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MezzogiornoNazionale: Il Depuratore di …Penelope. L’informazione e la Responsabilità ’ sono un diritto della comunità’

28/07/2016
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MezzogiornoNazionale ha inviato, ieri, al sindaco di Benevento un dossier sulla mancata realizzazione del depuratore cittadino. Il dossier (allegato) fu presentato alla stampa dai consiglieri di opposizione, il 22 aprile del 2013. E mantiene ancora oggi la sua validità, non solo di ordine “storico”.

 

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(ANSA) – ROMA 28.12.2012 – Sono oltre 100 le aree del nostro Paese bocciate dall’Europa per via di una procedura di infrazione sulla depurazione, aperta dal 2009, sugli agglomerati superiori ai 15.000 abitanti, che scaricano in aree “normali”.
Il 19 luglio di quest’anno la Corte di Giustizia Ue ha infatti condannato l’Italia. La sanzione rischia di essere pesante, se non ci si adegua al più presto: la penalità di mora potrà andare da un minimo di circa 12.000 euro a un massimo di 715.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento; oltre a una somma forfettaria calcolata sulla base del Pil, e alla possibile sospensione di finanziamenti europei, fino all’attuazione della sentenza.
Intanto, sempre sulla depurazioni, l’Italia è deferita alla Corte Ue per zone con oltre 10.000 abitanti, che scaricano in sensibili aree ‘sensibili’.
Quanto alla prima procedura d’infrazione e alla condanna della Corte Ue del luglio scorso, sono finite nel mirino grandi città come Imperia, Trieste, Reggio Calabria e Messina, ma anche piccole località del turismo come Rapallo, Capri, Ischia, Porto Cesareo, Giardini Naxos, Cefalù. In sostanza, in questi e in altri luoghi del territorio nazionale, la depurazione non funziona come dovrebbe (e come stabilito dall’Europa nel 1991) per salvaguardare ambiente e salute dei cittadini attraverso un’adeguata gestione delle acque reflue.
La mappa delle regioni: Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Nelle lunga lista delle città e paesi non in regola spiccano alcuni grandi centri urbani tra cui, oltre a quelli già citati, Crotone, Agrigento, Palermo, Benevento, Napoli est; il Lazio è finito nella “lista nera” a causa di Frascati, l’Abruzzo per Lanciano-Castel Frentano, il Friuli Venezia Giulia per Trieste-Muggia-San Dorligo e Cervignano del Friuli. In Liguria, Santa Margherita, Quinto, Recco e Finale Ligure. In testa alla classifica, delle regioni con maggiori problemi, c’è la Sicilia con oltre 50 località “fuorilegge”, seguita dalla Calabria e dalla Campania.
I nodi sulla depurazione, che l’Europa ci contesta, riguardano il mancato o non corretto adeguamento (nei termini e nei tempi previsti dalla Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane) dei sistemi di raccolta e trattamento degli scarichi. In particolare: – Procedura d’infrazione 2004/2034 (oltre 15.000, aree normali): La sentenza ha riaffermato la necessità che lo Stato italiano avvii al più presto le opere necessarie per adempiere agli obblighi previsti; in caso contrario sono previste sanzioni. Sui 109 centri contestati, sulla base dei dati delle regioni, soltanto 19 potrebbero oggi uscire dalla procedura.
Procedura d’infrazione 2009/2034 (oltre 10.000, aree sensibili): In questo momento l’Italia è deferita alla Corte di Giustizia dell’Ue. La commissione Europea afferma, in sostanza, che ”la mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, previsti dall’Ue già dal 1998, comporta rischi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino”. Nonostante ”i buoni progressi – spiega la commissione – la gravità delle persistenti lacune ha indotto ad adire la Corte di giustizia”.

Una lunga storia.

La Corte di Giustizia dell’Ue sta per chiedere i danni provocati all’ambiente per non aver costruito i depuratori: Benevento è una delle città nel mirino.

Cerchiamo però di capire cosa, nel corso degli anni, è stato fatto per realizzare (o per non realizzare) una così importante infrastruttura.

La storia parte da lontano ed esattamente nel 1978. Il progetto del sistema di collettamento delle fognature e del depuratore veniva approvato dalla Cassa per il Mezzogiorno il 31ottobre 1977. Nel 1978 ebbero inizio i lavori. Una parte del completamento della rete fognaria fu affidata alla impresa Ferrocemento, i lavori consegnati il 21.2.79 ed ultimati il 29.7.1983. Il Comune, in regime di convenzione, eseguì ulteriori lavori riguardanti altri piccoli tratti di fognatura (zona Fossi – Terminal Bus – collettore Q). Si veniva così a perdere l’unitarietà del progetto del sistema complessivo di trattamento delle acque reflue delle città, innescandoaltresì contenziosi con le ditte esecutrici, con una prassiripresa dall’amministrazione Pepe.

Successivamente, a seguito della scomparsa dell’Agensud con convenzione del 19 novembre del 1990 vennero trasferite al Comune le competenze, le attività e le prestazioni necessarie al completamento delle opere, riconoscendo un importo complessivo del finanziamento di oltre 21 miliardi di lire (€10.923.947,91) al netto dell’importo già precedentemente erogato e corrispondente a € 3.000.651,19.

