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Domani si apre “Appia in Jazz_Riverberi” diretto da Luca Aquino con i concerti di Rita Marcotulli e Sergio Casale

17/05/2018
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“Appia in Jazz_Riverberi”, il festival diretto da Luca Aquino si propone come vetrina promozionale per gli straordinari paesaggi e i più suggestivi borghi della “Regina Viarum”.

La serata inaugurale è fissata per domani sera alle 21.00 presso la chiesa del Santissimo Rosario a Pastene di Sant’Angelo a Cupolo, con un doppio evento ad ingresso gratuito: ad esibirsi per primo il flautista Sergio Casale che in “Sciuscià” con Sergio Fanelli (viola) e Antonio Arietano (clarinetto), racconterà il cinema neorealista attraverso le colonne sonore dei principali capolavori e dei film da Oscar. A seguire toccherà a Rita Marcotulli, una delle più ricercate pianiste d’Europa, con “La Strada Invisibile”, una suadente miscela tra note jazz e classiche con un richiamo alla canzone d’autore italiana. Ricordiamo che la rassegna durerà per due weekend e si concluderà sabato 26 maggio. Nei prossimi giorni previste esibizioni di Javier Girotto e Natalio Mangalavite (a Paduli), Daniele Sepe (San Nazzaro), Markus Stockhausen (Benevento), Vincenzo Saetta (San Martino Sannita) ed Eugenio Finardi (Apice).

Di seguito, per ciascun artista, bio e progetto che porta a RIVERBERI.

Appia in Jazz_Riverberi

DIRETTORE ARTISTICO
Luca Aquino

UFFICIO STAMPA
Luigi Trusio
+39 393 3311690
ufficiostampa@riverberi.eu
luigi.trusio@icloud.com

SERGIO CASALE

Venerdì 18 maggio ore 21.00

Chiesa SS Rosario, Pastene

SANT’ANGELO A CUPOLO

Flautista, sassofonista, ottavinista e arrangiatore nato a Benevento il 21 settembre 1975. Inizia a suonare il flauto all’età di nove anni con il maestro Jean Claude Masi (ex 1° flauto della Scarlatti). Diplomatosi dapprima in flauto, consegue un secondo ed un terzo diploma, in sassofono e in jazz, al Conservatorio di Perugia. I primi lavori professionali sono con il gruppo Musicalia, con cui si esibisce in importanti festival nazionali ed internazionali, e con cui partecipa a trasmissioni televisive per la RAI e la tv tedesca. Entra poi a far parte della Perugia Jazz Orchestra diretta da Mario Raja, con la quale suona ad Umbria Jazz 01, alla Sala Dei Notari, al Teatro Morlacchi, e al Teatro Pavone di Perugia proponendo in prima italiana per l’associazione Amici della Musica la Nutcracker Suite di Tchaikovsky e le Peer Gynt Suites di Grieg, nelle versioni arrangiate da Ellington. Intanto collabora con Banda Sonora di Battista Lena, con cui incide il disco Cosmonauti Russi. In ambito classico suona al Teatro dell’Opera di Roma, per la rappresentazione in nove repliche del Romeo e Giulietta di Sergei Prokofiev. Con il quartetto di sassofoni Arundo Donax partecipa alle edizioni 2005 e 2006 della Notte Bianca di Roma, e incide la colonna sonora del film Mio fratello è figlio unico. Nel settembre 2005 è vincitore del prestigioso Premio Nazionale Massimo Urbani, concorso per solisti di jazz tra i più ambiti in campo nazionale. Nel luglio 2007, per il Teatro Lirico di Cagliari, si esibisce con un quintetto a proprio nome in un tour in Sardegna. Nel 2007 si esibisce con la Mario Raja Big Bang, alla Casa del jazz di Roma, e con l’Orchestra Napoletana di Jazz. Nel 2008 è primo flauto della Chamber Orchestra di Kiev per la stagione concertistica di Tropea Musica. Dal 2008 al 2010 tiene delle masterclass annuali con il maestro Bruno Cavallo. Nel 2014 tiene un concerto presso El Born Centre Cultural di Barcellona. Nel 2016 è arrangiatore, flautista e produttore artistico del CD “Petra” di Luca Aquino & Jordanian National Orchestra. Nel 2018 è flautista e ottavinista della Symphonic Orchestra di Plvdiv diretta dal maestro Leonardo Quadrini nel concerto di Capodanno a Matera, capitale europea della Cultura. Si dedica in maniera più approfondita agli studi classici, studiando il flauto con il maestro Bruno Cavallo (ex 1° flauto della Scala di Milano), e per due anni composizione con il maestro Francesco Antonioni. Ha collaborato occasionalmente o per brevi tour con musicisti quali Chuck Findley, Fabrizio Bosso, Luca Aquino, Pietro Condorelli, Salvatore Tranchini, Rossano Emili, Andrea Melani, Massimo Manzi, Carmine Ioanna, Antonio Iasevoli, Leon Pantarei, Giovanni Francesca, Dario Miranda, Luciano Ciaramella, Selene Pedicini, Antonio Arietano, Sergio Fanelli e altri. “Cosa alimenta il mio modo di fare musica? La ricerca del suono! Quale suono? Se vi sapessi rispondere significherebbe che avrei già smesso di fare musica. Già, perché il suono non conosce staticità: esso attraversa il tempo, sperimenta i luoghi, conosce il pubblico che incontra. È questa esigenza che dagli studi classici intrapresi all’età di nove anni mi ha portato al jazz, musica nella quale mi sono tuffato col tipico fervore giovanile. Così la composizione, attraverso lo studio delle partiture dei grandi compositori classici, si inserisce in un naturale percorso di crescita. Infine è sempre quello stesso bisogno di ricerca che mi ha fatto interessare alla musica elettronica, e spinto ad occuparmi in prima persona delle riprese, dei missaggi e mastering di molti lavori miei e di altri colleghi musicisti, e a formarmi come tecnico del suono (definizione che mi piace pensare sia in realtà appropriata ad ogni musicista!). Questa stessa curiosità mi piace trasmettere ai miei alunni del Liceo Musicale G. Guacci di Benevento, a cui insegno Flauto e Esercitazioni orchestrali”.

