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Altrabenevento chiede la chiusura dei pozzi contaminati e la tariffa dell’acqua al 50%

04/09/2019
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Assemblea Pubblica questa sera presso la sede de “Il sale della Terra” da parte dell’Associazione Altrabenevento che chiede a viva voce la chiusura dei pozzi di PezzaPiana e Campo Mazzoni.

Gabriele Corona e la sua Associazione continuano nella loro battaglia a favore dei cittadini affinche’ anche quelli del Rione Ferrovia, Liberta’ e Centro Storico abbiano una acqua di qualita’. E dopo il nulla di fatto con una situazione di stallo che e’ continuata nella Conferenza di Servizi di ieri presso gli Uffici Regionali dell’ambiente, l’associazione non si e’ data per vinta ed ha indetto appunto l’assemblea Pubblica di questa sera.

E cosi’ Corona ha ripercorso le tappe di questa storia infinita iniziata ben 9 mesi fa. Questo anche perche’ il tetracloroetilene e’ presente costantemente nelle falde dei Pozzi di Campo Mazzoni e Pezzapiana con concentrazioni superiori alla Soglia di Contaminazione. Artea s.r.l., che ha fatto le indagini, ha detto che non e’ facile determinarne le cause e che potrebbe essere di costituzione storica.

Questa situazione, che è di estrema gravita’,  dovrebbe avere una informazione limpida e trasparente, appunto come l’acqua, invece non è così. Mancano le pubblicazioni dei dati malgrado fosse stato chiesto anche dal Prefetto che si pubblicassero  in modo che i cittadini possano rendersi conto delle problematiche. C’e’ poi la GESESA, ha lamentato ancora Corona, che spaccia i parametri della potabilita’ dell’acqua di superficie con i parametri della contaminazione che e’ quella delle acque profonde.

E fino ad oggi, lamenta Altrabenevento, non c’e’ stata alcuna vera conferenza stampa per spiegare realmente come stanno le cose e la conferenza di servizi di ieri e’ la prova che c’e’ bisogno di trasparenza. Tra l’altro la stessa si è dovuta aggiornare perche’ l’Arpac ha fatto sapere che in 40 giorni non e’ riuscita ad esaminare il documento di Artea srl nel mentre pero’, fanno notare dall’Associazione, ad Agosto ha avuto il tempo di fare degli esami di alcuni pozzi privati al rione ferrovia.

Nel corso della conferenza di ieri, poi, il responsabile della Provincia ha dichiarato di aver fatto gli esami insieme all’Arpac, ma neppure questi dati sono portati alla pubblica conoscenza.

Inoltre solo Altrabenevento ha presentato un documento nel quale  spiegava perche’ le norme di prevenzione dovevano essere applicate immediatamente con la chiusura dei pozzi dei quali  non si trova l’autorizzazione per l’uso,  la provincia asserisce che sarà  di vecchia data e la GESESA chiede la sanatoria per gli stessi.

Entrando maggiormente in campo legislativo la parola passa all’avv. Sandrucci che dichiara che poiche’ e’ stato acclamato, con il documento di caratterizzazione dell’Artea s.r.l., che la contaminazione da tetracloroetilene c’e’  e le soglie sono state superate, va applicato il Testo Unico Ambientale che stabilisce che quando c’e’ la contaminazione di pozzi utilizzati per fini potabili si e’ in condizioni di emergenza per cui l’art. 240 del D. Lgs 152/06 stabilisce che bisogna impedire, con opportuni interventi,  che la contaminazione arrivi ai recettori, che sono poi  i cittadini. Nel caso specifico, quindi,  vanno chiusi i pozzi. Inoltre,  dalle notizie che circolano,  si evince che nelle acque di questi pozzi di Benevento, da ben 15 anni c’e’ la presenza di Tetracloroetilene. Questo lo si può apprendere da uno studio della  l’Arpac che oggi dichiara il contrario smentendo se stessa, ha concluso l’avv. Sandrucci.

