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Andrea Olivero vice Ministro alle Politiche Agricole il 5 Giugno a Torrecuso

31/05/2017
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Tema dell’incontro: Il sociale abbraccia l’agricoltura nella terra delle eccellenze Territorio e legami sociali per lo sviluppo e l’inclusione.

 

Parteciperanno: Teresa Armato, Marco Balzano,Cosimo Callisto, Nicola Caprio, Alfonso Ciervo, Pina Colosimo, Umberto Del Basso De Caro, Nicola De Blasio, Nico De Vincentiis, Filippo Diasco, Rino Di Domenico, Salvatore Esposito, Giampaolo Gaudino, Gennaro Masiello, Angelo Moretti, Erasmo Mortaruolo, Floriano Panza, Danilo Parente, Filiberto Parente, Libero Rillo, Ettore Rossi, Luca Sorrentino, Carmine Valentino.

nel pomeriggio

Storie di aziende e persone
a
GUARDIA SANFRAMONDI
e
SANT’AGATA DEI GOTI

Andrea OLIVERO
Nato a Cuneo nel 1970, dopo il liceo si iscrive a lettere classiche presso l’Università degli Studi di Torino dove si laurea cum laude nel 1994.

Vincitore di concorso è attualmente insegnante di ruolo.

Da sempre attivo nell’associazionismo e nel volontariato, è stato co-fondatore nel 1995 della comunità Emmaus di Boves per dedicarsi poi alle ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani), di cui diventa presidente nazionale nel 2006.

Dal 2008 al 2012 è stato portavoce unico del Forum del Terzo Settore, massimo organismo di rappresentanza unitaria dell’Associazionismo, del volontariato e della cooperazione sociale.

È stato Presidente della FAI (Federazione Acli Internazionali); componente del CdA della Fondazione con il Sud, dell’Osservatorio Nazionale sull’Associazionismo promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale e membro del Forum del Progetto culturale della CEI.

Accanto all’impegno nella solidarietà e nella cooperazione, porta avanti la passione per la politica a cui si dedica completamente da dicembre 2012, abbandonando ogni incarico associativo.

Socio fondatore del movimento politico Scelta Civica, nel febbraio 2013 viene eletto senatore a seguito della candidatura a capolista al Senato nel collegio del Piemonte.

Attualmente fa parte del Gruppo Per le Autonomie (SVP- UV- PATT- UPT)- PSI- MAIE al Senato e del movimento politico “Democrazia Solidale”.

Il 28 febbraio 2014 è stato nominato Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nel governo Renzi.
Il 29 dicembre 2016 entra a far parte della squadra di governo del Presidente Gentiloni, assumendo, con D.P:R.del 16gennaio 2017 l’incarico di Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
Con Decreto del Ministro Martina, n.358 del 12.01.2017, ottiene la delega alla trattazione degli affari nelle seguenti materie:

■ Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari
■ problematiche relative al settore tabacchicolo a livello nazionale e comunitario
■ attività connesse alla Rete rurale
■ agricoltura sociale e delle aree montane, forestazione e biodiversità
■ apicoltura
■ rapporti con Università e Scuola su questioni inerenti la formazione in agricoltura
■ agromafie

Agricoltura sociale: cos’è?

L’agricoltura sociale è una nuova pratica che attraverso iniziative promosse in ambito agricolo e alimentare da aziende agricole ma anche cooperative sociali, intende favorire il reinserimento terapeutico di soggetti svantaggiati nella comunità e al contempo produrre beni.
Si tratta, dunque, di un vero e proprio strumento operativo attraverso il quale i governi regionali e locali – in maniera diretta o attraverso associazioni preposte – possono applicare le politiche del welfare in ambito territoriale, coinvolgendo una pluralità di soggetti giuridici, enti, aziende agricole e cittadini.