Il sito all’epoca previsto per il depuratore era in località Cellarulo e, con precisione, sulla riva destra del fiume Sabato, alla confluenza con il Calore.

Su indicazione dell’Amministrazione statale, la giunta municipale con Delibera del 25 agosto 1992 provvedeva a delocalizzare l’impianto sulla riva sinistra del fiume Calore, dopo la confluenza con il torrente Serretelle.

Nel 1995 veniva elaborata la nuova soluzione progettuale, anche in relazione all’adeguamento imposto dalla nuova normativa sulle opere pubbliche, legge 109/94.

Con atto di Giunta Comunale n° 942 del 26 giugno1997 fu deliberato di procedere all’appalto delle opere trasferite con il sistema dell’appalto-concorso, come da espressa richiesta del Ministero competente.

Veniva quindi chiesto il parere sul progetto preliminare al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ottenuto il parere favorevole in data 2 aprile 1998, con delibera di Giunta Municipale n. 1096 dell’8 ottobre 1998 si diede il via all’appalto per la progettazione esecutiva, la costruzione e la gestione per un anno del solo impianto di depurazione, in località Pantano – area Marziotto – Serretelle.

Con Delibera di Giunta numero 38 del 2 febbraio 1999 veniva approvato l’elenco delle ditte da invitare all’appalto concorso e con successive Delibere numero 8 del 21 gennaio 2000 e numero 186 dell’8 giugno 2000 veniva nominata la Commissione giudicatrice composta dal Dirigente del Settore LL.PP. dal Prof. Ing. Giuseppe De Martino e dal Prof. Ing. Domenico Pianese indicati dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli.

La Commissione giudicatrice della gara nella seduta del 25 ottobre 2001 formulava la graduatoria finale, individuando nella IMPEC Costruzioni S.p.A. la concorrente che aveva proposto l’offerta economicamente più vantaggiosa.

A questo punto si dovette provvedere alla ricognizione di tutte le spese già sostenute in modo da poter rendicontare al Provveditorato alle OO.PP. e, successivamente, addivenire ad una modifica della Convenzione, sia in termini di costi che in termini di tempi di esecuzione. Per quanto attiene i costi un elemento imprescindibile era la necessità di dover trattare la massima parte dei reflui fognari della città e, nel caso i fondi residui ex Agensud non fossero sufficienti, il Comune avrebbe dovuto accollarsi l’ulteriore spesa, in modo da assicurare la realizzazione dell’intero intervento.

Attraverso un capillare lavoro di ricerca di archivio, reso oltremodo difficoltoso sia dai vari trasferimenti degli atti avvenuti a seguito del terremoto del 1980, sia dalla polverizzazione degli interventi e dalle vicissitudini giudiziarie, si riuscì a definire e rendicontare il costo già sostenuto. Inoltre si dovette elaborare un progetto complessivo (collettori e depuratore) per stabilire se e quanto il Comune avrebbe dovuto assicurare in termini di cofinanziamento complessivo dell’opera.

