del Consiglio di Stato.

Le aziende Mataluni, negli ultimi 5 anni, da quando la vicenda si è intensificata, hanno subito una battuta di arresto in termini di sviluppo internazionale, perdendo il vantaggio favorito dai marchi acquistati, con ovvi risvolti negativi in termini occupazionali.

Alcuni Enti, soprattutto del territorio pugliese, eccellenza nel campo oleario, nell’esprimere la loro solidarietà rispetto alla vicenda occorsa, hanno già comunicato la più ampia disponibilità ad accogliere un’eventuale delocalizzazione dell’azienda, concedendo, nell’immediato, i fabbricati industriali necessari allo svolgimento delle attività.

Si tratta di chi, ovviamente, governa il proprio territorio con buon senso, lungimiranza ed affetto per la propria terra.

SOLUZIONE PROPOSTA

Per il buon componimento  della controversia in questione, la Mataluni ha più volte invitato il Comune ad operare in autotutela, prospettando, come proposto anche dal Commissario ad acta, l’annullamento dei provvedimenti di acquisizione a patrimonio comunale, sempre possibili in ogni stato e grado del procedimento, e l’avvio delle famose istruttorie tecniche mai eseguite.

Per le aziende Mataluni, rimane ancora questa la strada più equa da praticare per la risoluzione della controversia, in quanto si perverrebbe ad una conclusione pacifica, che oltre a rasserenare gli animi,  ripristinerebbe i diritti del cittadino impresa, lesi dal silenzio e dall’inattività dell’Ufficio Comunale.

Sarebbero, altresì, garantiti i diritti dei lavoratori della Mataluni alla conservazione del posto di lavoro nel proprio territorio.
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