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Pesco Sannita: Al via due progetti sul patrimonio artistico e sul monitoraggio delle zone a rischio.

Impegnati 8 giovani nei due settori di intervento. Michele: “Come amministrazione comunale sia soddisfatti per l’importante traguardo raggiunto a favore della nostra comunità”.

di Lino Santillo

Il comune di Pesco Sannita è riuscito a farsi approvare e finanziare ben due progetti legati alla storia, anima, tradizione, turismo e itinerari sul territorio e altre tematiche nello specifico Dont’t Shake, riferite alle zone a rischio sismico. In totale ben 8 giovani impegnati nei due progetti nel corso dei prossimi messi nella ridente cittadina del pre- Fortore. Grande soddisfazione, ovviamente, ha manifestato il sindaco Antonio Michele per l’importante traguardo culturale raggiunto dalla sua amministrazione a favore del gruppo di giovani che svolgeranno il ruolo di “attori” principali per i due progetti in sinergia con altri comuni del Fortore.
“Negli anni recenti – dichiara il primo cittadino – è andata aumentando l’importanza del turismo nei borghi, tanto da poter parlare di un prodotto specifico che può contare su un’ampia e diffusa rete di destinazioni che costituisce un elemento caratterizzante l’offerta italiana. Risulta interessante delineare brevemente l’evoluzione che ha interessato nel tempo il turismo nei borghi, un fenomeno che si è sviluppato secondo direttrici diverse legate alle specifiche realtà. In alcune situazioni lo sviluppo è avvenuto in modo non programmato, dalla scoperta quasi casuale da parte di visitatori, a cui sono seguiti flussi più consistenti di turisti soprattutto in veste di escursionisti, ma anche di residenti sia pure per brevi periodi.
Il turismo dei borghi inizia a posizionarsi come un “turismo minore” diverso e per certi versi alternativo rispetto a quello dei grandi flussi del turismo culturale che interessano gli itinerari turistici più famosi. La domanda nei borghi è prevalentemente di origine interna, mentre i flussi internazionali si orientano verso le grandi città d’arte che costituiscono le mete tradizionali del turismo culturale. Si verifica in questa fase la scoperta da parte dei turisti delle città della provincia e dell’offerta culturale dei borghi apprezzati in quanto richiedono spostamenti più contenuti e rispondono in modo innovativo alle esigenze della domanda alla ricerca di qualcosa di diverso e di innovativo rispetto alle mete tradizionali. Il turismo rappresenta per queste destinazioni un’opportunità per valorizzare il proprio patrimonio, anche quello meno conosciuto, come ad esempio, l’ambiente o la qualità della vita; un modo per favorire forme di turismo residenziale e non solo escursionistiche, andando ad incidere positivamente sulla riduzione della stagionalità dei flussi e attivando uno sviluppo delle attività economiche e dell’occupazione locale.
Negli anni più recenti – rimarca Antonio Michele – è cominciata una nuova fase del turismo nei borghi; questi non sono più visti come un prodotto di nicchia, minore, ma vengono percepiti invece come “eccellenze” turistiche del nostro Paese, in grado di soddisfare quell’esigenza di conoscenza che diventa fattore sempre più importante nella domanda turistica. Per aumentare la loro visibilità sul mercato queste realtà ricorrono in modo crescente a processi di integrazione che vedono la messa in “rete” di borghi anche di ambiti territoriali diversi. Si tende ad arricchire la gamma di proposte e di servizi integrando le risorse storiche-culturali con quelle naturali, di tipo enogastronomico e della cultura immateriale. A partire dagli anni 2000 il “borgo” si
caratterizza per essere una destinazione con un’elevata vocazione all’ospitalità, che si manifesta in un’attenzione ai temi della qualità, della sostenibilità, dell’accoglienza, della sensibilizzazione e del coinvolgimento dei residenti verso queste tematiche. Il turista è affascinato dall’atmosfera che si respira nel borgo più che dai singoli monumenti, un’atmosfera determinata dal contesto urbanistico e umano, dalle cose che si possono vedere e fare, dal cibo e dalle opportunità di acquisto di prodotti locali.