Tutto ciò, come è facile immaginare, comportò il trascorrere di un lungo lasso di tempo.
Con Delibera di Giunta Comunale n. 91 del 26 marzo 2002 si approvava il progetto preliminare dei lavori di completamento della rete fognaria – allacciamenti del Rione Ferrovia e Rione Libertà II stralcio di importo di € 2.582.284,49 e successivamente, il 23 ottobre 2003, con Delibera di Giunta Comunale n. 234 veniva approvato il progetto generale relativo al completamento della rete fognaria di Benevento.
Il Comune inviava quindi il carteggio al Provveditorato alla OOPP Campania che, a seguito di esame e valutazione, con Decreto del Provveditore n. 1087 del 27 gennaio 2004 disponeva le modifiche dell’atto di Convenzione, tra cui una diversa articolazione delle modalità di erogazione delle rate di finanziamento, la modifica del quadro economico di spesa, e concedeva la proroga dei termini di vigenza dei rapporti di convenzione, fissati al 31 dicembre 2005.
Sottoscritta la nuova convenzione e quindi assicurato il finanziamento, si rese possibile l’aggiudicazione provvisoria dell’appalto, avvenuta il 15 luglio 2004 con determina dirigenziale n. 615 del 2004, sotto riserva di procedere all’aggiudicazione definitiva solo dopo l’approvazione del progetto esecutivo, da redigersi in variante allo strumento urbanistico.
Nelle more della procedura di gara veniva redatto il Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino del Garigliano, che individuava una marginale parte della zona ove era prevista l’ubicazione dell’impianto in zona “A”, vale a dire a rischio di esondazione.
Il Comune, quindi, richiamava nel provvedimento di aggiudicazione la previsione dell’art. 17 delle avvertenze generali dettate nella lettera di invito, che prevedeva: “l’amministrazione si riserva la facoltà di non aggiudicare la gara per cause inerenti le mancate autorizzazioni amministrative comunali e sovracomunali, afferenti la compatibilità urbanistica del sito”. Si sottolineava, infine, che le stesse avvertenze generali sancivano che “l’offerta presentata non vincola in alcun modo l’amministrazione, che si riserva di non dare corso al contratto sia nel caso che il progetto vincitore non ottenga le necessarie autorizzazioni, o che queste modifichino sensibilmente il progetto …”.
Nel frattempo con Delibera di Giunta Provinciale di Benevento n. 86 del 16 dicembre 2004 veniva adottato il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) ed entravano in vigore le norme di salvaguardia.
Successivamente, veniva emanata la legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 che detta norme sul governo del territorio e le nuove procedure da svolgere in caso di varianti urbanistiche.
Ai fini dell’esame del progetto esecutivo veniva quindi convocata, un’apposita conferenza di servizi finalizzata ad un Accordo di Programma ai sensi dell’art. 34 del d. lgs. n. 267 del 2000 e dell’art. 12 della citata legge regionale n. 16 del 2004.
La conferenza si concludeva in data 18 aprile 2005.
Intervenuta in conferenza di servizi, l’Autorità di Bacino riconosceva espressamente che l’intervento poteva essere realizzato.
Si opponeva, invece, alla realizzazione dell’intervento la Provincia, la quale ne affermava infondatamente l’incompatibilità con il PTCP adottato (successivamente lasciato decadere) e trascurava che questo faceva espressamente salvi gli interventi pubblici già approvati. La questione così sollevata era tuttavia superabile nell’ambito della medesima procedura di variante urbanistica per ottenere la quale era stata convocata la conferenza di servizi come attestato dal responsabile regionale in sede della conferenza dei servizi medesima.
Soprattutto, si oppose alla realizzazione dell’intervento l’ARPAC, all’epoca guidata dall’ing. Fausto Pepe, la quale, insieme all’ASL, osservò che, siccome il fiume Calore, nel quale andava a sversare l’effluente del depuratore, doveva ritenersi a carattere torrentizio, nei mesi estivi lo scarico delle acque dal depuratore sarebbe avvenuto, di fatto, sul suolo e non in un corpo idrico superficiale. Ciò avrebbe reso necessaria una depurazione delle acque diversa da quella prevista nel progetto, dovendosi osservare parametri in uscita più restrittivi (vale a dire quelli della tab. 4 dell’allora vigente legge Galli e non quelli, previsti in progetto, della tabella 3 relativa allo scarico in corpo idrico superficiale). Tale problematica poteva essere risolta con una rielaborazione del progetto. Il Comune si disse immediatamente disponibile a provvedervi.
Inoltre la medesima ARPAC affermava che sarebbe stato necessario seguire le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.). perché l’area era posta all’interno del corridoio ecologico previsto dal PTCP.
Il carteggio della conferenza dei servizi veniva inviato alla Regione Campania con nota prot. 32262 del 16 giungo 2005, affinché l’Amministrazione Regionale provvedesse all’approvazione definitiva del progetto.
Successivamente la questione fu posta al tavolo del Ministero dell’Ambiente e si andò a costruire un percorso tecnico-amministrativo che potesse superare l’impasse. Esso portò ad una ridefinizione progettuale sfociata nelle delibere di Giunta Comunale del 27.1.2006:
n. 12 Approvazione in linea tecnica progetto definitivo lavori relativi al completamento della rete fognaria di Benevento Primo Stralcio – Fondi ex Agensud – Importo € 3.920.000,00;
n. 13 Approvazione in linea tecnica progetto definitivo lavori relativi al completamento della rete fognaria di Benevento Secondo Stralcio – Allacciamento zona alta – importo € 1.520.000,00
n. 14 Approvazione in linea tecnica progetto definitivo lavori relativi al completamento della rete fognaria di Benevento Terzo Stralcio – Rione Libertà e Rione Ferrovia Allacciamento zona alta – importo € 3.090.000,00.
Tali progetti insieme al Depuratore costituivano il sistema complessivo di trattamento dei reflui fognari della Città ed inviati al Ministero dell’Ambiente per il successivo controllo e finanziamento.

Nel giugno 2006 subentra l’Amministrazione Pepe.

Non appena insediatosi, il nuovo Sindaco Pepe decide di delocalizzare il depuratore. Infatti alla fine di giugno 2006, affida al Prof. Domenico Pianese, che già conosceva il sito di Serretelle per essere stato membro della commissione giudicatrice nella precedente gara, l’incarico di individuare un diverso luogo dove realizzare l’opera. Il compenso stabilito per la prestazione professionale ammonta a ben 200.000 euro. Si badi bene che il tecnico non viene incaricato di verificare l’idoneità del sito di Serretelle, magari in comparazione con siti alternativi, in quanto la scelta di non realizzare l’impianto in detto sito è assunta a priori dall’Amministrazione, senza il suffragio di alcuna valutazione tecnica!

Il Sindaco aveva le idee chiare! Pur sapendo che il problema non era la localizzazione dell’impianto (il sito di Serretelle era il più idoneo da un punto di vista idraulico) e che bisognava solo adeguare l’impianto, dava impulso alla delocalizzazione.

Domanda: la delocalizzazione, vista l’assenza di ragioni tecniche in merito al sito, era legata all’impatto ambientale o all’impatto-scambio elettorale?

