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“Bestie rare”, il dramma della pedofilia al Magnifico Visbaal

19/11/2017
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“Bestie rare”, con la regia di Roberto Turchetta, è uno spettacolo in lingua calabra magistralmente messo in scena dall’attore Angelo Colosimo per la rassegna teatrale del Magnifico Visbaal Teatro di Benevento.

Una storia di abusi e sofferenze, al centro di una infantile purezza soffocata dal chiuso ambiente del paesino calabro.
Il piccolo Onofrio ha contro di sé mezzo abitato, tutti contro di lui per una bravata.
Infatti, si trovava, come dice lui stesso, “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
Con i suoi amichetti si rende personaggio principale di quello che inizialmente sembra un gioco, ma a poco poco prende le sembianze di un fatto molto serio, che vede coinvolti un vecchio vigile con problemi psichici ed il prete Don Gustavo.
Il presunto colpevole della marachella è lui, la condanna dei concittadini è giunta.
Le voci in paese si rincorrono, il vocìo del tribunale popolare si fa sempre più imponente .
Una azione che poi si scopre essere una vendetta nei confronti di quella figura religiosa, punto di riferimento della cittadinanza, che ha approfittato della sua innocenza.
I dettagli si sprecano.
La madre sarà la sua àncora di salvezza; sarà lei a conoscere la triste e dura realtà, una confessione dura da digerire di ciò che suo figlio ha subìto tra le mura di chi doveva accudirlo e difenderlo dagli attacchi.
Ed è lì che giunge la reazione omertosa, di chi, pur di proteggerti, fa finta che certe cose orride non siano mai avvenute.
“Bestie rare siamo, peggio delle bestie”, dice la madre nel mentre sussurra una ninna nanna consolatoria che mai potrà far dimenticare quella vicenda di pedofilia.
Colosimo, nel suo intenso monologo, ci regala sapientemente la sofferenza ed il patos del bambino protagonista, il quale racconta con i suoi occhi ingenui tutta la brutalità di un atto di violenza tanto indegno.
Prossimi appuntamenti: il 23 novembre prossimo con il cabaret del giovane Vincenzo Comunale, invece nei giorni 1/2 dicembre “Aspettando Medea”.

Emilio Spiniello

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