Questa forma di agricoltura si basa dunque sulla collaborazione tra il mondo dell’agricoltura e quello del terzo settore, coinvolgendo dunque diversi livelli sia in ambito pubblico che privato.
La forma di aggregazione più comune che permette l’applicazione di queste politiche, è la cosiddetta “azienda agri-sociale” conosciuta anche come “fattoria sociale“. Si tratta di una fattoria tradizionale, o di un allevamento di animali di vario genere, economicamente e finanziariamente sostenibile, e gestita da una o più persone associate. L’azienda svolge la propria attiva agricola o zootecnica per vendere i propri prodotti sul mercato ma lo fa in maniera “integrata” e a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, ecc.), residenti in aree fragili (montagne o centri isolati) ed in collaborazione con istituzioni pubbliche.
Questo tipo di associazionismo sociale può essere definito anche “multifunzionale“, poiché realizza percorsi terapeutici, riabilitativi e di reintegrazione dei soggetti interessati.

L’attività degli operatori coinvolti in iniziative agricole socialmente utili (si pensi agli assistenti sociali, psicologi, educatori, operatori agricoli e zootecnici, ecc) può essere declinata in diverse modalità. Sotto il profilo terapeutico e riabilitativo le attività più praticate sono le terapie assistite con gli animali (pet-therapy, ippoterapia, onoterapia) e quelle ortoculturali.
Ma l’agricoltura sociale è un anche uno strumento di riappropriazione dell’individuo del proprio ruolo in società da un punto di vista professionale, visto che una delle finalità è favorire il reinserimento nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione delle tecniche e le pratiche agricole.
Non solo. Uno degli aspetti più significativi riguarda la crescita dell’incidenza delle aziende agricole sul totale dei soggetti che praticano l’agricoltura sociale. Sebbene la cooperazione sociale resti la forma giuridica più diffusa, il settore agricolo privato e cooperativo ha registrato nel 2010 un +33% del totale degli operatori, rispetto al 25% del 2007.
Il dinamismo di questa realtà è testimoniato dalla massiccia presenza di giovani e donne, con alti livelli culturali, provenienti anche da settori extra-agricoli. Come abbiamo visto, infatti, le pratiche agri-sociali più diffuse sono caratterizzate da un’attività agricola ad alta intensità di lavoro: si pratica la vendita diretta o attraverso GAS, prediligendo sempre la filiera corta, c’è una notevole diversificazione del business che si esprime nel mix di attività complementari come ristorazione, agriturismo, didattica insieme alla tutela ambientale.
Vista l’importanza che tale fenomeno sta assumendo e gli enormi benefici sociali ed economici che ne derivano, sarebbe opportuno che le istituzioni cogliessero appieno l’effettivo potenziale dell’agricoltura sociale e lo valorizzassero adeguatamente, sia per affermare una politica agricola innovativa (che non potrebbe che giovare ad un comparto in crisi da molto tempo), sia per sostenere lo sviluppo di nuove politiche di welfare ancora più mirate ed efficaci, attraverso l’adozione di provvedimenti legislativi adeguati in ambito nazionale e regionale.

Agricoltura sociale normativa
Oggi l’Unione Europea definisce l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente, nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare” e ne ribadisce lo status di soggetto privilegiato per le politiche di welfare dei suoi stati membri.
Con la Legge 18 agosto 2015, n. 141, “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”, finalmente questa forma di agricoltura ha il suo riconoscimento giuridico in Italia che si attendeva da tempo. Le novità della normativa riguardano:

– L’introduzione della definizione di agricoltura sociale come ambito di attività che riguarda:
a) l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale;
b) prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura;
c) prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante;
d) iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche;
– possibilità per le Regioni di promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale;
– viene concesso alle istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere di inserire come criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale;
– gli enti pubblici territoriali prevedono criteri di priorità per favorire lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli;
– gli enti pubblici territoriali possono dare in concessione, a titolo gratuito, anche agli operatori dell’agricoltura sociale i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata;

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