Il Prof. Pianese, con uno studio della cui scrupolosità è lecito dubitare (nella relazione depositata, tra l’altro, si legge un curioso riferimento al territorio di Montebelluna, per il nuovo depuratore prospetta due ipotesi: A) la piana di Pezzapiana (nei pressi della rotonda di Padre Pio – prop. Perlingieri); B) la Piana di Pantano.

Bontà sua, sceglie come miglior sito la piana di Pantano. Non è dato ancora sapere come abbia scelto quale alternativa solo la piana di Pezzapiana, e non anche Piazza Orsini, piazza Risorgimento o piazza Santa Maria… sarebbe arrivato al medesimo risultato.

Il 7 marzo 2007 il Prof. Pianese consegna la relazione idraulica.

L’ing. Pepe e il Prof. Pianese sono stati entrambi interessati dall’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere il cui esito, è giusto evidenziare, ha visto prosciolto l’ing. Pepe.

La Giunta con Delibera n. 99 del 23 maggio 2007 approvava l’individuazione del nuovo sito. Successivamente con delibera n. 261 del 20 novembre 2007 veniva approvato il progetto preliminare dell’impianto redatto dalla IMPEC, il quale prevedeva un importo di € 10.048.918,28 che doveva seguire le procedure della variante urbanistica, ottenibile attraverso un Accordo di Programma previsto dall’art. 12 della legge regionale n. 16/2004.

Si riporta, per completezza di esposizione l’enfatico proclama-comunicato stampa del Sindaco: Comunicato del 23/05/2007 – Il sindaco: “Tagliato un altro traguardo atteso da anni” “Finalmente è giunto a termine l’iter per l’individuazione dell’area dove ubicare il depuratore della città di Benevento. E’ l’ennesimo traguardo che la comunità per anni ha aspettato invano e che oggi questa amministrazione riesce finalmente a raggiungere”. Così il sindaco di Benevento, Fausto Pepe, ha salutato la decisione assunta questa sera dalla Giunta municipale che ha deliberato lo spostamento da Serretelle a Pantano dell’area di sedime dell’impianto di depurazione cittadino. Il tortuoso procedimento, partito nel novembre del ’90, con il trasferimento dall’Agensud al Comune di Benevento dei fondi necessari alla realizzazione della rete fognante e dell’impianto di depurazione, ha conosciuto lunghissime fasi di stallo. La decisione di spostare in località Pantano , sulla sponda destra del fiume Calore, l’area di sedime del depuratore è stata assunta con il suffragio dell’analisi tecnico scientifica prodotta dal professore Domenico Pianese, cui dal sindaco di Benevento era stato affidato il compito di valutare la possibilità dell’intervento. La relazione del professor Pianese, che ha valutato positivamente la scelta, è stata aggiunta alla proposta avanzata in Giunta dal settore Lavori Pubblici del Comune. Alla ditta aggiudicataria provvisoria dell’appalto spetterà l’onere di revisionare il progetto per adeguarlo al nuovo sito individuato.

Ma, a dispetto del tempo perso, dei soldi spesi e delle roboanti dichiarazioni pubbliche, la vicenda della localizzazione del depuratore non era ancora giunta a compimento. Infatti, alla notizia dello spostamento del depuratore veniva a costituirsi un “Comitato Pantano” presumibilmente composto dai proprietari della zona, ed il 28 aprile 2008 si decideva di aprire un “tavolo tecnico” mettendo in discussione la nuova scelta di localizzazione dell’impianto di depurazione di Benevento, sbandierata dal sindaco PEPE.

Le riunioni di detto “tavolo” si svolgevano tra il 9 giugno e 15 luglio del 2008 con l’intervento dei seguenti partecipanti:
Sindaco di Benevento Ing. Fausto Pepe;
Assessore LL.PP. sig. Damiano;
Dirigente Settore LL.PP. Ing. La Peccerella;
Prof. Domenico Pianese consulente del Comune;
Geologo Ciro de Cristofaro, altro consulente del Comune (?);
Ing. Pino D’Occhio presidente commissione di collaudo del depuratore (già segretario dell’Autorità di Bacino);
Ing. Brancaccio dirigente Impec ditta aggiudicataria;
Arch. Marcello Stefanucci e Ing. Giuseppe Ricciardi della LIPU;
Associazione per la conservazione della Natura;
Ing. Fabio Catalano (Comitato di cittadini Pantano e/o Ferrovia);
Geol. Francesco Ucci consulente del Comitato;
Ing. Luigi Sabatini.

Il “tavolo” smentiva clamorosamente il responso del Prof. Pianese e quindi l’Ing. Fabio Catalano, in rappresentanza del Comitato, proponeva un’ulteriore e nuova localizzazione dell’impianto in “località Monte Sant’Angelo in contrada Pantano”.
Tale nuovo sito veniva sottoposto ad un nuovo studio idraulico, sempre da parte del Prof. Ing. Domenico Pianese.

Tanto riferisce l’associazione Altrabenevento.

Tutte queste “concertazioni” venivano effettuate senza il minimo coinvolgimento dei Consiglieri e delle Commissioni Comunali di riferimento, ai quali spetta il compito istituzionale di approvare il progetto.