Sull’aspetto tecnico, l’ing. Salvatore Zotti nel suo intervento ha tenuto a precisare che una cosa e’ l’autorizzazione a realizzare il pozzo ed una cosa e’ la concessione di utilizzo dello stesso. Nel 2004 la Beneventana Servizi ( oggi Gesesa) presento’ una richiesta in sanatoria per l’ utilizzo del pozzo di che trattasi ma vi era traccia che  da oltre 40 anni veniva rilasciata una sorta di autorizzazione provvisoria all’utilizzo dello stesso nelle more della concessione definitiva che poteva anche trovare il diniego dell’ente. Ad oggi si e’ ancora in una fase provvisoria, che dura da oltre 40 anni quando la concessione vera è propria non puo’ avere una durata superiore ai 30 anni. Questo perche’ dopo 30 anni vanno verificati tutti i parametri. Difatti quando furono scavati i due pozzi di Campo Mazzoni e Pezzapiana, essi  erano in aperta campagna nel mentre oggi  sono in pieno tessuto urbano con tutte le sotto e sovra strutture realizzate nel tempo e quindi in un contesto completamente diverso che non ne permetterebbe l’uso. Difatti  le modalita’ di realizzazione odierne dovrebbero essere completamente diverse rispetto a quelle poste in essere al momento della realizzazione, non volendo considerare anche le variazioni urbanistiche e quindi   le zone  laddove oggi e’ permessa questa attivita’ rispetto alla zona dove oggi gli stessi sono siti  atteso ad esempio che le falde oggi si trovano per 25 metri al di sotto dei fiumi che scorrono nelle immediate prossimita’.

Gabriele Corona, ritornando sulla qualita’ dell’acqua dei pozzi in questione, ha ricordato come gia’ tanti anni fa, quando il tetracloroetilene non veniva ancora individuato, si parlava di acque di scarsa qualita’ per via dei nitrati. Percio’ bisogna insistere per aver approvvigionamento dal Biferno la cui acqua arriva anche a Benevento dal Casertano. E se l’acqua che arriva in Regione Campania non e’ sufficiente bisogna rinegoziarne le quantita’ cosa che il Sindaco di Benevento avrebbe dovuto fare mettendosi a capo di questa protesta. Hanno obiettato, ha continuato il Presidente di AltraBenevento,  che forse le condotte non ce la fanno, ma intanto da 120 litri al secondo oggi si e’ arrivati a 200 litri a secondo, ma basterebbero 240 litri al secondo per servire tutta la citta’. E tra l’altro che uso se ne fa dei 200 litri non si sa ma e’ una cosa sicura che nella parte alta se ne fa uso a gogò. Cuciniello, della GESESA, oggi ha dichiarato che l’acqua viene continuamente emunta dal pozzo di Pezza Piana mentre il pozzo di Campo Mazzoni viene emunto per solo 2 ore al giorno.

Se si mettesse mano  realmente all’acquedotto del Biferno probabilmente si potrebbe anche avere piu’ acqua e risolvere i problemi. E comunque  con 200 litri dal Biferno invece di 120, e su 240 occorrenti,  si potrebbe anche chiudere uno dei due pozzi.

C’e’ poi la questione dei danni prodotti dall’uso prolungato di acqua contaminata benché nei limiti della potabilita’. E questi  danni si cerchera’ di capirli con medici dell’ambiente in un prossimo futuro specialmente su soggetti deboli come i bambini, donne in stato interessante e così via.

Quindi la questione sotto questo aspetto e’ abbastanza complessa ed allarmante laddove non si conoscono gli effetti dell’assunzione prolungata, benche’ a concentrazioni basse, e tra l’altro in composizione con altri elementi presenti nelle acque o che i cittadini ingeriscono attraverso le medicine o con altri alimenti. E Valentino Soreca, intervenuto all’incontro, ha sollecitato il Sindaco di Benevento per verificare  se ci sono state patologie che sono aumentate negli ultimi 15 anni.

Ma massima attenzione, non solo al tetracloroetilene ma anche per i derivati che da esso si formano in combinazione con altri elementi, e’ stata suggerita anche dal tecnico dell’ASL presente ieri alla Conferenza dei Servizi.

Infine Altrabenevento ha predisposto un modulo per i cittadini del rione Ferrovia, Libertà e Centro Storico affinche’ si chieda alla GESESA la riduzione al 50 % della tariffa perche’ trattasi di acqua di pessima qualita’ rispetto a quella distribuita nelle altre  zone, a parita’ di tariffa.

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