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Consiglio Comunale 19 Dicembre 2017,M5S: “Le questioni sono ancora tutte sul tavolo”

“Sindaco, Presidente, Assessori, colleghi consiglieri, – si legge nella lettera del M5S – la maggioranza ha voluto diluire nel tempo, sperando di attutire l’effetto, il redde rationem su alcune questioni: i “giri di valzer” dei tre consiglieri, due dei quali ora ex appisti, il terzo di incerta collocazione, una sorta di ircocervo dalla doppia natura; il passaggio di campo di Vincenzo Sguera e di Luigi Scarinzi; l’impegno politico nazionale del Sindaco e la trasformazione di questa Giunta in una giunta integralmente politica. La prima stesura di questo intervento risale ad ottobre. Eppure le questioni sono ancora tutte sul tavolo.
C’è qualcuno che mi ha ripetuto spesso che alla gente non importa nulla dei cambi di casacca. Perché, aggiungo io, ci siamo mitridatizzati? Perché oramai siamo avvezzi a tutto? Ma allora che senso ha lamentarsi della disaffezione rispetto alla politica? Essa nasce, certo, dall’incapacità di rispondere seriamente a problemi reali, ma anche dal disgusto che il cittadino medio prova nei confronti di una “casta” politica gelosa dei propri privilegi e incapace di un’etica pubblica testimoniata con la coerenza alla propria missione e al proprio mandato.
Questo Consiglio, come ben raccontato dal «Sannio» di qualche mese fa, ha visto i suoi eletti cambiare per un quarto le formazioni di militanza. Non è poco. La cosa ci interpella.
Con una parola che credevo felice neologismo il presidente Luigi De Minico definì l’Aula Consiliare di Palazzo Mosti, in base alla sua esperienza, un “quagliodromo”. Ho scoperto che il quagliodromo è un terreno destinato all’allenamento dei cani per la caccia alla quaglia. Effettivamente nelle settimane abbiamo assistito ad una cruenta caccia alla quaglia (nell’ingrato ruolo dei volatili i tre “reprobi”, in particolare uno, oggi tornati all’accogliente nido…). Più correttamente, invece, quest’aula potrebbe definirsi una palestra in cui si pratichi il cosiddetto “salto della quaglia”. La locuzione – confesso che io stesso lo ignoravo – nasce dal comportamento della quaglia che, quando è inseguita dai cani del cacciatore salta per disorientarli. «Questa pratica – leggiamo – è tipica del “trasformismo politico” e chi la mette in atto è chiamato comunemente “voltagabbana”».
Non agli amici Antonio, Mimmo e Angela ma ai consiglieri Franzese, coordinatore cittadino di Alleanza Popolare dal luglio 2017 (uno degli incarichi più brevi della storia politica cittadina!), Puzio e Russo, ex membro del coordinamento femminile di Ap, chiedo: niente da dire su quanto accaduto? Lessi illo tempore, e rimasi divertito, una dichiarazione del Consigliere Puzio in cui – per davvero – diceva che «per il bene dell’Amministrazione» ha fatto questo gesto (per altro poco apprezzato, a quanto pare). Mi ha ricordato una memorabile scena del Turco napoletano in cui Mario Castellano è l’onorevole Cocchetelli che si sacrifica… per il bene della nazione.
Vedete, queste cose non ve le ha dette Nicola Sguera, ma – con modi solo apparentemente melliflui e concilianti – il vostro Sindaco. Che ha parlato di “valzer”. Egli ha ribadito, richiamandovi fermamente all’ordine, per quanti ancora non lo abbiano capito, «che lui e solo lui è il dominus della scena politica e per quanto gli altri si dannino per cercare un minimo di protagonismo tutto finisce per ruotare attorno alla villa di Ceppaloni, che piaccia o meno». Sto citando le parole di un giornalista con cui amo dialogare.
Vedete, a noi non importano i ragionamenti politicisti… Invece ci ha preoccupato e ci preoccupa che l’attività, ad esempio, della Commissione cultura sia stata bloccata da questi valzer per lungo tempo e che sia stato impossibile discutervi dei famigerati fondi POC su cui l’Amministrazione è andata rovinosamente a sbattere.
Nelle mesi scorsi, dunque, abbiamo assistito, a mezzo stampa, ad un vero e proprio processo che, in forma dimidiata, surreale e parodistica, mi ha ricordato l’Inquisizione. Di sera, a consiglio finito, i tre consiglieri il 9 ottobre scorso, hanno sottoscritto il loro atto di abiura. Mancava solo un cappello di pezza perché fossero additati alla pubblica opinione come eretici del mastellismo…
Ai tre consiglieri diciamo che i loro “valzer”, le loro “tarantelle”, il loro “teatrino”, con la mediocre regia di un profeta che regala spesso terre promesse e poi non le mantiene e che vive la politica quasi come un gioco o un’ostentazione di abilità personale, ha screditato e sta screditando tutta questa assise. Questo è il secondo punto decisivo. Non si tratta di un tormento privato da rispettare. Questo luogo è un palazzo di vetro.