SCIUSCIA’

Sciuscià nasce dall’idea di Sergio Casale di raccontare attraverso la musica un pezzo di storia del nostro paese: il cinema del ‘900, in particolare della corrente neorealista, che descrive e contemporaneamente contribuisce a formare l’identità dell’italiano medio. Attori e registi come Alberto Sordi, Totò, Aldo Fabrizi o Mario Monicelli, mettendo in luce i difetti e le contraddizioni dell’Italia del dopoguerra, hanno contribuito a indicarne un possibile orizzonte. Di questi film la musica non risulta essere una semplice appendice ma un asse portante, e la collaborazione tra regista e compositore un anello determinante per la resa finale dell’opera. Così binomi come De Sica/Cicognini, Fellini/Rota, Fusco/Antonioni diventano tesori preziosi di un cinema che ci ha reso famosi in tutto il mondo. Impossibile pensare alla passerella finale di 8 e ½ spogliata della marcia allegorica di Nino Rota, o all’inseguimento di Aldo Fabrizi in Guardie e Ladri senza che ci torni in mente la funambolesca musica di Alessandro Cicognini. Spesso guardando una di queste scene neanche facciamo caso alla musica, ma è proprio qui il bello! La musica è parte stessa della scena e, se ci capita casualmente di riascoltarla, ci ritorna subito in mente qualcosa di familiare, un ricordo che ormai fa parte della nostra identità. Oltre a Sergio Casale (flauto e ottavino), completano il trio “Sciuscià” Antonio Arietano (clarinetto) e Sergio Fanelli (viola).

RITA MARCOTULLI

Venerdì 18 maggio ore 22.15

Chiesa SS Rosario, Pastene

SANT’ANGELO A CUPOLO

Rita Marcotulli a cinque anni si innamora del pianoforte, strumento che approfondirà presso il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Elegante pianista dalla grana melodica e dalla voce strumentale molto esclusiva, si avvicina alla musica brasiliana per poi approdare definitivamente all’estetica del jazz intorno ai venti anni. Nei primi anni ’80 è presente sulla scena romana allora assai fervida, quella che attorno a pochi e fortunati locali coltivava i grandi musicisti che oggi conducono il jazz italiano. Era consueto, in quegli anni, vedere dei giovani musicisti italiani esibirsi al fianco di grandi stranieri di passaggio in Italia. È così che Rita si impegna al fianco di musicisti noti quali, tra gli altri, Chet Baker, Steve Grossman, Peter Erskine, Joe Henderson, Joe Lovano, Charlie Mariano, Tony Oxley, Michel Portal, Richard Galliano, Enrico Rava, Michel Benita, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Bob Moses, Andy Sheppard. Nel 1986 lascia l’Italia per la Svezia, esperienza durata sei anni e che ha rappresentato una chiave di volta nella corsa musicale della pianista e compositrice. Dal punto di vista della notorietà e delle esperienze, nel 1987 viene votata come “Miglior nuovo talento italiano” dell’anno nel prestigioso referendum indetto dalla rivista Musica Jazz fra la critica specializzata e l’anno seguente viene chiamata da Billy Cobham per le sue formazioni. Negli stessi anni lavora e continua a perfezionarsi in Svezia, esibendosi con Palle Danielsson, Anders Jormin, e con Nils Petter Molvær. Da metà anni ’90, tornata in Italia, alterna propri progetti nel jazz, come il rapporto che la lega alla cantante Maria Pia De Vito, a collaborazioni nel mondo della canzone, specie nelle formazioni di Pino Daniele, trovandosi a collaborare perfino con Pat Metheny. Autrice di una discografia numerosa e importante, di cui l’incisione in duo con Andy Sheppard (“On The Edge Of A Perfect Moment”) e il piano solo intitolato “The Light Side Of The Moon”; il trio con Palle Danielsson e Peter Erskine (che ha licenziato un lavoro discografico per la serie Jazz Italiano Live 2006); nel 2008 ha pubblicato, sempre per la serie Jazz Italiano Live,” Us and them, Noi e Loro” omaggio ai Pink Floyd con Raiz, Fausto Mesolella, Andy Sheppard, Giovanni Tommaso, Matthew Garrison, Michele Rabbia e Alfredo Golino, con ottimo successo di vendita da cui è nato un tour che ha avuto ed ha altrettanto successo. Nel 2011 ha pubblicato “Variazioni sul Tema” (S’ardmusic) con Luciano Biondini e Javier Girotto. Ha composto la colonna sonora del film “Basilicata Coast to Coast” di Rocco Papaleo, per il quale ha vinto nel 2010 il Premio Ciak d’Oro per la miglior Colonna Sonora ed il premio della stampa cinematografica, il Nastro d’Argento, nella categoria miglior Colonna Sonora e nel 2011 il prestigioso “David di Donatello”per la miglior Colonna Sonora. Per la Rai ha composto le musiche per il programma “Atto Unico”, una serie in quattro puntate in cui il teatro contemporaneo italiano si fa protagonista del piccolo schermo, con un viaggio inedito che vede quattro affermati drammaturghi presentare le loro pièce con un linguaggio innovativo che coniuga il cinema, la grafic novel e cartoon. Gli autori sono Emma Dante con “Carnezzeria”, Fausto Paravidino con “La malattia della Famiglia M”, Letizia Russo con “Babele” e Spiro Scimone con “La Festa”.R ita Marcotulli possiede anche un fitto elenco di collaborazioni prestigiose con scrittori, attori ed attrici tra cui: Stefano Benni, Alessandro Benvenuti, Chiara Caselli, Lella Costa e Franca Valeri. Nel febbraio 2013 è membro della giuria di qualità alla 63ª edizione del Festival di Sanremo, condotto da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto.

