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Inaugurazione del Cav al Rione Libertà, scoppia la protesta del L@p Asilo 31 e dei Wand

10/12/2017
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Il centro è stato simbolicamente occupato da attivisti dell’Associazione L@p Asilo 31.

Veemente la protesta degli attivisti dell’Associazione L@p Asilo 31 questa mattina all’inaugurazione del Centro di Aiuto alla Vita che hanno accusato la Parrocchia dell’Addolorata di fare man bassa nell’accaparrarsi quanto più può e di usare il centro per fare propaganda contro l’aborto.

“Senza addentrarci in questioni di principio , riteniamo sia increscioso propagandare il rifiuto dell’aborto approvato da un referendum popolare nel 1978. Non contestiamo l’assegnazione all’Addolorata, ma ribadiamo che gli spazi pubblici debbano restare laici, in quanto realizzati con fondi dello stato, ed ospitare sportelli sociali e non di propaganda contro l’aborto”. In sintesi questo quanto lamenta il L@p Asilo 31 mentre il parroco Don Michele Villani risponde che ciò non corrisponde al vero e che il centro si occuperà di aiutare le famiglie in difficoltà e si occuperà della manutenzione del giardino.

Dura anche la risposta del primo cittadino agli attivisti ai quali ha ricordato che sono 15 anni che non pagano l’affitto della sede e che se non lo fanno dovranno lasciare i locali. Ha anche annunciato che probabilmente a Gennaio la Mediateca dovrebbe essere affidata all’Arpac.

Anche l’associazione Wand prende posizione sul centro affidando il proprio pensiero al seguente comunicato :

“Leggiamo che il CAV (Centro Aiuto alla Vita) ha ottenuto l’ennesima vittoria sul territorio, andando ad aggiungere al proprio centro operativo presso l’ospedale Rummo una sede alla Spina Verde.
I volontari del CAV noi tutti e tutte li abbiamo visti all’opera negli ospedali e nelle scuole, a diffondere informazioni antiscientifiche, paura e valori contrari alla legge 194 sul diritto all’aborto.

Perciò di fronte a questa notizia ci sorgono alcune domande.
Ci chiediamo perché gli spazi pubblici vengano assegnati a realtà cattoliche e a loro affiliati, mentre moltissime associazioni laiche, impegnate attivamente sul territorio da anni, non hanno ancora una sede.

Ci chiediamo se ce ne sia veramente bisogno in una provincia con il 100% di medici obiettori di coscienza e alla luce delle sollecitazioni giunte dall’Europa a rispettare anche in questo ambito il diritto alla salute e il divieto di discriminazione.

Ci chiediamo quali possano essere gli effetti di un centro anti-aborto in uno dei quartieri più vulnerabili della città.
Ci chiediamo come questo gesto possa tutelare i diritti riproduttivi delle donne, che peseranno drammaticamente poco, se sull’altro piatto della bilancia ci saranno promesse di aiuto economico, cattiva informazione, minacce psicologiche e soprattutto la parola di Dio.

Ci chiediamo se le cittadine e i cittadini di Benevento conoscano le posizioni del CAV in merito all’omosessualità (una malattia curabile), ai matrimoni tra persone dello stesso sesso (un abominio contro la legge di natura), all’adozione da parte di genitori dello stesso sesso (un atto irresponsabile e pericoloso per la salute psicologica del bambino).

Ci chiediamo inoltre se sia responsabile affidare uno spazio e la gestione di un luogo pubblico ad un’associazione che ha un budget in rosso di ben 8.000 euro, ma che tuttavia confida nell’aiuto finanziario dell’amministrazione comunale, come avvenuto in passato.

Il CAV alla Spina Verde non è un mero simbolo di arretratezza, come può esserlo un cartello omofobo o un crocifisso a scuola. È una roccaforte attiva contro i diritti delle donne, un avamposto di medioevo, che rema contro il progresso sociale, sull’onda della fede cattolica.

Ci chiediamo infine se tutto questo sia ancora possibile in Europa nel 2017.”

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