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Fapi: quale futuro per le Camere di Commercio

05/02/2016
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L’analisi dell’associazione delle piccole imprese

fapi

La FAPI, associazione di categoria fortemente presente sul territorio, ha informato i suoi associati che il riordino delle Camere di Commercio (dalle attuali 105 a 60) è uscito dal pacchetto Madia ed è stato rinviato a dopo la riforma della Pubblica Amministrazione.
E’ un segnale positivo da parte del Governo che lascia sperare in una “diversa” discussione sul decreto di riforma che tanto allarme sta creando non solo all’interno degli enti coinvolti ma anche nel mondo delle piccole e medie imprese.
Le preoccupazioni rispetto a quanto è trapelato in merito alla bozza del decreto attuativo hanno riproposto l’importanza di capire cosa si vuole realmente fare e quale identità futura dare alle Camere di Commercio al di là di quelli che saranno comunque gli accorpamenti.

E’ assolutamente necessario scongiurare – sottolinea Carmine Giangregorio, presidente di FAPI Benevento- che il riordino diventi solo uno smantellamento senza ordine né coerenza con gravi ripercussioni solo per l’economia ed in particolare per le piccole e medie imprese che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo del nostro Paese.
Sono dell’opinione che le Camere di Commercio, nate su iniziativa degli imprenditori, devono ritornare ad essere uno strumento governato direttamente da loro stesse: per questo –riferisce il presidente di FAPI- abbiamo da tempo chiesto a più Ministri dello Sviluppo Economico di modificare i principi di rappresentatività all’interno delle Camere di Commercio mediante votazione diretta da parte degli imprenditori, veri attori del territorio di riferimento.
Le maggioranza delle Camere di Commercio di oggi, purtroppo, rappresentano solo un ulteriore costo che appesantisce ed indebolisce il territorio, un pezzo di quell’ampio e stratificato sistema di livelli istituzionali utile solo a chi ne fa parte, che drena risorse, ingessa il territorio e lo rende inefficiente.
La riorganizzazione del sistema delle Camere di Commercio rimane dunque urgente e non si può rimanere aggrappati al passato; bisogna abbandonare vecchie logiche di autoreferenzialità prediligendo ed anticipando azioni e convergenze programmatiche senza escludere anche quelle interprovinciali.
Solo con il dialogo tra le forze economiche e sociali, cuori pulsanti dell’economia –riferisce Carmine Giangregorio- potremo superare le oggettive difficoltà che interessano i nostri territori per cui l’integrazione dei differenti punti di vista sugli interventi da attuare resta il nostro principale obiettivo che spero presto tutti riescano a comprendere evitando che le PMI si ritrovino senza nessun punto di riferimento.
“Stiamo seguendo la situazione con attenzione –dichiara Carmine Giangregorio– ed abbiamo invitato il Governo a mantenere in vita le Camere di Commercio, seppur di numero inferiore, rafforzandone le funzioni per dare risposte alle necessità delle piccole e medie imprese così da salvaguardare le economie territoriali e le imprese stesse.
Le Camere, infatti, quali principali referenti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione, svolgono funzioni di coordinamento supportando questioni di interesse comune come le iniziative, i servizi, le strutture e le infrastrutture per lo sviluppo delle economie, soprattutto territoriali.
Sospinti dalle numerose richieste dei nostri associati che lamentano da tempo il disinteresse della classe politica locale nei confronti delle imprese abbiamo realizzato insieme ad altre 6 associazioni una RETE DI SIGLE IMPRENDITORIALI che si sta espandendo a carattere interprovinciale: la nostra sfida è quella di mettere da parte gli individualismi per costruire una forza contrattuale capace di essere determinante nelle contrattazioni riferite ai territori della Campania.
“Non si esce da nessuna crisi economica senza nuovi imprenditori; ma, soprattutto, non se ne esce senza imprenditori nuovi: nuovi nel pensiero, nelle motivazioni e, soprattutto, negli ideali”.
Secondo Giangregorio è divenuta, dunque, indispensabile una coesione di quelle forze genuine che devono “fare sistema” creando le necessarie sinergie per la rinascita dei nostri magnifici territori.

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