Abbiamo preso atto – continua la nota –  che Vincenzo Sguera è passato in pompa magna in Forza Italia, ergo, per proprietà transitiva, nella maggioranza (attuale) di governo della città. Una scelta meditata a lungo, sicuramente più ponderata di quella di Angelo Feleppa che, d’emblée, è passato dal PD a Mastella (ma già ebbe la sua meritata reprimenda). Non vogliamo ricordare le parole durissime che il consigliere Sguera ha pronunziato durante la campagna elettorale e nei primi mesi della consiliatura contro questa maggioranza. Speriamo che le ricordi lui e le mediti perché non si capisce in cosa quegli uomini, poco capaci e preparati, sono cambiati da allora. Voglio solo dirgli che è illusorio pensare di poter non “sporcarsi le mani” con l’Amministrazione scegliendo un altro livello di azione politica. Quando il gioco si farà duro sarà costretto a mettere le sue competenze al servizio… Anche lui dovrà rispondere alla permanente chiamata alla armi della giunta Mastella, soprattutto oggi che il piano politico nazionale e quello locale, ahinoi, si confondono confusamente. Non siamo sicuri che tra qualche mese non avrà qualche delega o altro. Già lo vediamo assistere, come supporto “esperto” a qualche Commissione. Egli tradisce il mandato ricevuto, che era con il centrosinistra, con Del Vecchio Sindaco. Un fine giurista, il prof. Vincenzo Baldini, in un articolo di giugno, a proposito della vicenda di Vincenzo Sguera (quando si era ancora agli annunzi), ricordando dottamente come in Italia manchi il vincolo di mandato (per ora), scriveva che, «occorre continuare a fare affidamento su un’etica ed una cultura della politica in cui nel ceto dei rappresentanti all’interno delle istituzioni democratiche risalti soprattutto l’idea del servizio, più che quella della gestione del potere». Parole dure. Ma vere. Come dettogli più volte c’era una scelta limpida, che avrebbe nobilitato agli occhi dei cittadini la politica: le dimissioni dalla carica consiliare. Poi l’ingresso in Forza Italia e una carriera che sarebbe stata sicuramente importante, dato il valore indubitabile della persona. Un’occasione perduta, purtroppo. Anche in questo caso la politica nel suo insieme ne esce screditata di fronte ad un’opinione pubblica sempre più disincantata.
Su Luigi Scarinzi già dicemmo, portando in aula una celeberrima immagine del Depretis camaleonte. Il collega affermò ripetutamente coram populo che sarebbe rimasto qui. Gli chiesi pubblicamente scusa in questa assise. Ritiro le scuse e chiedo a chi vuole di andarsi a rileggere quanto dissi il 16 dicembre…
Infine, arriviamo all’unus rispetto a cui siete (quasi) tutti concordes… Il nostro amato Sindaco. Che qualche mese fa, come detto, ha rilasciato una nota al curaro, per chi la sa decrittare correttamente: «Chi preferisce ragionare tatticamente per altri scopi lo faccia liberamente. Anche io, un po’, nel caso proverò a giocare sul tavolo della politica». Insomma, voi giocate, ma io sono il signore del tavolo da poker che è la politica… E quando ci sarà il momento di serrare i ranghi che nessuno osi immaginare di disertare. Sindaco, alla faccia di quello che stai ripetendo dall’insediamento, mi pare di poter dire che il tuo unico interesse è la grande politica, quella nazionale. Si tratta di portare un Mastella in Parlamento? Si tratta di ritornare tu stesso in Parlamento? Per carità: desiderio legittimo (chiunque sia il Mastella che alla fine la spunterà). Ma che fa di questa esperienza un’esperienza non “civica” come qualche consigliere-coscienza critica, ora Assessore della maggioranza, si ostinava a rivendicare ma un’esperienza “cinica”, in cui tutto può e deve essere sacrificato a questo “vaste programme”… (come il licenziamento della Mazzoni plasticamente dimostra).
Al Sindaco, che ha dichiarato per mesi che questa sarebbe stata la sua ultima esperienza politica, che si sarebbe dedicato esclusivamente alla città con tutte le sue energie, e non trova neanche il tempo di rispondere al suo Vescovo, visti i soverchi impegni nazionali, ci limitiamo a ricordare questo passo del Segretario fiorentino nel capitolo XVIII del suo capolavoro: «Quanto sia laudabile in un Principe mantenere la fede, e vivere con integrità, e non con astuzia, ciascuno lo intende. Nondimeno si vede per esperienzia, ne’ nostri tempi, quelli Principi aver fatto gran cose, che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con astuzia aggirare i cervelli degli uomini, ed alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in su la lealtà».
I prossimi mesi la città se ne andrà a remengo… Altre saranno le priorità. D’altronde, avere un Mastella e una De Girolamo in Parlamento significherà avere nuove poltrone con cui soddisfare le costanti e pressanti richieste di molti e continuare la campagna acquisti nelle file del PD, al quale di passaggio suggeriamo maggiore accortezza nella selezione della classe dirigente e dei compagni di viaggio.
Guarderemo con curiosità alla scelta degli assessori “tecnici”, soprattutto se sono stati un fiore all’occhiello dell’intelligencija di sinistra in città.
E noi? Io e Marianna? Ostentando con orgoglio la medaglia conferitoci dal collega Quarantiello quando ha detto che non capiamo niente di politica, consapevoli che in una democrazia sana il contributo dell’opposizione, di controllo e sprone, è assolutamente decisivo, hic manebimus optime”.