La scelta espressa dal “tavolo tecnico” sfociò nella delibera n. 150 del 4 settembre 2008 con la quale il Comune stabiliva di avviare le procedure per lo spostamento del depuratore alla località Monte S. Angelo.

Con delibera n. 221 del 30 ottobre 2008 si perveniva all’approvazione di un terzo progetto preliminare, redatto sempre dalla IMPEC, il cui costo complessivo diventava:
Lavori € 7.415.222,08
Gestione per un anno € 704.250,00
Totale € 8.119.472,08
Somme a Disposizione dell’Amministrazione € 1.929.446,20
Totale complessivo € 10.048.918,20

A questo punto, il Dirigente del Settore Comunale OOPP si chiese se la delocalizzazione del depuratore vanificasse la gara già esperita per l’originario sito di Serretelle. Pertanto, con nota n. 2822 del 31 luglio 2009, richiedeva, con una spesa di oltre 10.000 euro, un parere all’Avv. Luigi Diego Perifano per sapere se fosse possibile proseguire nel rapporto con la IMPEC oppure se, data la delocalizzazione (più volte) disposta dalla Giunta Pepe, fosse necessario procedere all’annullamento della procedure di gara e quindi, successivamente, indire una nuova procedura.

L’Avv. Perifano riteneva fattibile la procedura di non aggiudicazione definitiva alla ditta vincitrice dell’appalto concorso “pur non escludendo i rischi di risarcimento danni che eventualmente la ditta IMPEC potrebbe chiedere”, come risulta dal corpo della delibera di Giunta Comunale n. 43 del 5 febbraio 2010.

Di conseguenza l’Amministrazione, con determina n. 288 del 11 maggio 2010, decideva di non aggiudicare più l’appalto-concorso pendente alla ditta IMPEC e di fare luogo, in correlazione con la nuova localizzazione stabilita per l’impianto, all’indizione di una procedura ad evidenza pubblica del tutto nuova.

La ditta IMPEC adiva il TAR e, successivamente, il Consiglio di Stato. Quest’ultimo con sentenza N. 02239/2012REG.PROV.COLL. N. 05473/2011 REG. RIC. ha condannato il Comune al risarcimento del danno alla ditta IMPEC in quanto “Esistono dunque i presupposti perché l’appellante possa effettivamente pretendere un risarcimento per l’attività da essa prestata per l’adeguamento del progetto preliminare alle nuove localizzazioni dell’impianto via via decise, adeguamento che dagli atti risulta per tabulas esserle stato di volta in volta richiesto dal Comune (note del 13/7/2007 e del 29/9/2008), e da essa puntualmente eseguito (come da note IMPEC del 26/7/2007 e 20/10/2008). Come pure, la medesima va risarcita per la complementare attività di assistenza fornita dai suoi tecnici in occasione delle riunioni formali cui ha partecipato, affiancando gli uffici dell’Amministrazione per tutte le esigenze pubbliche connesse al mutamento del sito prescelto.

Nel momento, infatti, in cui il Comune intraprendeva la strada della modifica della localizzazione dell’impianto, che si è visto essere incompatibile con un’aggiudicazione definitiva della (vecchia) gara, è agevole osservare che la sollecitazione della collaborazione dell’attuale appellante si configurava oggettivamente come un contegno in contrasto con il parametro della correttezza, giacché la società in tanto avrebbe potuto aderire alla richiesta, in quanto gli fosse stato dato ad intendere che la stessa era propedeutica ad un suo imminente approdo al contratto.
Con riferimento alle condotte amministrative appena dette, quindi, i parametri invocati dalla ricorrente devono ritenersi effettivamente violati dal Comune. E, d’altro canto, le allegazioni complessivamente fornite dall’IMPEC danno conto con sufficiente articolazione dell’esistenza di tutti gli elementi costitutivi della denunziata culpa in contrahendo.”

Il danno non è stato ancora determinato ma si può supporre che ammonti a una cifra considerevole (presumibilmente oltre 200.000 euro), alla quale si devono sommare gli esborsi che la Comunità Beneventana ha già dovuto sopportare per consulenze risultate del tutto inutili, nonché il maggior costo dell’opera.

E’ da rilevarsi, infatti, che la delocalizzazione dell’opera a Pantano già aveva comportato un aumento da € 4.609.914,10 euro per la costruzione e 313.734,11 per la gestione per un anno, prezzo offerto in sede di gara, a € 7.415.222,08 per la costruzione oltre a € 704.250,00 per la gestione di un anno. Lascia (Serretelle) e raddoppia!

Veniamo adesso al nuovo sito Monte Sant’Angelo o Sant’Angelo a Piesco come più correttamente si dovrebbe dire.

Come detto il Comune approvava il progetto per la delocalizzazione in Sant’Angelo a Piesco con Delibera n. 221 del 30 settembre 2008. Dopo una lunga stasi amministrativa il 20 luglio 2010 il Ministero delle Infrastrutture trasmetteva il decreto di proroga alla convenzione. Il Comune accettava formalmente il provvedimento ministeriale con Delibera 278 del 15 settembre 2010. Il termine di scadenza veniva prorogato al 15 gennaio 2013.