C’è dunque una progressiva evoluzione dei contenuti ricercati dalla domanda, che tende ad attribuire un valore crescente alle componenti immateriali del prodotto. Si registra la tendenza sul mercato nazionale ai viaggi di “conoscenza” che generano occasioni di scoperta e di crescita culturale. Un turismo che cerca lo spirito dei luoghi, che ama le relazioni con i residenti, che si auto organizza la vacanza, personalizzando la propria scelta inserendo sia proposte di grande qualità ed eccellenza che vacanze basate sulla semplicità. Questo turista (definito di terza generazione) ama vivere il territorio, immergersi nella cultura dei luoghi; andare alla scoperta delle tradizioni locali, dei prodotti del territorio, sentendosi un residente temporaneo che cerca occasioni di socializzazione e di incontro con i residenti e gli altri visitatori. Attualmente il turismo dei borghi si rivolge ad un target di domanda che può essere definito di “quarta generazione” sensibile ai temi propri del turismo slow, del turismo filantropico, del turismo di conoscenza e di quello emozionale. L’approccio al tema della vacanza si è andato in parte modificando, basandosi sempre di più su aspetti personali, immateriali ed intimi. Viene avvertita l’esigenza di uno stile di vacanza innovativo, sperimentale, che va oltre la ricerca di autenticità.
Il desiderio di nuovo si esprime anche nella scelta di tipologie di alloggio non tradizionali, con una marcata preferenza per le forme di ospitalità sostenibili, diffuse, originali, tipiche e autoctone, che possono però coniugarsi anche con arredi e servizi innovativi, di design e tecnologici. L’evoluzione che ha interessato il turismo dei borghi fa ritenere che sia diventato, ad oggi, un prodotto contraddistinto da una propria autonomia nell’ambito del prodotto “turismo culturale”. A testimonianza di questo fatto può rilevarsi l’inversione di tendenza della domanda nella scelta del luogo dove soggiornare: fino alla metà degli anni ‘90 si preferiva infatti soggiornare nei grandi centri per poi spostarsi e visitare i centri minori; oggi sta invece aumentando il numero di coloro che alloggiano nelle piccole destinazioni e poi si muovono come escursionisti verso le grandi mete. Il turismo culturale dei centri minori, siano essi centri capoluoghi di provincia che aree collinari o simili, è un turismo caratterizzato da numeri limitati, che richiede però un’integrazione sul territorio superiore rispetto ad altre forme di turismo, una preparazione del visitatore ed interventi più complessi da parte di chi opera nell’offerta. Nel 2016 la domanda turistica nei borghi italiani è stata di 21,1 milioni di arrivi e di 87,5 milioni di presenze, rispettivamente il 18,6% e il 22,3% del totale nazionale. Dopo 3 anni di calo, le presenze nei borghi italiani sono tornate a crescere nel 2016.
Si rende necessario un insieme di servizi per collegare le diverse attrattive del territorio e di una “rete” di attori per offrire sul mercato un sistema funzionale. La creazione di reti consente infatti di trasformare i borghi in “prodotto” a tutti gli effetti: rappresenta una modalità di rispondere alle esigenze della domanda che si aspetta proposte non solo turistiche; un modo di costruire prodotti “allargati” espressione del territorio, più ampi ed interessanti rispetto a quelli che possono essere organizzati e veicolati da un singolo operatore. Infine, l’altra tematica presentata dal nostro comune – termina il primo cittadino – riguarda il progetto Don’t Shake – settore e area di intervento protezione civile e monitoraggio zone a rischio. Questa progettualità si inserisce all’interno del rischio sismico di un’aerea altamente vulnerabile che è l’Alto Fortore e del Calore Irpino inferiore (provincia beneventana)”.