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C’è tanto Sannio tra le 29 nuove acquisizioni di Pat previste dal MiPAAF

03/08/2017
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“Questo conferma l’eccellenza della nostra filiera agroalimentare”.

Così il Consigliere regionale e Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Campania, on.le Erasmo Mortaruolo a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del MiPAAF di revisione dell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (noti come PAT) con 29 nuove acquisizioni rilevate sul territorio campano, che così salgono complessivamente a 515, confermando la Campania al primo posto in Italia per numerosità di prodotti.

“Tra le “new entry’ molteplici tipicità della nostra provincia: il fagiolo bianco di Monfalcone; la lenticchia del Sannio; il pecorino di Vitulano; la scarpella di Castelvenere; il sidro di mela annurca; il tartufo nero del Matese; il cece piccolo del Sannio detto u’ciciariello; il fagiolo tondino bianco del Sannio; il farro Dicocco del Sannio, pane e pasta di Farro”.

Nel tempo – si legge ancora sul sito del consigliere – erasmomortaruolo.it – l’Elenco Nazionale dei PAT ha assunto un ruolo fondamentale non soltanto ai fini della mera sicurezza alimentare, ma anche e soprattutto nell’affermazione delle identità delle varie comunità rurali del nostro paese: in questo senso i PAT, con decreto interministeriale del 9 aprile 2008, sono stati dichiarati “espressione del patrimonio culturale italiano”. Questi prodotti rappresentano infatti, e sono riconosciuti come tali, la sintesi della storia e della cultura di molte piccole comunità della nostra regione, soprattutto nelle aree interne, ed uno stimolo all’aggregazione ed al senso di appartenenza.

Rappresentano anche, in contrapposizione alla massificazione imperante altrove, la base per avviare politiche serie di sviluppo del turismo rurale e, più in generale ed assieme alle DOP ed alle IGP, una risorsa per lo sviluppo ed il rilancio del comparto agroalimentare italiano, essendone una componente fondamentale e fortemente caratterizzante.

L’inserimento nell’elenco permette inoltre di salvaguardare la tradizionalità dei processi produttivi rispetto all’omologazione spesso imposta da una malintesa lettura delle norme europee sulla sicurezza alimentare, permettendo alle imprese, laddove non si rilevino reali criticità per la salute dei consumatori, di preservare una sapienza spesso secolare e di produrre specialità difficilmente replicabili altrove, mantenendone il legame con il territorio ed il popolo che, nei secoli, le hanno generate.

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