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Uil, dati su P.I. della Ragioneria generale dello Stato.Prioritario impostare un piano di investimenti nella nostra P.A.

27/03/2019
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La Uil Avellino/Benevento rende noto che i lavoratori pubblici nel 2017 erano 3,24 milioni in lievissimo calo sull’anno precedente (-5.000 unità). Al netto degli enti acquisiti di recente il totale del personale è di 3,18 milioni con una riduzione di 257.661 unità sul 2008 (-7,5%). Lo rileva la Ragioneria generale dello Stato nel Conto annuale spiegando che il dato risente del blocco del turn over. La riduzione è rallentata negli ultimi anni a causa della stretta sull’accesso alla pensione. Nella pubblica amministrazione diminuiscono i lavoratori con un contratto stabile. Tra il 2008 e il 2017 il personale con contratto a tempo indeterminato è diminuito del 4,4% sfiorando i tre milioni. Se poi si considera il personale al netto degli enti acquisiti nel periodo il personale stabile scende sotto i tre milioni a 2.947.000 unità (circa 18.000 lavoratori in meno rispetto all’anno prima) con un calo di 198.535 occupati (-6,3%) rispetto al 2016. Per la Uil, quindi, il conto annuale della Ragioneria generale dello Stato fotografa lo stato di fatto della nostra Pubblica Amministrazione dopo oltre dieci di mancati investimenti e, soprattutto, di tagli lineari. Impietosi i dati frutto del taglio della spesa, pari al 7% rispetto al 2008, al netto degli enti acquisiti: il totale del personale si è ridotto di 257mila unità (-7,5%) e risultano in sensibile calo anche i dipendenti a tempo indeterminato (-6,3%). Destano, inoltre, non poche preoccupazioni le evidenze della Ragioneria in settori strategici per il nostro sistema pubblico, come il segno meno sulla spesa del personale per regioni e autonomie locali (addirittura -21,6%) e per il Servizio sanitario nazionale (-4,1%) e come il netto ribasso (-820,00 euro) della busta paga media annua dei lavoratori della Scuola. In quest’ultimo caso pesano di certo gli stipendi più bassi dei nuovi ingressi che, però, a loro volta, scontano dieci anni di blocco della contrattazione. L’ultima tornata di rinnovi non può essere vista come una semplice parentesi: la contrattazione deve riacquisire la sua regolare fisiologia negoziale. Facciamo presente che ci troviamo a ragionare su rilevazioni riferite al 2017, che gioco forza nel 2018 sono peggiorate e nel 2019 lo saranno ancor di più per l’ennesimo rinvio delle assunzioni al 15 novembre e per le novità di quota 100. A farne le spese sono non solo i lavoratori, in termini di potere d’acquisto ma, di riflesso, i servizi resi alla cittadinanza, quale ovvia conseguenza dello svuotamento delle istituzioni. E, ancora, il benessere complessivo del Paese per l’importante calo degli occupati, soprattutto a tempo indeterminato. Ieri, per chi fosse ancora poco sensibile al tema, è suonato l’ennesimo campanello d’allarme a cui non è più possibile rimanere indifferenti. Noi, già da tempo, abbiamo chiesto un piano straordinario che vada oltre il solo turn over per quest’anno, con l’obiettivo di coprire i numerosi buchi degli organici che stanno portando quasi al collasso interi settori, come la sanità, la scuola e l’Inps.
“È prioritario impostare un piano di investimenti nella nostra P.A. – afferma Fioravante Bosco (Uil Av/Bn) – che risolva la carenza di personale e il suo consequenziale invecchiamento e che difenda il potere di acquisto di chi ci lavora, garantendo loro un’adeguata remunerazione che sia in linea con gli altri paesi europei. Per questo abbiamo chiesto alla Ministra della pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, di convocarci al più presto per discutere di queste tematiche”.

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