Con Delibera n. 35 del 3 marzo 2011 si provvedeva a riapprovare il progetto preliminare (?) il progetto passava a € 11.300.000.

Successivamente, con Delibera di Giunta Comunale n. 170 del 18 ottobre 2012 ad oggetto “Riapprovazione progetto Preliminare dell’impianto di depurazione della città di Benevento.” si approvava nuovamente il progetto che lievitava a € 12.071.533.

E’ da sottolineare che la società IMPEC nel 2004 si aggiudicava l’appalto offrendo la somma di € 4.609.914,10 per la sola costruzione e 313.734,11 per la gestione per un anno.

Oggi il costo (a base di gara) è di € 9.950.822 nel quale, da capitolato di appalto, è prevista la gestione per un anno senza definirne un costo. Per rientrare nel costo già appaltato la nuova impresa aggiudicataria dovrebbe offrire un ribasso del 49,47%, ribasso assolutamente anomalo e dunque del tutto improbabile.

Tanto lasca prevedere che le scelte dell’Amministrazione Pepe e il ritardo dalla stessa inutilmente accumulato comporterà un significativo incremento della spesa per la realizzazione dell’opera.

In sintesi, si riportano i costi relativi al progetto del depuratore dal 2008 al 2012.

2008

2011

2012

VARIAZIONI 2008-2012

VARIAZIONI 2011-2012

 

 

 

in valore

in %

in valore

in %

LAVORI  

 

 

       
opere civili

 

2.850.000

3.360.000

 

 

510.000

17,89%

opere elettromeccaniche

 

5.835.000

5.835.000

 

 

0,00%

TOTALE opere civili ed elettromeccaniche

 

8.685.000

9.195.000

 

 

510.000

5,87%

oneri sicurezza

 

194.590

194.590

 

 

0,00%

progettazione

 

500.000

561.232

 

 

61.232

12,25%

TOTALE LAVORI

7.415.222

9.379.590

9.950.822

2.535.600

34,19%

571.232

6,09%

GESTIONE PER 12 MESI

704.250

 

 

-€ 704.250

-100%

 

 

TOTALE LAVO + GEST.

8.119.472

9.379.590

9.950.822

1.831.350

22,56%

571.232

6,09%

SOMME A DISPOSIZIONE

 

 

 

 

 

 

 

iva lavori

820.000

887.959

938.959

118.959

14,51%

51.000

5,74%

iva progettazione

 

100.000

117.859

 

 

17.859

17,86%

acquisizione aree

400.000

200.000

460.000

60.000

15,00%

260.000

130,00%

spese tecniche

400.000

410.000

390.000

-€ 10.000

-2,50%

-€ 20.000

-4,88%

indagini archeologiche

206.155

0

0

-€ 206.155

-100%

 

 

spese com. e consulenze

 

90.000

50.000

 

 

-€ 40.000

-44,44%

iva su spese tecniche commissione

 

100.000

82.000

 

 

-€ 18.000

-18,00%

pubblicità

 

10.000

15.000

 

 

5.000

50,00%

allacciamenti

 

50.000

60.000

 

 

10.000

20,00%

indagini geognostiche

 

50.000

0

 

 

-€ 50.000

-100,00%

imprevisti

103.291

22.451

6.893

-€ 96.398

-93,33%

-€ 15.558

– 69,30%

TOTALE SOMME A DIS.

1.929.446

1.920.410

2.120.711

191.265

9,91%

200.301

10,43%

TOTALE GENERALE

10.048.918

11.300.000

12.071.533

2.022.615

20,13%

771.533,11

6,83%

E’ da considerare altresì che, mentre l’Amministrazione D’Alessandro, a seguito dei rilievi dell’ARPAC e dell’ASL, aveva deciso di garantire che lo scarico dal depuratore rispettasse i valori minimi previsti per lo scarico su suolo, il progetto posto a base di gara dall’Amministrazione Pepe prevede una minore depurazione e non la depurazione più rigorosa, che a suo tempo l’ARPAC diretta dall’ing. Pepe, all’epoca anche consigliere di opposizione, riteneva necessaria in ragione del preteso carattere torrentizio del Calore.