Nel gennaio 2012 vince il “Top Jazz”, il più importante premio nel mondo del jazz italiano promosso dalla rivista Musica Jazz come Miglior Artista 2011. Il 9 febbraio 2018 partecipa con il batterista Roberto Gatto al Festival di Sanremo 2018 come ospite di Max Gazzè, in gara con il brano “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. Rita Marcotulli è figlia di un tecnico del suono che ha lavorato con i più grandi compositori di musica da film, da Morricone a Nino Rota. E’ stata anche al fianco di Giorgio Gaber, Pino Daniele, Francesco De Gregori. La sua casa romana, prima che si trasferisse in Umbria con il marito, il produttore musicale Pasquale Minieri, e la figlia Elettra, era meta di grandi musicisti: «Un giorno Chet Baker portò via la mia macchina e per due giorni non se ne seppe più nulla. Diane, la sua fidanzata di allora, era in lacrime quando lo ritrovammo a piazza Navona, ma per lui sembrava che non fosse successo nulla. Fu la dimostrazione che non sempre un genio è una persona gradevole».

LA STRADA INVISIBILE

“La Strada Invisibile” è dedicato da Rita Marcotulli alla figlia Elettra, che porta lo stesso nome della figlia dell’inventore del telegrafo.”Ho scoperto che Guglielmo Marconi, che ha una figlia di nome Elettra, aveva una mamma – racconta Rita – che gli raccontava che esisteva una fiaba, che esisteva una strada invisibile, dove i pensieri si potevano trasmettere”. “Una strada invisibile” che diventa punto d’incontro per Marcotulli. In ogni brano appaiono colori diversi. C’è spesso una malinconia di fondo, che probabilmente commenta la vita. I 12 pezzi in scaletta sono per la maggior parte originali (9); sei sono scritti da Marcotulli, tre da Biondini. Il brano che dà il titolo all’album, “La strada invisibile”, composto da Marcotulli, è basato su un’ostinata melodia, ‘Yagapriya’, della vocalista indiana R.A.Ramamani, mentre un ritmo incalzante si fa largo tra le note. Le altre due cover rendono omaggio, la prima, al nostro Domenico Modugno, per un titolo ‘Cosa sono le nuvole’, utilizzato in un poetico film da P.P.Pasolini. La seconda, ‘Essa mulher’, ad una grande interprete , anche se meno universalmente conosciuta di altri suoi colleghi, della MPB, la musica popolare brasiliana : la cantautrice e chitarrista Joyce. E’ un brano tipico della sua scrittura, spesso malinconica, se non addirittura triste, quasi una richiesta di aiuto, un urlo di rabbia. Legato al Brasile è ancora ‘Choroso’, di Biondini, che sviluppa con destrezza un genere musicale fondamentalmente lamentoso, per il quale molti bravi musicisti hanno dato vita ad improvvisazioni mozzafiato, di vero virtuosismo : un nome su tutti, Yamandù Costa. La traccia che più colpisce è quella di apertura ‘Aritmia’, autore Biondini. Sei minuti arrembanti nei quali la pianista interpreta un tema altamente ritmico all’unisono, improvvisando in maniera per molti tratti concitata, finché una pausa di riflessione a metà percorso consente ai musicisti di riprendere l’impetuoso attacco iniziale.

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