Si sottolinea che nell’iter di approvazione dei progetti del 2007 – 2008 – 2010 non sono state attivate le procedure V.I.A., contrariamente a quanto sostenuto dall’l’ARPAC diretta dall’ing. Pepe, in occasione dell’ultima seduta della conferenza dei servizi di approvazione del progetto Serretelle. Un ravvedimento operoso?
Dalla Relazione allegata al progetto emerge che: La progettazione dell’impianto è stata impostata per ottenere rese epurative conformi al Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i. per il rispetto dei parametri della TAB. 1 All. 5.
Se si fosse inteso adeguarsi ai più restrittirivi parametri per lo scarico su suolo si sarebbe dovuto prevedere, invece, il rispetto della tabella 4, dell’all. 5 alla parte III del D.Lgs. 152/96, in linea con quanto a quanto precedentemente sostenuto dall’l’ARPAC diretta dall’ing. Pepe, in occasione dell’ultima seduta della conferenza dei servizi di approvazione del progetto Serretelle. Un altro nravvedimento operoso?
Il Comune ha avviato le procedure di gara inviando alla Gazzetta Europea il Bando in data 10 dicembre 2012. Attualmente, per effetto di varie proroghe, le domande di partecipazione corredate dal progetto definitivo il 7 maggio 2013.
Nel frattempo, il Ministero delle Infrastrutture, con nota del 1° febbraio 2013 ha comunicato la necessità della reiscrizione in bilancio delle somme e di rivedere la convenzione scaduta il 15 gennaio 2013.
Tanto significa che il tempo perso dall’Amministrazione Pepe ha determinato, oltre che gli ulteriori danni sopra segnalati, la perdita del finanziamento.
Oggi il progetto a bando è senza copertura finanziaria e con convenzione ministeriale scaduta.
A tal proposito, il Sindaco nella conferenza stampa del 14 marzo 2013 ha affermato:
“Abbiamo finalmente trovato i fondi per la costruzione del depuratore della cittàdi Benevento e nelle prossime ore sottoscriveremo il relativo accordo”. Questa la dichiarazione del sindaco di Benevento, Fausto Pepe, questa mattina, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sala consiliare di Palazzo Mosti e alla quale ha partecipato anche l’assessore alle Opere Pubbliche, Pietro Iadanza. L’associazione ambientalista non ne è affatto contenta. Per il sodalizio la località di Sant’Angelo a Piesco si trova in una zona soggetta ad alluvioni, nella quale è vietata la costruzione di depuratori. L’Associazione ha sempre contestato al Comune l’individuazione del sito, anche per altre motivazioni che sono state anche da ultimo rappresentate con apposita diffida a sospendere la gara di appalto in corso.
Andiamo per ordine. “Il tavolo regionale nei giorni scorsi ha deciso di utilizzare  – ha detto ancora Pepe – circa 9.000.000 di euro destinati al Pian d’Ambito dell’Ato Avellino-Benevento per finanziare la costruzione del nostro depuratore, anche alla luce della procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia. Questa decisione ci consente di continuare la procedura della gara attualmente in atto e di procedere poi all’affidamento dei lavori entro maggio. Il depuratore dovrà essere ultimato entro il mese di dicembre del 2017. Inoltre, è pronto anche il progetto per il sistema di collettamento, che a giorni andrà in gara. I lavori verranno affidati entro il 30 giugno. Anche questo progetto dovrà essere ultimato entro dicembre 2017 e i fondi stanziati dal Cipe per la realizzazione dell’opera ammontano a circa 9.940.000 euro”.

Come già detto per effetto di varie proroghe, il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al Bando, corredate dal progetto definitivo, è stato spostato al 7 maggio 2013. Si dovrà successivamente nominare la commissione aggiudicatrice, esaminare i progetti ed espletare tutte le procedure che, se perfettamente eseguite (!) porteranno all’individuazione dell’appaltatore alla fine dell’anno!

IL PROGETTO POSTO A BANDO

progetto messo a bando

Il progetto riguarda la realizzazione dell’impianto di depurazione dei liquami di fognatura della CIttà per una potenzialita` di circa 55.000 abitanti con possibilità di futuro ampliamento, nonché la realizzazione della strada di accesso dell’impianto stesso, così come riportato negli elaborati grafici di progetto.

PROBLEMATICHE DI CARATTERE URBANISTICO.

problematiche di carattere urbanistico

Il PUC, recentemente approvato, pur riportando l’area da destianare al depuratore, ha dimenticato che per raggiungere l’impianto occorre prevedere una strada ed anche una zonetta di parcheggio per i dipendenti e i mezzi di lavoro. Una dimenticanza che comporterà una lungaggine di non poco conto, dovendo approvare il progetto in variante allo strumento urbanistico, laddove se vi fosse stata la previsione si poteva procedere direttamente all’approvazione del progetto definitivo.

I tecnici impegnati alla redazione del PUC sono stati attentissimi e minuziosissimi alla individuazione e zonizzazione delle parti e particelle del territorio. Appare poco credibile che possa trattarsi di una dimenticanza considerata l’importanza di tale infrastruttura, connessa alla necessità di intervenire con la massima celerità.

PROBLEMATICHE LEGATE AL PIANO STRALCIO DELL’AUTORITA’ DI BACINO LIRI GARIGLIANO VOLTURNO

volturno

Il sito prescelto per il depuratore ricade nella fascia B (tratteggio in giallo).

Per tale fascia le Norme Tecniche di Attuazione (NTA) riportano:

Art.9 – Fasce B

1. Nelle Fasce B il Piano persegue gli obiettivi di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene, nonché di conservare e migliorare le caratteristiche naturali ed ambientali.

2. Nelle Fasce B, salvo quanto specificato nella successiva Parte Terza,(art.29) sono vietati:

a) l’apertura di discariche pubbliche o private, anche se provvisorie, impianti di smaltimento o trattamento di rifiuti solidi, il deposito a cielo aperto di qualunque materiale o sostanza inquinante o pericolosa (ivi incluse autovetture, rottami, materiali edili e similari);

b) gli impianti di depurazione di acque reflue di qualunque provenienza, ad esclusione dei collettori di convogliamento e di scarico dei reflui stessi.

Tale norma non appare derogabile.

ULTERIORI CRITICITA’

  1. La scelta del sito presenta una difficoltà legata ad una maggiore distanza rispetto al sito precedentemente scelto, ed alla necessità di superare il fiume con i condotti fognari.

  1. Inoltre, nel modo in cui è impostata la gara, si potrebbero verificare dei disallinaementi tra i termini per la realizazione delle fogne e quelli del depuratore. Potrebbe facilmente verificarsi che i collettori fognari verranno a realizzarsi con maggiori tempi di esecuzione, in quanto nel territorio cittadino sono presenti diffusisime subsidenze archeologiche che, notoriamente, comportano ritardi nei lavori. Per cui l’attivazione del depuratore non potrà che attendere il completamento dei collettori, data in cui dovrebbe partire la gestione per un anno.

  1. Non è stata effettuata la verifica preventiva dell’interesse archeologico prevista dall’art. 96 del D.Lgs. 163/06.

La procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico consiste nel compimento delle indagini e nella redazione dei documenti integrativi del progetto di cui alle seguenti lettere:

a) prima fase, integrativa della progettazione preliminare:

1) esecuzione di carotaggi;

2) prospezioni geofisiche e geochimiche;

3) saggi archeologici tali da assicurare una sufficiente campionatura dell’area interessata dai lavori.

Di tutto ciò nel progetto preliminare approvato non risulta traccia.

Al di là dell’inadempimento di legge, pur grave, vista la vicinanza del sito a monte Sant’Angelo (ove, tra l’altro, è attestata la frequentazione in epoca longobarda) ed al fiume, sussistono ragionevoli possibilità in merito alla presenza di reperti archeologici. In tal caso con l’allungamento dei tempi l’impresa vincitrice potrà richiedere danni per i ritardi.

  1. Il Progetto non appare validato.

Il D.Lgs. 163/06 all’art. 112. Verifica della progettazione prima dell’inizio dei lavori prescrive:

1. Nei contratti relativi a lavori, le stazioni appaltanti verificano, nei termini e con le modalità stabiliti nel regolamento, la rispondenza degli elaborati progettuali ai documenti di cui all’articolo 93, commi 1 e 2, e la loro conformità alla normativa vigente.

2. Nei contratti aventi ad oggetto la sola esecuzione dei lavori, la verifica di cui al comma 1 ha luogo prima dell’inizio delle procedure di affidamento. Nei contratti aventi ad oggetto l’esecuzione e la progettazione esecutiva, ovvero l’esecuzione e la progettazione definitiva ed esecutiva, la verifica del progetto preliminare e di quello definitivo redatti a cura della stazione appaltante hanno luogo prima dell’inizio delle procedure di affidamento, e la verifica dei progetti redatti dall’offerente hanno luogo prima dell’inizio dell’esecuzione dei lavori.

Con l’entrata in vigore del Decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207 per i progetti da porre a base di gara è scattato l’obbligo della verifica e validazione.

La verifica deve essere eseguita in ogni fase progettuale mentre la validazione è il momento conclusivo della verifica e deve essere eseguita prima dell’appalto dei lavori, tanto è vero che gli estremi della validazione devono essere riportati sul bando di gara (art. 55 del DPR 207/2010).

La verifica dei progetti, nel caso di lavori di importo inferiore a 20 milioni di euro, possono essere effettuate dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti nel caso in cui il progetto sia stato redatto da progettisti esterni e sempre dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti dotate di un sistema interno di controllo di qualità, ove il progetto sia stato redatto da progettisti interni.

Il progetto è stato redatto da progettisti interni e non risulta che il Comune di Benevento sia dotato di un sistema interno di controllo di qualità, per cui non risulta possibile che abbia potuto eseguire le verifiche e la validazione.

CONCLUSIONI

In sintesi, le decisioni del Sindaco Pepe hanno di fatto comportato:

  • anni di ritardo nella realizzazione dell’intervento, durante i quali i liquami provenineti dagli scarichi fognari della Città hanno continuato a inquinare il fiume Calore, con possibili riflessi per la salute e danni all’agricoltura;

  • danno all’immagine della città che si colloca sistematicamente agli ultimi posti delle classifiche nazionali sulla vivibilità proprio per l’assenza del depuratore;

  • inutili spese per consulenze, per rinnovazione della gara, nonché per il risarcimento dei danni cagionati alla ditta aggiudicataria già individuata dall’Amministrazione D’Alessandro;

  • l’aggravio dei costi per la realizzazione dell’opera;

  • la perdita del finanziamento statale originariamente disponibile;

  • la mancanza, a tutt’oggi, di atti con cui si individui un sito giuridicamente e materialmente idoneo alla realizzazione dell’intervento, cosicché, a dispetto della gara bandita, l’opera (ammesso pure che venga concesso, per intervento della Regione, un nuovo finanziamento) non potrà comunque essere realizzata, con la conseguenza di perpetuare ulteriormente i danni per l’ambiente e di sprecare ulteriormente risorse pubbliche.

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